Renacce s.m. = Rinaccio
Si tratta di un lavoro donnesco consistente in un rammendo invisibile su un tessuto strappato o logorato.
Praticamente si ricostruiva mediante intrecci vari con ago e filo dello stesso colore la parte danneggiata di una camicia, un lenzuolo o di un tessuto qualsiasi.
Il rinaccio richiede molta abilità nell’esecuzione. Per ottenere un risultato apprezzabile occorre molta pazienza e lunga esperienza.
Mia madre, per lavori particolarmente impegnativi, si rivolgeva alla suore della Stella, le quali erano espertissime nell’eseguire – dietro un modesto compenso – i ricami su lenzuola, federe e tourne-lit, il rinaccio e anche il “punto a giorno”.
Il consumismo ha passato nel dimenticatoio questo antica attività domestica. Ora se un indumento mostra tracce di logorio semplicemente viene buttato nell’indifferenziato.
Mia nonna paterna, Bollino Maria Saveria, giovanissima vedova di guerra con quattro figli, con il marito morto in prigionia degli austriaci sul Monte Grappa a maggio 1918, lavorava come sarta presso l’Orfanotrofio di Via Seminario. Il suo principale lavoro era appunto “rinacciare” abiti e grembiulini degli orfani. La sua abilità era nota, prima tra i vicini di casa di Via Tribuna, sul “mugnale” di fronte al palazzo di Michele Bellucci, poi anche oltre, per riparare con “il sette” invisibile pantaloni e giacche, anche quelli eleganti, non roba da lavoro insomma, e anche lenzuola e coperte.