Categoria: S

Stuppüne

Stuppüne s.m. = Stoppino, lucignolo

Il sostantivo stuppüne, simile all’italiano stoppino, designa un fascio di fibra di cotone ritorto usato come anima nelle candele che per capillarità porta la cera (ora sostituita dalla paraffina solida) ad alimentare la fiammella illuminante.
La stessa cosa avviene per le fibre di cotone, in un intreccio più voluminoso, nelle lucerne a olio e spesso chiamate col sinonimo di lucìgne =lucignolo.
il termine stuppüne era usato genericamente anche per i lumi a petrolio (grezzi per carrettieri, e più presentabili per uso domestico): tuttavia questo stoppino specificatamente era dettoa cavezètte s.f.= calza, calzetta.
Esistevano due tipi di calzetta: quella piatta (cavezètta chiatte) a fettuccia, larga circa cm 2,5 e quella tubolare (cavezètta tonne) che in lumi con bocchetta differente, sviluppava una fiammella più luminosa ma che conseguentemente comportava un maggior consumo di carburante.

In senso ironico ” fé ‘u stuppüne ” significa fare una fregatura, un bidone, raggirare, imbrogliare qualcuno.
Presumo che lo stoppino bruciato non ha alcun valore apprezzabile, come il bidone senza contenuto.

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Stùrce

Stùrce s.m. = Capricci

Fare le bizze o le boccacce per evitare di dedicarsi a qualcosa di faticoso e spiacevole, o anche per non ingerire una medicina amara.

A volte se qlcu mostra ritrosia ed accettare un dolcetto, una bibita, gli si dice amichevolmente: Quanta sturce! = Quante storie!

Come sinonimo talvolta si usa mòsse.

Quanta mòsse! Mange, nen facènne cumblemènde! = Quante scuse! Mangia, non fare complimenti!

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Sturlaché

Sturlaché v.i.= Blaterare

Parlare sempre, a proposito e a sproposito, a lungo e a voce alta.

Le persone che ascoltano dicono: Avàste! So’ tre jöre ca ce sté sturlacànne!!
Ossia: Ci hai storditi, intontiti, scimuniti con il tuo interminabile sproloquiare.

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Sturné

Sturné v.t. = Ripristinare

Qlcu dice anche sturnì

Presumo che sia una storpiatura proprio del termine dotto “ripristinare”, cioè: riportare alle condizioni originarie, ricostruire.

L’operazione del fabbro consiste nel modificare a caldo la parte tagliente, deteriorata per l’uso, di uno strumento di lavoro, specificamente i vomeri, le zappe, i picconi da sterratore e quelli da tufaroli, le accette da boscaioli, gli scalpelli, ecc..

Spesso per compensarne il logorio, il fabbro sovrapponeva al taglio consumato un altro strato metallico, sempre a caldo, gli ridava la forma a martellate sull’incudine, e poi lo temprava raffreddandolo rapidamente nella pilozza dell’acqua per dargli durezza.

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Sturte e malurte

Sturte e malurte loc.id. = Alla meno peggio

Questa locuzione idiomatica si può tradurre anche in: bene o male, concludendo, finalmente, ad ogni modo, ecc.

Con termini più moderni si dice: stùrte e drìtte, o anche all’ammèrse o alla drìtte

Insomma descrive una prestazione d’opera, un manufatto, ecc. portato sì a termine, ma non proprio secondo le aspettative.

Si dice anche quando un lavoro iniziato da lungo tempo è stato ultimato ben oltre i termini previsti.

Uhé, Giuà, avüte fenüte de frabbeché? – Sì, ngrazzje a Düje, ‘u möse passéte: sturte e malurte àmme avüte ‘a chése e àmme paiéte ‘u màstre. = -Ehi, Giovanni, avete finito di costruire? – Sì, grazie a Dio, il mese scorso: finalmente abbiamo ottenuto la casa e abbiamo liquidato il costruttore.

Il termine malurte non significa niente (*). È solo un rafforzativo in rima, come nella locuzione spjirte e demjirte.
In italiano, proprio sturte e malurte si dice anche di riffa e di raffa = in un modo o nell’altro, ad ogni costo.
Ove riffa significa anche prepotenza (Toscana) e raffa colpo di boccia, contro il pallino o contro una boccia avversaria.

(*)  Il Prof. Michele Ciliberti – che ringrazio pubblicamente –  mi ha fatto notare che invece malurte in questa locuzione ha un significato molto calzante. Mi ha scritto:

«Leggo che “malúrte” non significa niente, serve solo per la rima. Invece, non è così. Anzitutto l’etimologia è dal latino “male ortum”, cioè “nato male”, quindi qualcosa di non regolare o di naturalmente irregolare.»   (Michele Ciliberti)

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Stùzze

Stùzze s.m. = Tozzo, pezzo, framment

Specificamente designa un pezzo di pane tagliato grossolanamente, specialmente se raffermo, ma comunque commestibile.

L’ho sentito dire anche in falegnameria: Dàmme códdu stuzze de lègne = Dammi quel pezzo di legno.

Diminutivo stuzzarjille-

È usato anche Stòzze al femminile (dimin. stuzzarèlle). In questo caso si tratta solo di avanzi di pane molto secchi, quasi da buttare. Si possono ancora “salvare” usandoli per il pancotto oppure dopo averli inzuppati in acqua per ammorbidirli e renderli masticabili. per una appetitosa panzanella con olio, sale, pomodorini e origano.

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Subbetànje

Subbetànje agg. = Subitaneo, d’impulso, rapidamente

Che avviene o si manifesta d’un tratto o con grande rapidità.

Deriva dal latino  subitanĕus, der. di subĭtus = improvviso.

Il termine “dotto” è rimasto nel nostro dialetto solo nella locuzione ‘na morta subbetànje per designare un una morte rapida, senza lunga agonia, o un decesso improvviso, inaspettato..

Come sinonimo usiamo la locuzione tutte ‘na volte = tutto d’un tratto, rapidamente, inaspettatamente.

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Sudeché

Sudeché (o anche suddeché) v.t. = seguire, inseguire

Credo che sia una metatesi di secutare dalla chiara matrice latina.

Ho sentito dire nel Salento: “La macchina dei Carabinieri me secùta“, mi segue. Chiara derivazione dal latino sequitur

La voce è antica ed è andata quasi in disuso perché ora viene pronunciata ancora solo le persone molto anziane.

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Sugre

Sugre s.m. = Suocero

Il padre del coniuge.

Al femminile fa sògre.

Come nei dialetti dell’Italia meridionale, per indicare i propri suoceri, si dice sùgreme e sògreme = mio suocero e mia suocera.

Per indicare quelli di chi ascolta sùgrete e sògrete = tuo suocero e tua suocera.

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Sulagnéte

Sulagnéte s.f. = Insolazione

Colpo di calore derivato da irraggiamento solare (non tanto intenso, tuttavia, da causare la temuta congestione cerebrale).

L’esposizione al sole, specie se si è vestiti con abiti inadatti, causa una sensazione fastidiosa di caldo e rilascio di abbondante sudorazione.

So’ jüte au merchéte martedì. Agghje pegghjéte ‘na sulagnéte, e manghe njinde agghje accattéte! = Sono andato al mercato martedì. Ho preso un’insolazione e nemmeno nulla ho comprato.

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