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Lazzaréte

Lazzaréte agg. = maloconcio, malridoitto

Qualcuno pronuncia anche lazzariéte. 

Si descrive una persona con numerosi segni di percosse, con di abiti sbrindellati,

Ma che jì succjisse?Sté tutte lazzaréte = Ma cosa ti è accaduto? Sei proprio malmesso!

L’aggettivo deriva sicuramente dal racconto di Gesù quando parlava del ricco Epulone e del mendico Lazzaro, immaginato pieno di stracci e di ferite leccate dai cani.

A volte si usava la locuzione: Sté accüme a Sante Làzzere per descrivere lo stato miserevole di qualcuno male in arnese.

Ringrazio Amilcare per il suggerimento.

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Zianjille

Zianjille agg. n.p. = Gracile, personaggio del presepio.

Questo aggettivo deriva dal nome proprio regionale Aniello, diffusissimo tuttora in Campania. Ricordiamoci che la nostra Puglia faceva parte del Regno di Napoli (o delle due Sicilie), e che Funzionari Amministrativi e Membri Militari napoletani erano presenti anche da noi.
Quindi Zianjille significa  semplicemente Zio Aniello.

Probabilmente questa persona era minuta, magrolina, gracile,  tanto che i nostri nonni l’hanno tramandata fino a identificarla con uno dei pupi del Presepio.  Il famoso Zianjille ìnd’u presèpje.

Forse le nuove generazioni non ne hanno mai sentito parlare, ma il pupo Zianjille  era il primo ad affacciarsi alla grotta del Bambinello, prima ancora dei pastori e delle pecorelle.

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Gràvede

Gràvede agg. = Pregna, gravida. Donna che è in stato di gravidanza.

In italiano corrisponde a gravida, aggettivo riferito a femmina dei mammiferi, che è in gravidanza.

Anche la femmina umana è, scientificamente parlando, un mammifero. Le nostre nonne usavano gràvede. pröne, prègne, non altra definizione. Retaggio della civiltà pastorale e contadina.

Insomma la donna in attesa era definita con lo stesso termine usate per le coniglie, le gatte, le scrofe, le giumente, le pecore, e tutti gli altri animali femmine.  Troppo riduttivo, anzi per me, è un po’ spregiativo. Le generazioni successive dicevano che la gestante si doveva accatté ‘u uagnöne = comprare il bambino.

Quelle attuali.usano ngìndeaspette ‘nu uagnöne.

Sepònde sté gràveda gròsse = La signora Siponta è incinta ed è all’ultimo stadio di gravidanza, è ormai prossima al parto.

Noi monellacci di strada, sulle note della marcia di “Garibaldi fu ferito….”, l’inno dei garibaldini, cantavamo una canzonaccia oscena in dialetto che mi astengo di trascrivere per intero. L’amore per il lessico dovrebbe farmi superare ogni titubanza, ma io sono un timidone….

Ecco il riassunto della storiella: una figliola confida alla madre il suo stato di gravidanza. E la madre chiede lumi.
Alla poveretta fanno pronunciare le parole con una accento un po’ diverso, come per mascherare la sua origine manfredoniana.

Scrivo solo la prima parte:

– Màmma mamme me sènde gràvede..
– Figghja fìgghje chi t’à mundate?
– M’à mundate ‘u Guardiane, sòtt’u pònde de Regnàne… 
ecc. ecc.

Mamma, mamma. mi sento incinta.
Figlia, figlia, chi ti ha fecondata?
Mi ha ingravidato il Guardiano sotto il Ponte di Rignano…

Anche qui si usano i verbi montare, ingravidare. Lo stesso linguaggio usato per le bestie.

Potrei anche trascrivere il seguito, ma non vorrei che i benpensati diano l’ostracismo a questo mio faticoso lavoro a causa di una sciocchezza….

Se qualche “mascalzone” della mia età conosce il resto della canzonaccia, lo faccia lui nella replica a questo articolo!

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Acchiaranzéte

Acchiaranzéte agg. = Ubriaco

Questo termine tipico dell’ambiente marinaresco, indica lo stato di grave alterazione delle facoltà mentali dovuto ad abuso di alcolici.

Insomma quando qlcu sté acchiaranzéte, è proprio ubriaco fradicio.

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Accenechéte 

Accenechéte agg. = Concentrato, assorto

Quando qlcu è così assorto nei suoi pensieri, o intento ad eseguire un difficile lavoro manuale, dicesi che sté accenechéte = è assorbito, preso, immerso, raccolto. Si può usare anche l’agg. ‘ngenechéte.

Credo che questa condizioni, detta ‘ngecalènze. indichi uno stato di cecità mentale che non consente di vedere altro che l’opera cui si è intenti.

Grazie al lettore che si firma Muzio Scevola per il gradito suggerimento.

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Accedendéte 

Accedendéte agg. = Infortunato

Il termine è un andato nel dimenticatoio perché si è imposto da anni il barbarismo andecappéte = handicappato.

Persona che si trova in una condizione di handicap, di svantaggio, perché colpita da menomazione fisica temporanea o permanente, o psichica.

Handicap, se non sbaglio, nel mondo dell’ippica significa ostacolo. Beh, immaginate qlcu nella sedia a rotelle quanti ne trova sulla sua via.

Può riferirsi a persona piena di malanni (poliomielite, artrite, artrosi, sciatica, fratture, osteoporosi, ecc.). Insomma è pieno di accidenti, come una partitura musicale piena di diesis o bemolli, che non agevolano la lettura della musica ai poveri dilettanti come me.

Forse porebbe somigliare a “incidentato”, coivolto in un incidente stradale, Dio ne scampi. Quindi malridotto, inchiodato a letto o in una carrozzella.

Sinonimo: acciuppenéte

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Accadènte

Accadènte agg. = Appropriato

Che cade a proposito, adatto, opportuno, azzeccato, attinente.

Può essere accadènte una dichiarazione o una risposta in tema, un vestito ben cordinato con scarpe, borsetta, pettinatura, ecc.

Per il contrario esiste il simptiiicissimo scucchiande.

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Abbunéte

Abbunéte agg. = Ingenuo, bonaccione

Detto di chi è eccessivamente ingenuo, sì da sembrare di poco senno.

Che non ha malizia, che agisce con ingenuità, semplicità, dabbenaggine, alla buona.

Ovviamente da non confondere da chi è abbonato a un giornale o alle corse degli autobus.

Per evitare confusione suggerisco la locuzione: tenì l’abbunamènde au..giurnéle, au tröne, alla cerculére = Aver l’abbonamente al..giornale, al treno, alla circolare.

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Acciuppenéte

Acciuppenéte agg. = Paralizzato, immobile

Accettabile anche la versione acceppenéte

L’aggettivo si riferisce a persone che non possono muoversi autonomamente, e vivono purtroppo sempre a letto o sulla sedia a rotelle.

Sògreme sté acceppenéte ‘nda ‘nu ljitte e ce so’ japjirte i chjéje! = Mia suocera è immobile in un letto e le si sono aperte le piaghe da decubito.

Deriva dal verbo acciuppenàrece= diventare come un ceppo, duro e immobile.

Talvolta usato dalle nostre mamme come iperbole per indurci a frenare la nostra esuberanza.
Stàtte ‘nu pöche acciuppenéte söpe a ‘sta sègge! = Stai un poco fermo e seduto su questa sedia!

Il prof Ciliberti, cui va il mio ringraziamento, mi fornisce l’etimologia: proviene dal latino “ad cippum“, cioè “stare al ceppo” legato e immobile ad un palo, ad una colonna. Molti condannati venivano legati a una colonna ed esposti al pubblico ludibrio.

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Ammurechéte

Ammurechéte  agg. = rauco, roco

Colpito da raucedine, alterazione della normale voce, ove appare aspra e stridula o bassa e cavernosa, tremolante, oppure con un tono più alto o basso (da Wikipedia).

Alcune volte è causata da raffreddori stagionali. Con le bevande calde e con la permanenza in ambiente caldo si risolve in poco tempo.

Altre volte è la  conseguenza di grida incontrollate lanciate al campo sportivo per incitare i propri favoriti o …. per inveire contro le sviste dell’arbitro, notoriamente cornuto!!!

il Prof. Raffaele Stranieri, calabrese, asserisce che il termine deriva dal greco bragcos, bran’cos oppure brekhòs.  Difatti nel suo dialetto si dice abbraghatu.

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