Evacuazione, liberazione dell’intestino, cacata.
So jute a farme ‘na spasséte jìnd’ i fechedìgne = Sono andato a svuotarmi l’intestino nella piantagione dei fichidindia.
Ora grazie a Dio, tutti quanti facciamo in casa i nostri bisognini, ma una volta gli uomini si dirigevano nei terreni coltivati a fichidindia o “abbascjamére” = giù al mare, per l’espletamento delle funzioni intestinali .
Simpatica questa locuzione eufemistica al posto di “cacare”, come per dire che si è andati a spasso. In tedesco “spass” significa: divertirsi…
Credo che il termine sia gergale, ossia usato da una stretta cerchia di persone (barbieri, calzolai, muratori, ecc.) quando dovevano assentarsi dalla bottega – all’epoca ovviamente sprovvista di bagno – per un po’ di tempo allo scopo di espletare i loro bisogni fisiologici.
“Mò véche a fé ‘na spasséte”
Qualche buontempone per la stessa motivazione, diceva che era diretto a “fé ‘nu telegràmme“, data l’urgenza richiesta per l’impellente operazione, ovviamente mostrando al capomastro un “modulo cartaceo” per il cosiddetto telegramma, magari carta di giornale…
Scusate la volgarità, ma stiamo eufemisticamente argomentando di cose molto serie che accadevano fino agli anni ’50!
Ho appreso, leggendo qua e là, che il sostantivo è una derivazione dotta, cioè proviene addirittura dal latino ex-passare.