Crjiatüre s.inv. = Neonato, poppante
Si usa indifferentemente al maschile, al femminile, al singolare, al plurale.
Il termine, con connotazione molto affettiva, designa il bambino, il figlio, specie di tenerissima età.
Ahó, cìtte cìtte, ca facjüte arrespegghjé ‘u crjiatüre! = Ehi, zittitevi perché (altrimenti) farete svegliare il pupo.
Del verbo svegliare, come di molti altri verbi si possono usare due forme: arrespegghjé, e respegghjé.
Il lettore Enzo Renato ha commentato su FB:
……”l’infante”: il termine implica quasi un afflato di protezione, mentre l’etimo richiama la creazione, il concepimento.
Più arcaico e di richiamo napoletano, “ninne”.
Mo vöne u tröne, tutt’allumenéte…..Mo vöne ‘u nìnne müje da suledéte… …cantava una nenia manfredoniana…..
Traduzione per i non Manfredoniani. “Ora viene il treno, tutto illuminato…ora viene il figlio mia (in licenza o congedato) da soldato”
Ho replicato:
Aggiungo che questo è un distico endecasillabo bellissimo.
Presumo sia una ninna-nanna antica cantata alla criatüre dalla mamma, nazzecanne nazzecànne = ninnando.