Etimo: dal latino imbrex imbricis.
Va bene anche la versione vrìccele.; ho sentito dire anche vreccéme= brecciame. a anche vrecciöle = brecciòla
Generalmente è usato al plurale (‘i vrìcce) per indicare genericamente la roccia ridotta in frantumi.
Il brecciame naturale, la ghiaia, (vedi foto) ha forma arrotondata per l’azione erosiva causata dal secolare movimento dell’acqua dei fiumi o del mare.
Quello artificiale, il cosiddetto pietrisco, è spigoloso, perché si ottiene sbriciolando la roccia con un potente frantoio (‘u frandöje). La roccia frantumata viene passata attraverso grossi vagli rotanti, e viene separata in diverse pezzature.
Gli ingegneri generalmente usano i termini di “finissimo”, “fino”, “sabbione”, “risotto”, “graniglia”, secondo il diametro del granulato.
Una scientifica “curva granulometrica” o “Curva di Füller” determina la percentuale di ingresso delle varie pezzature di aggregato che debbono entrare nella miscela ideale impastare con acqua per ottenere un buon calcestruzzo.
Il pietrisco così come esce dal frantoio, è detto tecnicamente tout venant. Esso veniva usato, costipato e rullato, quale pavimentazione stradale detta Macadam, in cui le parti fini della stessa roccia fanno da collante. Per le strade di grande traffico si usa in Macadam bitumato.
Il toponimo locale ‘Urte ‘i vrìcce , tradotto un po’ frettolosamente in “Orto delle brecce”, forse avrebbe reso meglio il significato se fosse stato indicato come “Orto del brecciame”