Pisciachéne o Pisciarille s.m. = Cocomero asinino, sputaveleno
Si tratta di una pianta infestante (Ecballium elaterium) che ha la singolarità: all’interno del frutto – a forma di vescica ovoidale contenente i semi e un liquido che li circonda – sviluppa una pressione idraulica molto elevata. Al minimo movimento (animali che li sfiorano, vento) questi frutti si staccano dal peduncolo e “sparano” lontano anche alcuni metri, liquido e semi.
In questo modo singolare la natura favorisce la riproduzione della pianta in uno spazio più esteso. Gli studiosi botanici hanno misurato fino a 12 metri la gittata balistica dello spruzzo!
Lo schizzo del liquido ha fantasiosamente dato il nome dialettale (piscia+cane) o regionale (sputa+veleno).
Dice Wikipedia che «In medicina si può usare il liquido essiccato come forte purgativo; in erboristeria ne è vietato l’uso data l’elevatissima tossicità».
Questa pianta è infestante e cresce in tutto il Bacino Mediterraneo, specie nei terreni costieri incolti, perché non sopporta temperature molto rigide.
La Treccani mi fornisce le divertenti denominazioni in lingua straniera:
fr. concombre sauvage, concombre d’âne, giclet;
sp. cohombrillo amargo, pepinillo del diablo;
ted. Springgurke, Eselsgurke;
ingl. squirting cucumber
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