Trizzjé

Trizzjé v.t. = Succhiellare, scoprire le carte da gioco.

Corretta anche la pronuncia trezzjé.

Non so se in italiano esiste un verbo che corrisponda al nostro trizzjé. In Abruzzo dicono trizzicà, in Basilicata spizzicà in Campania dicono quasi come da noi: trizzià. Insomma il dialetto possiede un verbo transitivo che l’italiano forse non ha (o almeno è ignorato da me).

Il verbo riguarda il gioco delle carte.

Io provo a descrivere l’azione di trezzjé (o trizzjé) per i non avvezzi.

Si devono scoprire una per volta le carte ricevute, con lentezza e abilità, sperando di trovarvi quella favorevole al proprio gioco.

Ovviamente la prima carta è già visibile e nasconde le altre, che una alla volta verranno scoperte in un lento strip-tease mediante scorrimento della prima sulla seconda, e poi di questa sulla terza, ecc.

Perché si usa talvolta trizzjé le proprie carte? Forse per accrescere la tensione, per scoraggiare l’avversario, per stimolare l’adrenalina?

Mò m’a vògghje trezzjé ‘sta carte = Adesso mi voglio proprio gustare la scopertura di questa carta.

Nella tranquilla Canasta domestica ogni giocatore tiene in mano le carte ben scoperte verso di sé, e non ricorre a questo vezzo da incalliti professionisti.

Il dott. Matteo Rinaldi mi ha rivelato il corrispondente verbo italiano: “succhiellare”, e di questo lo ringrazio pubblicamente.
Tuttavia ritengo che il nostro trizzjé sia più accattivante, sintetico e musicale di quello corrispondente in lingua italiana.

Capita spesso!

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