Galiöte agg. = Galeotto, degno di galera
Epiteto, ormai in disuso (come bböje = boia o ‘mbüse = appeso, impiccato) che si rivolgeva per iperbole ai ragazzi scavezzacollo, irrequieti, scatenati.
Ah, ‘stu galiöte nen sté ‘nu mumènte fèrme! = Ah, questo discolo, non si sta fermo un momento!
Nel napoletano usano l’aggettivo/sostantivo galioto o calioto con lo stesso significato.
A volte veniva usato in antifrasi, come quando, con una specie di ammirazione, si designava un furbo con appellativo di desgrazzjéte.
Etimologicamente deriva dal tardo latino “galiotus” per indicare il condannato a remare sulle galee, le famose navi da guerra romane dotate di rostro per assalire le imbarcazioni nemiche.
Molti lo pronunciavano jaliöte. È scomparsa anche questa forma, rimasta solo nella memoria di noi anziani!
Nota fonetica:
Una delle “regole” del nostro dialetto riguarda specificamente la consonante “g” dura (in fonologia detta ‘occlusiva velare sonora’), che spesso diventa “j”, o addirittura cade quando è seguita da due vocali:
- Gamba = jamme
- Gatto = jatte
- Gallina = jallüne
- Galantuomo = jalandöme
- Guanto = uande
- Guastare = uasté
- Guerra = uèrre
- Guarnizione = uarnezzjöne
- Guardiano = uardiéne
- Gallinaio = jaddenére
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