Tag: sostantivo maschile

Vòvete

 

Vòvete s.m. = gomito

«È il segmento dell’arto superiore che unisce il braccio all’avambraccio con l’articolazione omero-cubito radiale» (dal Treccani). Foto reperita in rete.

Il sostantivo deriva dal latino cubitum che  era una misura romana di lunghezza di circa 45 cm, probabilmente dalla punta del dito medio al gomito.

In anatomia viene usato cùbito per indicare l’ulna, una delle due ossa dell’avambraccio parallelo all’altro osso detto radio, cui si collegano le ossa del polso.

Al singolare la “o” (‘u vòvete) ha un suono largo. Al plurale (‘i vóvete)  ha un suono più acuto, quasi una “u”. .

Il termine vóvete, dal suono gradevole (ammessa anche la versione vódeve) purtroppo è andato quasi del tutto in disuso.
Oggi si dice gòmete, sia per indicare la parte anatomica dello scheletro umano, sia per il pezzo filettato a forma di pipa che raccorda ad angolo retto due tubi lunghi, e sia qualunque manufatto che abbia nella sua conformazione una brusca svolta angolare, come ad esempio un incrocio stradale “a gomito” o un supporto di candelabro, ecc.

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Pèsce-stèlle

Pèsce-stèlle s.m. = Leccia stellata

Pesce di mare (Trachinotus ovatus) diffuso in tutti il Mediterraneo e nell’Oceano Atlantico, dalla Manica all’Africa equatoriale. Vive a ridosso della costa.

Per il suo corpo affusolato senza squame, viene scambiato con la simile ricciola, da cui si distingue per la coda molto falcata.
In piena maturità può raggiungere la lunghezza su 50 cm.
In gastronomia è apprezzata per le sue carni, specie se preparate in umido.

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Pisciarjille

Pisciarjille s.m. = fiotto

Questo termine designa una fuoruscita di liquido dalla sua sede naturale.

Ovviamente deriva dal verbo pescé = pisciare, urinare per la forma che assume il gettito urinario durante la minzione.

Dalla tubbazziöne jèsse l’acque a pisciarjille = dalla tubazione (rotta) fuoriesce l’acqua a fiotto.

Ovviamente pisciarjille può riferirsi anche alla perdita di liquidi con intensità meno prorompente dell’acqua dei tubi.

Jèsse ‘u sanghe da ‘u nése a pisciarjille = Esce il sangue dl naso a fiotto. Epistassi traumatica o da fragilità capillare.

Quando la perdita non è evidente, cioè non è ben visibile, si dice che il recipiente sgorre =perde, non è a tenuta

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Rascialètte

Rascialètte (o anche rascéle s.m. = capocollo

Si tratta di un taglio di carne suina o ovina staccato dalla nuca alla spalla, per ricavarne bistecche.
Quella di maiale può essere rifinita e venduta senz’osso. ed è ottima alla brace o anche in padella.
Quella di agnellone o di capra è eccellente in umido.

‘U rascialètte è un taglio molto apprezzato sia dalle nostre massaie, perché di facile preparazione, e sia dai familiari, perché si rivela una pietanza molto gustosa e tenera.

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Peperjille

Peperjille s.m. = granello

Questo sostantivo, quantunque descriva qualcosa di piccolo e granulare, si presta a diverse utilizzazioni.

1) Peperjille 1 – Pallina di lana che si autoproduce sulla maglieria, dovuta a sfaldamento della fibra di lana o di quella artificiale. Dimensioni minime da uno o due millimetri. Con linguaggio tecnico queste palline sono chiamati “pills” e il fenomeno della loro comparsa è detto “pilling”.

2) Peperjille 2 – Piccolissima escrescenza cutanea che si può manifestare su tutta l’epidermide, dalle palpebre alla fronte, al torso, agli inguini ecc. Di solito è di natura benigna.

3) Carne peperjille peperjille – locuzione tipica che descrive la pelle accapponata, la cosiddetta pelle d’oca, che si manifesta per il freddo oppure a causa di una forte emozione.

Da non confondere con pepernjille. Questo, al maschile, è un nappa a filo che troneggia sulla sommità del copricapo prevalentemente maschile o militare detto “basco”.

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Scacchjatille

Scacchjiatille s.m. = sbarbatello

Giovane ancora immaturo e privo di esperienze di vita.

Il termine è spesso usato in tono spregiativo o scherzoso.

In italiano deriva da barba (sbarbatello, imberbe) del designare il ragazzotto in età puberale quando cominciano a spuntargli i primi peli della barba. In quell’età ingrata non si è né più fanciulli, né adulti sviluppati.
Eppure molti ragazzotti si sentono gradassi, capaci di spaccare il mondo e rifarlo…. ma sono sempre scacchjiatille imprudenti e brufolosi, scacchjéte, cioè disgiunti, divisi fra realtà e fantasia.

Avete notato che ho parlato solo al maschile? Le pulzelle non hanno queste velleità perché fin dall’adolescenza sono molto più mature di noialtri maschietti pasticcioni e lambascioni.

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Ammucciacöne

Ammucciacöne s.m. = Nascondino, rimpiattino, nasconderella

Ringrazio il lettore “Il Proletario” che mi ha mandato pari pari questa definizione del gioco fanciullesco che divertiva tanto i maschietti quanto le femminucce in età scolare.

«È un gioco di bambini che consiste nel nascondersi rispetto a uno di loro, scelto a caso, che si copre il viso e gli occhi, di faccia al muro, contando fino a cinquanta, per voltarsi al cinquantuno gridando Trombone, ed infatti il gioco viene anche chiamato “Cinquantuno trombone”.

Il gioco si risolve quando colui che ha contato riesce a trovare o vedere il nascondino degli altri giocatori; il primo scoperto diventa il prossimo contatore.»

Aggiungo che esiste una variante al gioco per i più grandicelli.
Meglio se il gioco si svolge all’aperto, ove c’è maggior spazio di manovra.
Possono essere scovati anche più bambini, che man mano devono restare fermi alla “tana” mentre continua la caccia agli imboscati. Se il “cacciatore” si allontana troppo dalla tana, può sbucare un bimbo non visto che batte con la mano la parete gridando “liberi tutti!” e il gioco ricomincia. Se arriva il “cacciatore” a battere la parete prima del “liberatore” si rilasciano tutti ma quello che ha fatto il tentativo di liberazione andrà “sotto” a contare il fatidico 51 per ricominciare tutto daccapo.

Va bene anche scritto Mucciacöne.
Ovviamente deriva dal verbo (clicca→) ammuccé = nascondere


Jean Verhas (1834-1896) – À cache-cache
Foto di dominio pubblico.

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Vestemènte

Vestemènte s.m. = Vestimento

In dialetto viene usato questo termine non per indicare un indumento, un vestito, un abito maschile o femminile, bensì l’abbigliamento di Carnevale.
Sissignori, di Carnevale! Per assonanza, quasi quasi tradurrei vestemènte con “travestimento”, assolutamente lecito in quei giorni di baldoria.

Vestemènte da Pièrò = Abito da Pierrot.

Tenöve ‘nu vestemènte da Zorro = Indossava un abito da Zorro.

Necöle ce ho ‘ffettéte ‘nu vestemènte da Arleccüne = Nicola ha noleggiato un abito da Arlecchino.

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Campanjille

Campanjille s.m. = Campanello

Va bene anche scritto cambanjille, assecondando la pronuncia meridionale con addolcimento della “t” in “d” (sò cundènde).

La traduzione è semplice perché indica il campanello, sia quello metallico, di varie misure, munito di manico e battaglio ad uso liturgico, sia quello elettrico a pulsante, usato per bussare.

È nota la locuzione sapì a campanjille = a campanello, cioè sapere a memoria; imparare e ripetere a menadito una lezione o un brano di poesia o di musica.
Alle elementari ci veniva chiesto di imparare a memoria le “tabelline” (la tavola pitagorica).
L’insegnante faceva domande improvvise, tipo “9 x 7?” e pretendeva risposta immediata!
Un ottimo esercizio mentale.

Da non confondere con il campanile, che da noi si dice campanére o cambanére che designa anche la persona addetta a suonare le campane.

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Paprecchjöne

Paprecchjöne agg., s.m. = Sciocco, fessacchiotto

Generalmente è riferito a persona insulsa, facilmente raggirabile, un po’ ingenua, tarda nell’agire.

‘Stu paprecchjöne pe ‘nzacché ‘nu chjuve ce mètte mezza jurnéte! = Questo sciocco per piantare un chiodo impiega mezza giornata.

Probabilmente derivato da papero.
Per il femminile l’italiano similmente usa “oca” per dire sciocca.

Credo che per definire in dialetto le stesse “qualità” al femminile basti un semnplice “pàpre” = papera, oca.

Angöre mò ce arretüre ‘sta pàpre = Solo adesso rientra, questa sciocca.

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