Cjissó inter.= Gesù!
È lo sfogo spazientito di chi non ne può più.
Sarebbe a dire: Gesù, guarda che mi tocca sopportare!
Cjissó, c’jì fàtte mezzanòtte e ‘sti fetjinde stànne angöre a fé ammujüne! = Gesù, si è fatto mezzanotte e questi mascalzoni stanno ancora a fare baccano!
Se la pazienza stava per cedere il passo alla collera, il poveretto richiedeva anche l’aiuto di Maria:
Cjissó, Marüje, ma quìste hanne pèrse ‘a fàcce! = Gesù, Maria, ma questi hanno perso il senso della misura!
Quando mio padre, su mia sollecitazione di bimbetto, mi spiegò che Cjissó significava Gesù, io mi meravigliai parecchio, perché sapevo che si diceva Gése Crìste.…
Misteri linguistici.
Vorrei azzardare una spiegazione.
In chiesa la Messa in latino nominava sovente Jesus. “In illo tempore dixit Jesus…”
Siccome in dialetto le parole che contenevano il dittongo ie o je si dicevano ji, ossia con una i lunga (fjine/fieno, cjile/cielo, Ciumariello/Ciumarjille, ‘njinde/niente, ecc) Jesus divenne Gjisó e da qui, specie se uno era un po’ incazzato, sonorizzava la ‘g’ in ‘c’ e raddoppiava la ‘s’, si è giunti a Cjissó.
L’interiezione, dice la grammatica, esprime un particolare atteggiamento emotivo del parlante, in modo estremamente conciso.
Nel nostro caso quel bisillabo, che alla lettera vorrebbe dire, un po’ storpiato: “Gesù!” viene pronunciato un tono quasi in falsetto, dopo aver constatato un atteggiamento o un modo di agire non consono alle aspettative.
Avöve dìtte de sté cìtte, e quìste nen te sèndene. Cissó, e che stéche parlànne ‘mbàcce a fràteme? = Avevo chiesto di non parlare ad alta voce, e questi non mi ascoltano. Ma guarda un po’, Per caso sto parlando al muro?
Il nome di Gesù in altro contesto è pronunciato sempre Gése-Crìste=Gesù Cristo. In dialetto non esiste la traduzione del solo nome Gesù senza il titolo di Cristo (unto, consacrato).
Quindi Cissó (mi raccomando la ó stetta) è una forzatura vera e propria.
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