Categoria: T

Tolètte

Tolètte s.f. = Toeletta

In francese toilette significa locale adibito a bagno, w.c.

In inglese il termine toilet ha molte sfaccettature: oltre che gabinetto, latrina, ritirata, significa anche toelettatura (specificamente per cani) abbigliamento, pulizia.

Da noi, quando si usava questo termine, si adoperava la locuzione fé tolètte = abbigliarsi con eleganza, dopo accurata pulizia personale, rasatura, e shampo compresi.

Vedere anch‘nduletté / ‘ndulettàrece = agghindare/agghindarsi, con ricercatezza ed eleganza.

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Tómele

Tómele s.m. = Tomolo

Antica misura agraria di superficie, pari a 1/4 della versura.

Differente da Provincia a Provincia, addirittura fra i vari Comuni della stessa Provincia, il sistema metrico borbonico rappresentò un vero ostacolo per lo sviluppo del commercio.

Con l’Unificazione dell’Italia fu adottato il ‘Sistema metrico decimale’ che unificò oltre a tutti gli Staterelli, anche pesi e misure.

Il tomolo indicava anche un contenitore di legno fatto a tronco di cono, dalla capacità di circa 45 litri, usato per misurare il grano prima di sistemarlo nei sacchi.

Presumo che il suo contenuto fosse quantità giusta necessaria per seminare a mano un terreno dall’estensione di un quarto di versura, cioè di un tomolo = mq 3086. Oppure il quantitativo raccolto da tomolo di terreno coltivato a grano.

Attendo conferma da quelli che hanno i parenti anziani ex coltivatori di frumento..

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Tònde

Tònde s.m.= Tavolino rotondo

Mobiletto per lo più con il piano circolare, da cui prende il nome, supportato da tre piedi o da una colonnetta di legno, anch’essa terminante con tre supporti.

Difatti ‘u tònde significa proprio: (il tavolino) rotondo

Aveva una funzione decorativa: su di esso si teneva un portafiori, una foto incorniciata, un orologio da tavolo, ecc. Generalmente era collocato ai piedi del letto matrimoniale, tra due sedie “a vienna” (o fra due poltroncine).

I “tondi” erano quasi sempre di fattura artigianale, pezzi unici veramente di buon gusto.

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Tónne

Tónne s.m. = Tonno

Tonno (Thunnus thynnus): grosso pesce di mare della fam degli scombridae, lungo fino a 3 m, dal corpo affusolato e con coda a mezzaluna, le cui carni si consumano fresche o conservate, spec. sott’olio.

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Tóppe-tóppe

Tóppe-tóppe inter. = toc-toc

È il suono onomatopeico che indica il bussare alla porta battendo le nocche delle dita piegate verso l’interno del palmo della mano. Se la “bussata” viene fatta familiarmente su una persona per richiamarne l’attenzione, si uniscono le cinque dita della mano contrapposte al pollice e si batte con le punte sulla sua spalla.

“Uhé, passe e nen me salüte?” = Ehi, passi e non mi saluti?

“Uhé, statte a sendì!” = Ehi, ascolta un po’!

Varia da dialetto a dialetto. I Napoletani dicono: Tuppe-tuppe,o tuppettù i Toscani tocche-tocche, ecc.

Mi viene a mente una canzoncina, un un po’ stupidotta, che imparai all’asilo; era ovviamente tutta in dialetto:

Tóppe-tóppe, chi jì alla porte?
Mariette o Giuliètte?
Stéche aspettanne da mèzz’orètte
in cammüse e in camicètte.

Sott’a l’arve d’i purtjalle
stöve ‘nu chéne ca faciöve: Bù bù!
Stöve ‘na jàtte ca faciöve: Gnà, gnà!
Mò ce l’è a düce a mamme e papà!

Può essere che i versi non siano proprio questi, o che quell’albero sia di castagne e non di arance… Ma, che volete, il ricordo è un po’ sbiadito e remoto, perché io, nonostante curi tuttora dentro di me il “fanciullino” pascoliano, ho lasciato l’asilo da molti decenni!

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Tòrce l’ùcchje

Tòrce l’ùcchje loc.id. = Spaventarsi, terrorizzarsi.

Alla lettera significa: Torcere gli occhi, volgere lo sguardo in alto, come accade involontariamente a coloro che stanno per svenire.

Questa locuzione, se è riferita ad un atto fisico, descrive un segno di imminente svenimento; invece, più verosimilmente, in modo figurato definisce sgomento, sbigottimento, raccapriccio per un avvenimento inaudito, quasi da lasciare in deliquio.

Stanòtte ‘u tarramöte m’ho fatte tòrce l’ucchje = Questa notte il terremoto mi ha terrorizzato.

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Tórse

Tórse s.m. = Torso o torsolo

Intendiamo con tórse (anche tórze) propriamente il gambo dei broccoletti, dei cavolfiori, delle verze e delle cime di rape.
In italiano “torso” indica anche quello che rimane dopo aver sbocconcellato un frutto carnoso (mela, pera).

Usato anche metaforicamente per indicare una persona introversa, poco socievole, che non esprime mai pareri, e che perciò dà l’impressione di essere scarsamente spigliato o addirittura, falsamente, di essere tardo di comprendonio. Ora si dice “imbranato”

Insomma uno che non alcun valore, proprio come il torsolo non commestibile di una mela.

Aggiungo che da ragazzini, giusto per non buttare niente, ricuperavamo i torsoli delle cime di rape quando le nostre mamme le mondavano, e li mangiavamo crudi previa asportazione della buccia più coriacea…
Della serie: «la fame è una brutta bestia!»

Ringrazio il lettore Giovanni Ognissanti per il suo gradito suggerimento.

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Tòtene

Tòtene s.m. = Totano

Il totano (Illex coindetii) è un mollusco cefalopode dal mantello allungato a forma di sacco, dal quale sporge la testa con quattro paia di braccia ed un paio di tentacoli con ventose ed uncini.
Gli occhi sono in posizione laterale rispetto al capo.

Può essere facilmente confuso con il calamaro, dal quale differisce per grandezza ed inserzione delle pinne, che, in questo caso si dividono ai lati partendo dall’estremità del corpo, mentre nel calamaro occupano metà della lunghezza del mantello.

Il colore è marroncino arancio.

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Tòtere

Tòtere s.m. = Pannocchia

Specificamente si riferisce alla pannocchia di mais.

Il nome deriva da “tutolo”, che in italiano indica solo il torsolo legnoso della pannocchia del granoturco

Per assonanza, quelli che non parlano bene il dialetto, chiamano così anche il totano mollusco commestibile molto diffuso nei nostri mari, simile al calamaro. In questo caso si deve dire tòtene, non tòtere.

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Trabbócche

Trabbócche o trabbócchele s.m. = Trabucco

Sistema di pesca costiero, consistente in in un’incastellatura di travi di legno terminante con due lunghissimi bracci, che sostengono una rete da pesca. Con un sistema di carrucole si cala la rete in mare e la si riporta in superficie dopo qualche tempo con del pescato.

La diversa caratterizzazione della linea costiera ne ha definito la distinzione di due tipologie essenziali: quella abruzzese che si distingue per esser posizionata trasversalmente rispetto alla costa cui è collegata da passerelle, e quella garganica, costruita a filo costa con piattaforma disposta longitudinalmente.

In Abruzzo lo chiamano travòcche. A Peschici e a Vieste esistono trabucchi forse funzionanti. A Ortona e lungo la costra abruzzese ce ne sono ancora. A Termoli addirittura uno di nuova costruzione.

A Manfredonia no. Ricordo che c’era uno all’esterno del molo di ponente. Evidentemente non era redditizio e fu smantellato negli anni 70, con la smania di togliere il vecchiume, distruggendo per sempre un pezzo di storia locale.

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