Figghjàstre s.inv. = Figliastro
Figlio/a che uno dei coniugi ha avuto da un matrimonio precedente, rispetto al nuovo coniuge.
Figghjàstre s.inv. = Figliastro
Figlio/a che uno dei coniugi ha avuto da un matrimonio precedente, rispetto al nuovo coniuge.
Facce-canìgghje s.inv. e agg. = Lentigginoso
Persona che ha la pelle cosparsa di lentiggini.
Le efelidi o lentiggini sono delle piccole macchie di colore giallo-bruno che si manifestano generalmente sulla pelle di persone di carnagione chiara e con capelli biondi o rossi.
Per similitudine vengono chiamate canìgghje perché le lentiggini sono simili nella forma e nel volume, proprio alla alla crusca.
Töne ‘a facce-canìgghje = Ha la faccia (e il corpo) lentigginoso.
Desgrazzjéte agg. e s.inv. = Disgraziato
In italiano l’agg. significa che qlcu è stato colpito da sciagura, da sventura, da disgrazia.
In dialetto significa che la sciagura costui l’ha avuta nel cervello, perché si comporta da delinquente, farabutto, furfante, mascalzone, canaglia (basta per oggi?).
Talvolta viene spontaneo esclamare scherzosamente desgrazzjéte! quando qlc amico dice una battuta fulminante o fa uno scherzo un po’ pesante, ma ancora accettabile.
Se poi va fuori limite, parte ugualmente il desgrazzjéte!, ma contemporaneamente a una gragnuola di cazzottoni e ad un corollario di improperi: ghjachitemmùrte, ‘stu chjüne de quà, ‘stu chjüne de là, ecc…
Per i non Manfredoniani preciso che le “z” del termine hanno un suono dolce, non aspro.
Cummèsse s.inv.. = Commesso/a
Oltre al banale significato di dipendente di un’azienda commerciale addetto alla vendita, in dialetto intendiamo designare una persona ben più importante dal punto di vista professionale.
Si tratta dell’Informatore Scientifico, laureato in biologia o farmacia. L’Informatore Scientifico è un professionista che informa i Medici sui Farmaci. Illustra loro ogni aspetto di essi: Azione, Vantaggi e Controindicazioni. Li aggiorna sull’uscita di nuovi farmaci e porge notizie relative all’uso di quelli già in commercio qualora l’esperienza avesse portato nuovi studi su di essi (Wikipedia)
Quando facciamo la fila negli ambulatori medici, ogni tanto arriva questo signore e saltando la fila, entra nello studio del medico e causa brontolii. Errore! Lavora per la nostra salute.
Culöre s.m. e s.f. = Colera, “colatore”
1) ‘ u culöre s.m = il colera, grave malattia epidemica d’origine intestinale che si manifesta con diarrea, vomito, collasso;
2) ‘a culöre s.f. = pannolino di tela fine, che si poneva a diretto contatto con la pelle dei neonati. Era un po’ filtrante.
Deriva da colare = Filtrare un liquido per separarlo da parti solide.
Cuggjüne s.inv. = Cugino, cugina.
Cugino/a = Figlio/a di un fratello o di una sorella del proprio padre o della propria madre.
In dialetto, al maschile fa ‘U cuggjüne s.m. = Il cugino; al femminile fa ‘A cuggjüne s.f. = La cugina.
Cambia solo l’articolo, ma il termine è invariabile per il maschile e per il femminile.
Se si parla del proprio cugino o della propria cugina, si dice cuggìneme = mio/a cugino/a.
Se si tratta del o della cugino/a di chi ascolta si dice cuggìnete.
Una curiosità: il simpatico dialetto di Monte Sant’angelo ha conservato il termine latino consobrinus e tuttoggi cugino è detto cunzuprìne.
Crjiatüre s.inv. = Neonato, poppante
Si usa indifferentemente al maschile, al femminile, al singolare, al plurale.
Il termine, con connotazione molto affettiva, designa il bambino, il figlio, specie di tenerissima età.
Ahó, cìtte cìtte, ca facjüte arrespegghjé ‘u crjiatüre! = Ehi, zittitevi perché (altrimenti) farete svegliare il pupo.
Del verbo svegliare, come di molti altri verbi si possono usare due forme: arrespegghjé, e respegghjé.
Crestjéne s.i. = Persona, gente
In italiano sembrerebbe voglia significare ‘cristiano’, aggettivo per qualificare un seguace degli insegnamenti di Cristo.
Invece in dialetto il termine è un sostantivo, invariabile per numero e per genere, che designa fisicamente una persona o la gente in genere.
So jüte alla Pòste, ma stèvene ‘nu mónne de crestjéne: allöre véche cré matüne sóbbete= Sono andato alla Posta, ma c’erano molte persone (in attesa): allora (mi son detto:) vado domani mattina presto.
Ch’anna düce ‘i crestjéne? = Cosa dirà la gente?
Questa frase era molto ricorrente in passato. Si teneva molto in considerazione il giudizio della gente. Anzi lo si temeva. In effetti la privacy non era stata ancora inventata…Anche perché la popolazione del nostro paese non era numerosa e ci si conosceva tutti, almeno in ogni rione.
Nen te mettènne ‘nanz’a pòrte p’a canuttjire! Ch’anna düce ‘i crestjéne? = Non metterti davanti all’uscio di casa in canottiera! Cosa diranno le persone che ti vedono (così trasandato)?
Al giorno d’oggi si risponderebbe: Che me ne fröche a me? = Non m’importa!
Nen ce jènne a juché sèmbe au begliàrde. Hann’a düce ‘i crestjéne: “ma cóste nen töne che arte fé!” = Non andare a giocare sempre al bigliardo. Dirà la gente: ma costui non ha altro da fare?
Nüje süme crestjéne, no aneméle = Noi siamo persone, non bestie
Preceduto dall’articolo, crestjéne indica una persona chiamata a svolgere una determinata mansione.
Tènghe ‘a chése arrebbelléte: àgghja chiamé ‘a crestjéne pe ‘nu pöche de pulezzüje = Ho la casa in disordine: chiamerò una persona addetta per (farmi fare) un po’ di pulizia.
Se ‘nge pute jì, mìtte ‘u crestjéne e fatte sprué ‘a vìgne = Se non puoi andarci tu, assumi la persona (adatta) a fatti potare la vigna
Chéne s.inv. = Cane
(etimol. dal latino Canem, greco Kuon)
Animale domestico (fam. canidi) molto comune, diffuso in tutto il mondo, usato per la caccia, la difesa, nella pastorizia, come animale da compagnia o per altre attività.
Chéne arraggéte = Cane arrabbiato. Indica il cane colpito da una terribile malattia chiamata idrofobia. O anche fig. una persona avida, cattiva, egoista, litigiosa.
Chéne vattescéte = Cane bastonato. Evidenzia figuratamente, l’aspetto di qlcu mogio, afflitto, scoraggiato, rassegnato.
Assemègghje a ‘nu chéne vattescéte = Somiglia a un cane bastonato. Il termine vattescéte è ormai desueto.
In dialetto, che sia maschile, o femminile, o singolare, o plurale, si dice sempre chéne. Ovviamente è l’articolo che determina il genere e il numero dei cani (‘u chéne, ‘a chéne, ‘i chéne)
Cavezettére s.inv. = Calzettaio/a
Chi produce o vende calze, chi lavora in una fabbrica di calze, chi ripara, rammenda calze.
Il soprannome deriva dal mestiere di una signora che confezionava in casa le calze (‘i cavezètte) e i guanti di filo con la macchina da maglieria.