Tag: aggettivo

Resepöne

Resepöne agg. = Avaro

Restio a spendere. sin. Tirchio, spilorcio, taccagno, parsimonioso.

Sinonimi:
Cacasìcche
Carucchjéne (o carucchjéle)
Chjìngre
(o chjìnghere)
Runghe
Ànema dannéte
Attacchéte alla rózzene
Scurtecöne
Nen mange pe nen caché
Vrazzolle
S
cugghje ca nen cacce lampe
Scurze
ecc.

La ricchezza linguistica fiorita su questo aggettivo, dimostra quanto abbia acceso la fantasia della gente la “mania” dell’avaro di accumulare denaro, di non spendere, di privarsi di tutto, ritenuta strana, incomprensibile.
Come anche quella del prodigo, dello scialacquöne.
È chiaro che in ogni cosa ci vuole misura.

L’amico Pasquale Stipo, che ringrazio di cuore, mi ha graziosamente fornito l’origine del termine resepöne:
«Deriva da Ruspone una moneta assai preziosa. Il “ruspo” era un fiorino o zecchino gigliato coniato nel 1719 a Firenze da Cosimo III, Granduca di Toscana, che riscosse molto successo. Era caratterizzato dai tipi del giglio fiorentino e di San Giovanni Battista, patrono di Firenze. Il pezzo d’oro da 3 zecchini si chiamava “ruspone”. Per via del valore, chi possedeva tale moneta, diventava “tirato di mano” quindi tirchio.»

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Rembambüte

Rembambüte agg. e s.m. = Rincitrullito, rimbambito

Che, o chi ha perso la capacità di ragionare, a causa dell’età avanzata.

È triste sentir dire questo termine contro una persona anziana…Purtroppo l’Alzheimer quando arriva prescinde da qls distinzione. Domani potrebbe colpire me o te, a caso.

La malattia colpisce la memoria e le funzioni cognitive, si ripercuote sulla capacità di parlare e di pensare. La persona affetta dal morbo manifesta stati di confusione, cambiamenti di umore e disorientamento spazio-temporale.

Rivolta ad un soggetto non anziano l’aggettivo è offensivo perché attribuisce a corta intelligenza un semplice atteggiamento di incertezza.

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Refalde

Refalde aggettivo e sostantivo maschile = falso, sleale
Persona inaffidabile, da cui è meglio guardarsi.

È capace di compiere qualsiasi misfatto pur di raggiungere il suo tornaconto.  Insomma un vero mascalzone, un furfante della peggiore specie.

Linguisticamente potrebbe derivare dall’italiano “ribaldo”, che significa proprio canaglia, delinquente, farabutto, ecc.

Il termine refalde è usato ormai solo dalle persone anziane, perché ormai è andato quasi in disuso. I giovani di oggi preferiscono un linguaggio più diretto per definire certi soggetti: strunzelöne, fìgghje de zòcchele, desgrazzjéte, tranganére, ecc.

Talora, se riferito al femminile, l’aggettivo refalde cambia il significato originario, pur rimanendo un forte dispregiativo.
Infatti indica una donna sporcacciona, trascurata, lurida, che non ha cura né della casa né di se stessa.
Le conseguenze della sua sozzura balzano evidenti agli occhi e soprattutto al naso degli astanti.
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Rebbellànde 

Rebbellànde agg. = Chiassoso, turbolento, estroverso.

L’aggettivo è riferito a persona vivace, turbolenta, allegra, che porta scompiglio. Si può anche dire rebeljiànde.

È usato anche come sostantivo per indicare la persona. Mo ce ne vöne ‘u rebbellànde = Ecco che arriva il “ciclone”

È il jolly della compagnia, un po’ matto, un po’ arruffone, decisamente simpatico, che trova sempre la maniera di ravvivare l’atmosfera da mortorio che sovente incombe su una festicciola o semplicemente sul gruppo di amici.

Deriva dal verbo rebbellé (o rebbelléje o anche arrebbellé o arrebbelléje), però con valenza positiva, simpatica.

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Rebbuscéte

Rebbuscéte agg. = Deobosciato

Si qualifica con questo termine una persona dissoluta, immorale, depravata, sciatta, trasandata, sregolata, malandata, malridotta dai vizi, … basta così?

Insomma una schifezza di uomo. Ricordate il grande Eduardo? ” voi siete…‘a schifézza, d’a schifézza, d’a schifézza, d’a schifézza ‘e ll’uòmmene!

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Rattüse

Rattüse s.m.. = Voyeur, guardone

Il lodato Vocabolario Sabatini-Coletti dice: ” Chi, per una forma di perversione sessuale, ha l’abitudine di spiare le nudità e gli atti erotici altrui.”

È un soggetto che vive di pornografia. In cima ai suoi pensieri c’è solo il sesso. Ma solo nella sua fantasia….

Sono rattüse p er esempio quei guardoni che d’estate vanno alla spiaggia a mangiarsi con gli occhi le ragazze. Non sono capaci di attaccare discorso come una persona normale. “Io con quella ragazza farei questo, farei quello…” ma alla fine non fanno nulla.

Altro esempio di persone rattüse sono quelli che vanno a spiare le coppiette nei luoghi appartati.

I soggetti rattüse si vantano (e qui bisogna fare molte riserve), di essere dotati sessualmente, e di avere un’attività erotica intensa.   Attenzione. Chi si vanta di queste cose jì tutte füme e njìnde arróste. Chjacchjere vacande!   Il volpigno invece sa tacere.

Insomma sono esseri schifosi, viscidi, vermi luridi e vigliacchi.

Per oggi basta…se no me mètte a sfelé ‘a cröne = altrimenti mi metto a sgranare la corona del rosario, ad elencare una sfilza di improperi.

Questo termine è diffuso in tutto il Sud. Non so se lo è in questa forma anche altre parti d’Italia, dove pure esistono tali soggetti.

La derivazione del termine è di dubbia origine. Rattüse potrebbe derivare dal verbo latino radere che significa sfiorare o dall’aggettivo latino rapidum ovvero veloce. (dal web)

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Raspulènde

Raspulènde agg = Ruvido, scabroso

Non uniforme al tatto, irregolare, rugoso, scabroso.

Che sté facènne pe ‘sti méne raspulènde? Mìttete ‘na zènne de cröme! = Che fai con queste mani ruvide? Mettiti un po’ di crema!

Agghje mangéte ‘nu cachìzze ca m’ho lasséte a lènghe tutta raspulènde
 = Ho mangiato un loto che mi ha lasciato la lingua tutta ruvida (perché il frutto non era non maturo)

Penso che derivi da raspa perché scabroso come l’arnese usato in falegnameria,

Per indicare il contrario è usato sciulènde o scevulènde = scivoloso, viscido

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Quìnde

Quìnde agg.= Quinto

1 – Che, in una successione ordinata, occupa il posto corrispondente al numero 5.

2 – Con valore frazionario, relativo a ciascuna delle parti di un intero diviso per cinque: la quinta parte.

3 – Peso per bilancia dal valore di 200 g.

4 – Misurino per liquidi dalla capacita di 200 ml.

In effetti un quinto di mille (grammi o ml) sono proprio duecento. Il “mezzo quinto” corrisponte a un decimo, quindi a 100 grammi o cc, o ml).

‘nu quìnde de latte = 200 g di latte.
‘nu quìnde de pàste = 200 g di pasta.
düje quìnde = 400 g (o ml)
trè quìnde = 600 g (o ml)
quàtte quìnde = 800 g (o ml)

Addirittura esiste la locuzione ‘nu quìnde e mjizze = un quinto e mezzo, per indicare una misura liquida o solida di 300 g.

Düje quìnde e mjizze = Due quinti e mezzo = 500 g (il mezzo chilo o mezzo litro)

Se si vuol essere ancora più precisi, si usa aggiungere con voce più moderna, cinquanda gràmme.

Per es. 750 g si traducono in tre quìnde e mjizze e cinquanta gràmme. Per questo alle scuole elementari eravamo bravi a far rapidamente di conto!

Quando il vino si vendeva sfuso nelle cantine, si chiedeva quatte quìnde e ‘na cazzöse = 800 g di vino e una gassosa da 200 ml. La miscela giusta per migliorare la boccata del vino, magari un po’ aspro di natura, e per riempire fino al collo una bottiglia da litro.

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Quèsta

Quèsta agg. = Questa

Aggettivo dimostrativo solo al femminile, è sempre seguito dal sostantivo che modifica, indica persona o cosa vicina nello spazio o nel tempo a chi parla.

Quèsta giòvene me piéce veramende! = Questa ragazza mi piace davvero.

Si contrae spesso in ‘sta‘sta pàcce = questa matta!

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Quèdda

Quèdda agg = Quella

Aggettivo dimostrativo solo femminile sempre seguito dal sostantivo che modifica, indica persona o cosa lontana nello spazio o nel tempo da chi parla e da chi ascolta.

Purtroppo Quèdda si è italianizzata quasi del tutto in Quella, come tutti i termini terminanti in -dde, perché ritenuti rozzi.

Diccìlle a quèdda berafàtte ca jüje la spüle tutta quande! = Diglielo pure a quella bellezza, che io la depilo totalmente con un assalto alla sua capigliatura! (esempio di minaccia di una donna gelosa verso la sua rivale)

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