Categoria: S

Scambé

Scambé v.i. = Cessare, uscire illeso, salvarsi.

Specificamente si riferisce alle precipitazioni atmosferiche (pioggia, grandine, neve) che cessano, che hanno termine, o quanto meno che calano di intensità

Chjöve angöre? No ho scambéte = Piove ancora? No, ha cessato.

Aspettéte ca scàmbe e po’ ve ne jéte = Aspettate che cessi (la pioggia) e poi potrete andarvene.

Etimo: spagnolo escampar; latino ex-campo .

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Scàmbe

Scàmbe s.m. = Scampo

Scampo (Nephrops norvegicus)

Crostaceo con corpo allungato e tubulare, di colore arancio.

La parte anteriore è costituito dalla fusione testa-torace ricoperta dal carapace. La parte posteriore (addome) è costituita da 6 parti mobili terminanti a coda a ventaglio.

Ha due chele lunghe e sottili.

Ottimo in umido quale componente della zuppa di pesce.

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Scanagghjé

Scanagghjé v.t. = Indagare, investigare.

Esaminare, cercare di conoscere qlco. approfonditamente

Qlcu dice scanegghjé o scanigghjé confondendo la radice con canìgghje, = crusca.

Credo invece che il termini derivi da “scandagliare”: sondare, cercare di capire la profondità dei fondali servendosi di un peso, per lo più di piombo, assicurato ad una sagola che si cala in mare.

Ovviamente come linguaggio figurato per capire l’andamento dei fatti altrui.

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Scangiüne

Scangiüne avv = Casualmente

Per caso, accidentalmente, imprevedibilmente, fortuitamente.

Quando accade un evento favorevole in maniera sorprendente. Chissà com’è stato…

Si usa la locuzione avverbiale de scangiüne o pe’ scangiüne.

‘U Meléne ho fatte códdu gòlle pe’ scangiüne e ho pareggéte.= Il Milan ha segnato quel gol fortuitamente e ha pareggiato.

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Scangrjé

Scangrjé v.t. = Sgomentare, intimorire

Intimidire, far soffrire a causa di un evento o di un atteggiamento pericoloso o preoccupante.

Indurre qualcuno ad abbandonare, magari anche avvalendosi di minacce, cattive abitudini o tentazioni o atteggiamenti negativi.

Tante jì stéte ‘ncudda ‘ncudde ca l’ho scangrjéte a quedda puverèlle = Tanto l’ha assillata che ha atterrita quella poverina (che certamente lo eviterà sempre ‘stu desgrazzjéte).

Esiste anche la forma riflessiva scangrjàrece = ricredersi, pentirsi, scuotersi, cambiar atteggiamento per delusione o per ravvedimento.
Disabituarsi, abbandonare consuetudini, volontariamente o per trauma o anche per costrizione.
Come dire togliere una cancrena, togliere il marcio. Un intervento deciso e radicale.

Nannètte c’jì rumaste scangrjéte dau züte e mò nen ne völe sapì
= Annetta è rimasta sgomenta dal suo fidanzato e ora non ne vuole più sapere (di trovare marito; atterrita da quel soggetto, preferirà vivere da single: ma che le ha fatto quel mascalzone?).

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Scannàgge

Scannàgge s.m. = Mattatoio

Il locale Mattatoio Comunale era chiamato in dialetto scannàgge, sostantivo derivato dal verbo scanné = sgozzare.

Un po’ inquietante questo verbo, perché comprendeva un’azione cruenta, eseguita manualmente con l’impiego di coltellacci.

Quindi scannagge significava inizialmente l’atto della macellazione, e poi il sito dove essa avveniva.

La costruzione fu usata come carcere per prigionieri politici e attualmente per alcune attività comunali o filantropiche (Avis, Deposito mezzi della nettezza urbana, raccolta rifiuti ingombranti, ecc.).

Per burlarci di qualcuno dichiaravamo che il Mattatoio aveva bisogno di operai con dei secchi per andare a “jetté ‘u sanghe” = buttare il sangue. Questa perifrasi significa semplicemente “morire”… Ma il poveretto lo capiva a scoppio ritardato, dopo la nostra risata, che si trattava di uno scherzo innocente.

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Scapecerréte

Scapecerréte agg. = Scapestrato

Scapestrato, ribelle, agitato.

Significa anche scarmigliato, scompigliato, trafelato, scapigliato, scomposto.

Spettinato a causa del vento; scomposto a causa di una fatica o di un litigio

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Scapezzé

Scapezzé v.intr. = Sonnecchiare

Deriva da capèzze, briglia.

Scapezzé significa propriamente scrollare il capo, come fa il cavallo quando vuole liberarsi della cavezza.

Questo gesto, trasferito all’uomo, ricorda il sonnellino “rubato” stando seduti sulla sedia, con il capo che improvvisamente cede al sonno e ciondola in avanti.

Me sò fatte ‘na scapezzéte = ho fatto una dormitina.

A volte il sonno si fa proprio recandosi a letto, non sulla sedia, come una pennichella pomeridiana. Allora assume il nome di (clicca→) fiurètte.

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Scapparecìnne

Scappàrecinne v.i. = Fuggirsene

In siciliano, voce ormai accettata anche dal Vocabolario Zingarelli, dicesi fuitina, scappatella.

Vale qui quello che ho spiegato con menàrece jìnde, che vi chiedo di visitare cliccando qui.

La differenza tra menàrece jìnde e scapparecìnne è solo sul luogo dove si consumava l’atto d’amore, ossia se esso avveniva nel domicilio della fanciulla (jìnde = dentro casa sua) o fuori di esso, presso compiacenti ‘complici’ che fornivano loro una camera temporaneamente, fintantochè le cose si fossero appianate con il ritorno a casa dei due colombi ‘fuggitivi’.

Se pàtete nen völe, scappamecìnne! = Se tuo padre non vuole, fuggiamo via insieme!

Quando io ero proprio piccino, e sentivo che due fidanzati se ne erano scappati, immaginavo un inseguimento per le vie di Manfredonia!…Gli sposi avanti che correvano e le guardie o i genitori di entrambi dietro di loro, come nelle comiche dei film di Charlot! ? ?

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Scappé a sunne

Scappé a sunne loc.id. = Prolungare il sonno.

Dormire oltre il tempo stabilito, non sentire la sveglia, saltare un appuntamento a causa del mancato risveglio.

È una scusa bonariamente accettata dall’interlocutore allorquando ci si presenta con ritardo all’appuntamento mattiniero.

Cum’jì, à scappéte a sunne? = Com’è, non hai sentito la sveglia?

Scüse se t’àgghje fatte aspetté: stamatüne sò scappéte a sunne = Scusa se ti ho fatto attendere, ma stamani non mi sono svegliato in tempo.

Dagli esempi avete notato che si possono usare indifferentemete gli ausiliari essere e avere.
Si può dire:Sò scappéte a sunne oppure, indifferentemente: àgghje scappéte a sunne.

Ringrazio il lettore Michele Murgo per il suggerimento

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