Taffe-e-ttàffe – s.m. = Taffettà
Il termine taftah è di origine persiana, ed è diventato internazionale per l’influenza che la moda francese ha avuto nei secoli in tutto il mondo.
“Uno dei più bei tessuti in seta, con armatura a tela, caratterizzato da una densità di ordito superiore a quella di trama. Ha struttura serrata e quasi rigida, di aspetto lucido e luminoso, mano frusciante a ogni minimo movimento, leggerissimo e brillante. (Da Wikipedia)
I riflessi iride nel taffetà cangiante sono ottenuti usando in trama e in ordito filati di colori diversi.
Esiste anche il taffettà tessuto con fibre artificiali e sintetiche, molto meno pregiato.
Molto utilizzato sia nell’arredamento che nell’abbigliamento da epoche lontane, divenne il tessuto più in voga nel XVIII secolo, usato per confezionare raffinati e fruscianti abiti sia maschili che femminili, secondo il gusto Rococò del tempo.
Oggi è soprattutto usato nella moda femminile per confezionarne gonne, abiti eleganti e sciarpe, fruscianti e lucidi.; e per arredamento in tendaggi.”
Fine della parte seria.
A me piace evidenziare la storpiatura che il dialetto popolare è riuscita a combinare sul nome di questo tessuto. Le sartine lo pronunciavano bene, taffettà, ma le allieve lo hanno deformato forse volutamente in taffe-e-ttaffe, così come ci è sucessivamente pervenuto.
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