Fé ‘nu bàlle pe chése loc.id. = Fare un ballo per ciascuna casa
È così definita una bellissima tradizione carnevalesca di Manfredonia.
In questo periodo molte case, specie a piano terra, sbaraccato il letto grande, diventavano luogo di ritrovo di comitive di giovani e ragazze per le tre canoniche serate danzanti di Carnevale (domenica-lunedì-martedì grasso).
Fino alla mezzanotte gruppetti itineranti lasciavano il proprio sito con poche persone e con il giradischi in funzione, e giravano le varie “socie” (= locale per i soli soci), il cui ingresso temporaneo era consentito agli estranei solo se si rispettavano rigidissime regole:
1 – gli ospiti, mascherati, potevano ballare tra di loro un giro di danza;
2 – gli ospiti, sempre con la maschera, potevano ballare il secondo giro di danza con i giovani della “socia” che erano sempre a volto scoperto;
3 – gli ospiti dovevano togliersi la maschera e farsi riconoscere prima di salutare e ringraziare gli ospitanti, chiedere di fare un’altro giro di danza, e continuare a girare per altre “socie” fino alla mezzanotte. Dopodiché ognuno tornava nella sua tana a ballare fino all’alba.
Spesso però capitava che qlcu non volesse farsi riconoscere (perché magari si era presentato per rubare un contatto con la ex fidanzata). La colluttazione con il capo-sala era inevitabile!
Fare “un ballo per casa” fisicamente era un po’ una grossa fatica, ma il divertimento era assicurato.
Metaforicamente “fé nu bàlle pe chése” definisce il comportamento di certi chécafurnjille, farfalloni (un po’ quì, un po’ là) che cambiano facilmente ragazza e non vogliono cercare una sistemazione definitiva.