Tag: aggettivo

Mangenöse

Mangenöse agg. = Mancino

Persona che usa prevalentemente la mano sinistra.

Fino a pochi decenni fa i bambini che mostravano tendenza al mancinismo, venivano obbligati, in casa e a scuola, ad adoperare la mano destra per usare le posate o la penna. Addirittura si arrivava a legare il braccio sinistro al corpo per obbligare ad usare la mano “giusta”.
Ovviamente, fuori dai severi controlli essi usavano la sinistra ed alla fine diventavano ambidestri!
Si credeva infondatamente, che essere mancini significava essere inferiori.

Fortunatamente ora non è più così!

Leggo sul web:

«L’etimologia stessa della parola “mancino” mostra come ci sia sempre stato un pregiudizio verso il mancinismo: in latino, mancus significa “mutilato”, “storpio”.
Il termine “sinistro”, inoltre, è collegato nella nostra lingua a concetti non certamente positivi: sinonimo di “incidente”, ”sciagura”, è spesso usato come aggettivo per definire qualcosa come avverso, sfavorevole, minaccioso o pauroso.
Invece, riferendoci a personaggi del passato o attuali, sembra che i mancini siano dotati di inventiva, fantasia e creatività.»

Ecco un elenco di mancini illustri: si va da Leonardo e Michelangelo, a Maradona e Messi; da Obama e Ronald Reagan, a Fidel Castro e Valentino Rossi; da Charlie Chaplin e Lady Gaga, a Tom Cruise e Robert De Niro. Senza dimenticare Einstein, Jimi Hendrix, Napoleone, Carlo Magno, la Regina Elisabetta, Platini, McEnroe, Paul McCartney, Bill Gates, ecc. ecc.


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Nghjavechéte

Nghjavechéte agg. = inzaccherato, sporcato.

Dicesi specialmente di persone, oggetti, o indumenti imbrattati.

Possono risultare ‘nghjavechéte dopo l’uso, tute, camici o grembiuli usati nella normale attività lavorativa manuale, come quella di fabbri, tintori, muratori, meccanici, macellai, fuochisti, calafati, spazzacamini, imbianchini, calderai, e chi ne ha più ne metta.

L’aggettivo deriva dal verbo ‘nghjaveché = sporcare, insozzare, imbrattare a sua volta scaturito dal sostantivo (clicca->) chjàveche = fogna, cloaca.


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Recurdèvele

Recurdèvele agg. = Ricordevole, memorabile, indimenticabile

L’aggettivo (è corretta anche la variante arrecurdèvele) da noi ha una valenza negativa, pressocché costante.

Gli avi ce lo hanno tramandato perché si ricordassero le giornate nefaste, disgraziate, tristi, segnate indelebilmente nella memoria collettiva da terremoti, pestilenze, disgrazie, ecc. accadute in tempi remoti.

Quasi sempre l’aggettivo si riferisce a giornate fisse, marcate nel calendario nelle quali bisogna essere prudenti in ogni azione, o meglio evitarle del tutto. Queste sono dette jurnéte arrecurdèvele.

Si usa anche la locuzione (clicca→ qui ) pónte de stèlle = punti di stelle, ossia giorni infausti segnati dalle stelle.

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Ceranzotte

Ceranzotte agg. e s.m. = ingannevole, ambiguo.

È un termine ormai desueto. Ma  ma proprio per questo piace riportarlo affinché non vada disperso.

Il dott. Pasquale Stipo afferma: «Si tratta o si riferisce a persona che guarda il prossimo con diffidenza, in modo sospettoso. Molto probabilmente, perché è lui per primo ad essere una persona non molto leale, insomma giudica tutti con lo stesso metro».

Insomma è uno che quando parla o quando ascolta non guarda in faccia l’interlocutore ma preferisce guardare in giù, i suoi piedi o il pavimento.

Ecco allora che appare plausibile questa mia deduzione sull’origine del termine ceranzotte:
cera-ceratüre (aspetto, atteggiamento del viso)
-‘nzotte (rivolto in giù, di sotto, verso il basso)

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Bengalöne

L’aggettivo designa una persona di corporatura magrissima e molto alta. Scherzosamente si diceva una volta, “alto e fesso”…

L’amico Sebastiano Granatiero mi suggerisce testualmente che il termine, bengalöne o bangalöne «deriverebbe da “bangalore” che è un congegno esplosivo di forma cilindrica montata all’estremità di un tubo allungabile, utile per provocare un’esplosione a distanza, specie in caso di attacco sotto il tiro del nemico».

Il singolo tubo in questione è dotato di filettatura maschio-femmina. Si univano più elementi fino a formare una canna di alcuni metri, che dà l’aspetto di alto e magro attribuito figuratamente alle persone allampanate.

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Sàveze

Sàveze s.f. e agg. = Salsa; salmastro

1 – Sàveze – s.f. Nel significato comune è la polpa di pomodoro privata dei semi e della buccia e opportunamente trattata, ossia la classica passata di pomodoro industriale.
Generalmente quella fatta in casa – priva di conservanti e di altre sostanze – serve come riserva invernale, previa bollitura a “bagno-maria” in bottiglie o recipienti a chiusura ermetica.

2 – Sàveze – agg. Riferito specificamente al sapore salmastro delle acque sorgive che sgorgano lungo la scogliera. Cito una per tutte l’acqua sàveze della sorgente Acqua di Cristo.

Talvolta dai pozzi artesiani, perforati nei campi allo scopo di intercettare polle d’acqua sotterranee, emerge acqua sàveze = acqua salmastra, se non addirittura salata.

I ragazzi di oggi, avendo frequentati tutti la scuola dell’obbligo, tendono a italianizzare i termini dialettali, e perciò pronunciano salse anziché l’antica dizione sàveze.

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Arrascéte

Arrascéte agg. = Bramoso, voglioso

Il lettore Fabio Sahadewa Brigida – che ringrazio pubblicamente – mi dà una sintetica definizione di questo aggettivo:
«Il termine è molto usato tra i giovani ed esprime un qualcuno che mostra di desiderare tanto qualcosa (anche sessualmente).»

Un sinonimo, riferito solo persona assalita dal desiderio sessuale, è arrapéte.

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Sestüse

Sestüse agg. = Nervoso, inquieto, eccitabile

Riferito a persona che mostra impazienza, nervosismo, ansia.
Scientificamente andrebbe scritto “səstüsə“. Non lo farò più.

Sté sestüse ‘u uagnöne = è irrequieto il bambino

Deriva dal sostantivo  sóste  (nella forma più arcaica si diceva sumasóste)  

Il termine più antico “sèste” si è modificato in “sóstë” sempre con significato di ansia, inquietudine.

Al superlativo è “sumasóstë” =  iper agitazione, nervosismo, concitazione.

Ma i bufali inquieti, almeno quelli allevati nelle nostre campagne,   proprio non  li vedo, perché sono sono sempre tranquilli a pascolare o a ruminare!

Che provenga da “siesta“? L’immobilismo totale della controra.

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Lórde

Lórde agg. = Sporco, lurido, sozzo.

Aggettivo molto diffuso per indicare una frutta, un indumento, qualsiasi oggetto non pulito.

Al femminile si pronuncia con la “ò” larga.

Attenti alla pronuncia e alla grafia!  Guardate questi esempi:

‘U giaccöne lórde = il giaccone sporco

‘A giacchètta lòrde = la giacchetta sporca.

Sinonimi:di lórde
‘nzevéte, macchjéte, ammuffardüte, ‘ncaccavüte,  ‘nfanghéte, ‘ntruzzeléte.
‘mbrattéte. Quest’ultimo mi sembra più garganico, ma è talvolta usato anche dai Sipontini, perché ugualmente comprensibile. .

In italiano la gamma è più ampia:
macchiato, imbrattato, inzaccherato, infangato, unto, bisunto, impataccato, sudicio, insudiciato, sozzo, lercio, lurido, lordo.

 

 

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Smundéte

Smundéte agg. = scolorito, stinto

Che ha perduto il colore, o l’intensità, la vivacità del colore.
Sbiadito, riferito specificamente a tessuti o maglierie.

Succedeva con indumenti lavati con saponi aggressivi o anche per scarsa qualità dei coloranti, che dissolvevano una parte di colore nell’acqua di lavaggio, “contaminando” altra biancheria in ammollo nella stessa bagnarola.

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