Categoria: V

Vestemènte

Vestemènte s.m. = Vestimento

In dialetto viene usato questo termine non per indicare un indumento, un vestito, un abito maschile o femminile, bensì l’abbigliamento di Carnevale.
Sissignori, di Carnevale! Per assonanza, quasi quasi tradurrei vestemènte con “travestimento”, assolutamente lecito in quei giorni di baldoria.

Vestemènte da Pièrò = Abito da Pierrot.

Tenöve ‘nu vestemènte da Zorro = Indossava un abito da Zorro.

Necöle ce ho ‘ffettéte ‘nu vestemènte da Arleccüne = Nicola ha noleggiato un abito da Arlecchino.

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Vetréne

Vetréne s.f. = Morbillo

Malattia infettiva e contagiosa. Si manifesta, spec. nei bambini, con febbre elevata e chiazze rosse su tutto il viso e il corpo.

Purtroppo quale strascico del morbillo facilmente i neonati contraevano una esiziale bronchite. In assenza di antibiotici, non ancora inventati, le conseguenze erano disastrose e la mortalità infantile molto elevata.

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Vetrüne

Vetrüne s.f. = Porta a vetri

Da non confondere con la vetrina dei negozi, chiamata oggi allo stesso modo.

Principalmente indica l’infisso, di legno o di alluminio, che chiude l’uscio delle abitazioni a piano terra (‘u sutténe).

Il ‘sottano’ oltre alla porta a vetri aveva anche la porta di legno a due battenti che di notte rappresentava la seconda e più robusta barriera, chiusa dall’interno con il varröne

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Vettüre

Vettüre s.f.= Autovettura, autoveicolo

Anche il lingua italiana esiste il termine vettura per indicare l’automobile. Significa anche vagone ferroviario adibito al trasporto di passeggeri (mitico l’invito del Capo-Stazione: Signori in vettura: si parte!).

In tempi più recenti l’auto è semplicemente ‘a mèchene = la macchina.

Giova ricordare che fino agli ’40 la ‘macchina’ designava o la macchina agricola (mietitrice, seminatrice, trebbiatrice) o la bicicletta!

Gli anziani si ostinano a chiamarla ‘a vettüre, similmente ai Francesi che dicono “la voiture” (pronuncia: la vuàtüre) . I Montanari anziani addirittura dicono tuttora ‘a vetturèdde, la vetturella…

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Vèvete

Vèvete s.f. = Bevuta

L’azione di bere per dissetarsi.

Tènghe ‘n’ arsüre, fàmme fé ‘na vèveta d’acque = Ho un’arsura! Fammi fare una bevuta d’acqua!

Ora si preferisce dire bevüte.

Ce süme fatte ‘na bevüte de vüne dòlece= Ci siamo fatti una bevuta di vino dolce.

Ma io sono un po’ tradizionalista e quoto per vèvete.

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Vi-vì

Vi-vì avv. = mantenere gelosamente qualcosa, custodire, reggere, aver cura di

Un’espressione simpatica che va sparendo.

Ha viste che bella giacchètte ca t’hanne rjaléte? Mò tinatìlle vi-vì! = Ha visto che bella giacchetta che ti hanno regalato? Adesso tienila con cura!

Ca ‘stu cacciunìlle lu tènghe vi-vì! = Perché questo cagnolino lo copro di attenzioni.

Töne quèdda màchene vi-vì = Ha molta cura per quell’auto.

Potrebbe significare “in bella vista” se si tratta di un oggetto, o “vivo-vivo” o “attivo” se si tratta di una animale da compagnia. cioè amato, accudito. Ma queste sono solo mie ipotesi, senza alcun riscontro etimologico.
Anche a Cerignola usano la locuzione “teneje vi-vì” definendola “tenere da conto come un tesoro da vedere e non toccare”.” (voce tratta dal «Dizionario dialettale cerignolano etimologico e fraseologico»-Cerignola 1994-Centro Regionale di Servizi Educativi e Culturali)

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Vianöve

Vianöve s.f. = Carreggiata stradale bitumata.

Alla lettera significa “via nuova”.

Hanne fàtte ‘u scòndre söpe a vianöve de Sepònde = C’è stato un incidente stradale (hanno fatto uno scontro) sulla strada di Siponto.

Agli inizi degli anni ’50 l’unica strada asfaltata era la S.S.89 Garganica che attraversava tutta Manfredonia. Poi vi erano quelle (poche) lastricate con pietra vulcanica: Corso Manfredi, Corso Roma, Via Maddalena e le loro traverse. Tutte le altre vie cittadine erano di terra battuta, irregolari, da cui affioravano sovente rocce calcaree bianche. Lascio immaginare a voi come diventavano queste con la pioggia…

Quindi la ‘via nuova’ cittadina era anche chiamata l’asfàlde = l’asfalto, dal nome della prima sostanza (roccia impregnata naturalmente di bitume) usata per rivestire il manto stradale (detto MacAdam cementato). Successivamente si è usato il catrame (instabile all’aumento termico) e ora il bitume, ricavati dalla distillazione del petrolio greggio.

Penso che il termine vianöve derivi dal fatto che per stendere la carreggiata, la strada dev’essere sbriciolata e rifatta di nuovo.

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Vìcce

Vìcce s.f. = Tacchino

Il tacchino (Meleagris Gallopavo) è un gallinaceo domestico, originario dal nord America.
È caratterizzato da testa e collo nudi, con bargigli rossi che pendono, penne nerastre. I maschi possono allargare la coda a ruota. Infatti Linneo lo chiamò “Gallopavo“, ossia gallo-pavone

Per invitare il piumato animale a mostrare la sua ruota, i bambini gli gridavano, a debita distanza: Vìccja-vi’, fa’ la segnöre, glu glu glu glu! = Tacchino, tacchi’, fa’ la signora, glu glu glu glu!

Ovviamente la ruota la faceva quando piaceva a lui…

I piccoli del tacchino sono chiamati vicciarjille.

Quando qualcuno mangia una minestra, e ama raccogliere fino all’ultima goccia di brodo o di sugo, suscita una domanda spontanea: che, ha da allatté i vicciarjille? = che, devi allattare i tacchinelli?
È un autentico sfottò, specie perché i tacchini non sono mammiferi, e che quindi non allattano i loro piccoli.

Il chiarissimo Prof. Michele Ciliberti – che ringrazio pubblicamente – mi ha gentilmente fornito l’etimologia di questo sostantivo:

«Il nome “vicce” in dialetto è promiscuo, cioè indica sia il maschio sia la femmina.
Prima di dare l’etimologia del nome, occorre fare una considerazione di carattere storico: tale animale è stato importato in Europa dopo la scoperta delle Americhe. 
Nel XVI secolo il latino era la lingua della Scienza e della Chiesa, per cui a livello volgare spesso veniva utilizzato in modo del tutto approssimativo.
Infatti, per indicare questo nuovo animale , ispirati dal suo piumaggio, si è utilizzato il sostantivo latino “bombjcem“. Il nostro dialetto ha utilizzato solo la seconda parte del nome “bjcem” (la “b” si è trasformata in “v” come in tante altre parole tipo barca – varca, bocca-vocca ecc.). Il nome “bombjcem” in latino significa “veste di seta”, infatti così appariva il piumaggio dell’animale.»

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Vigne

Vìgne s.f.s.m. = Vigna, vimine

1) ‘U vigne, s,m, = Vimine, ramo flessibile di alcune specie di salice, privato della corteccia e adoperato per lavori d’intreccio, spec. artigianali per fare canestri. Dim. vignetjille. Può anche chiamarsi vinghje.(←clicca).

2) ‘A vìgne s.f. = Vigna, terreno coltivato a vite; insieme delle viti che vi sono coltivate.

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Vindezzüle

Vindezzüle s.m. = venticello

In termine era usato dagli artigiani, dai pastori e dai coltivatori, insomma dai terricoli.

Gli uomini di mare invece adoperavano una miriade di nomi per i venti, perché li sapevano classificare dalla direzione e dall’intensità di ognuno di essi.

Dal vento, in epoca di navigazione remo-velica, dipendeva addirittura la loro sopravvivenza.

‘U vindezzüle sulla terraferma spira a velocità moderata ed arreca frescura nei pomeriggi estivi, non importa da quale direzioni spiri. Però è insidioso, specie quando si è sudati.

Allora le premurose mamme ci dicevano: “Statte attjinde a ‘stu vindezzüle” = Sta’ attento a questo venticello (perché può nuocere alla tua salute, visto che sei tutto sudato)

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