Trappüte s.m. = Trappeto, Frantoio oleario
L’etimo di trappüte è antico e viene tuttora usato nell’Italia centro-meridionale.
Dice la inesauribile Treccani:
«Trappéto (o trapéto) s. m. [lat. trapētum o trapētus, gr. *τραπητόν, der. di τραπέω «pigiare l’uva»], centro-merid. – Frantoio, torchio per le olive.»
Noi intendiamo per trappüte quello artigianale, di piccole dimensioni, che usa ancora la macina di pietra azionata da un asinello, e la spremitura a freddo, che ottiene un prodotto insuperabilmente genuino.
I frantoi industriali moderni sono praticamente automatici, da una parte entrano le olive e dall’altra esce l’olio. Tutte le operazioni (frangitura, spremitura, separazione, filtraggio) non richiedono alcun intervento manuale. Magari la resa è anche elevata 18-20%, ma le proprietà organolettiche si riducono sensibilmente.
Beh, ora mi è venuta voglia di pane, pomodoro e abbondante olio nostrano!:
Con linguaggio relativamente moderno, si usa frandöje = frantoio, ma solo per indicare quello che sminuzza la roccia per ottenere varie pezzature di pietrisco usato in edilizia.
(Foto del trappeto di Vico Garganico – dal web)
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