Lazzarèlle s.f. = Azzeruolo
Trattasi di un frutto della pianta (Crataegus azarolus ) della famiglia delle Rosacee, originaria dall’Asia Minore, diffusa in tutti i Paesi che affacciano sul Mediterraneo.
Praticamente dello stesso genere del biancospino (Crataegus monogyna). Legno duro e dalle spine lunghissime.
Per secoli fu coltivata come pianta ornamentale come albero alto fino a 4/5 metri. Infatti ha fiori bianchi, fogliame verde e frutti rossi vivi (a maturazione) che le conferiscono un aspetto gradevole.
Allo stato spontaneo si presenta in cespugli o arbusti.
Da ragazzi ne facevamo incetta nelle zone pedemontane (Macchia o Sotto Pulsano) perché i suoi piccoli frutti sono molto dolci e contengono pochi semi.
Nomi locali:
Lazaret – Lombardia
Nzalori o Lanzaroli – Sicilia
Lazzerini – Emilia
Natola – Liguria
Lazzarolo – Lazio, Abruzzo e Campania.
Nota scientifica:
«L’azzeruolo è una delle fonti naturali più importanti di vitamina C. Le azzeruole hanno la caratteristica, se consumate fresche, di essere dissetanti, rinfrescanti, diuretiche e ipotensive; la polpa, nello specifico, ricca di vitamina A, ha proprietà antianemiche ed oftalminiche.»
“I Mbriachélle”. Altro frutto autunnale spontaneo, ma dimenticato, è il Corbezzolo (Arbutus unedo). Li portavano i montanari nei cesti e li vendevano nei pressi del campo sportivo. I frutti maturi erano rossi e poco consistenti e perciò li vendevano a “cuppetille”. Avevano un gusto singolare. Li chiamavano così perché si diceva che più di tanti non ne potevi mangiare perché oppiacei e andavi in estasi. Non era vero!