Categoria: S

Škenjille

Škenjille agg. e s.m. = Scansafatiche, sfaticato

Credo che il termine škenjille derivi da “schiena” nel senso di schiena delicata, tanto fragile da non potersi piegare alla fatica, né svolgere qualsiasi attività fisica…

Uno che ha una schiena così può solo passeggiare per il Corso, non può nemmeno stare davanti a un Computer.

Al femminile è  škenèlle.

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Škètte

Škètte agg. = Genuino

Puro, genuino, non in allarme, ignaro, immune da malizia o da furbizia.

Va bene anche se l’aggettivo non è riferito a persone: ‘stu vüne jì škètte! = questo vino è genuino.

L’amico Luciano Nicola Casalino che ringrazio, completa la definizione dicendo testualmente:
«Verosimilmente potrebbe apparire una derivazione da “schietto”, ma, “manfredonianamente” parlando significa tutt’altro: ignaro, quasi sprovveduto, semplice.»

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Škìffe

Škìffe s.m. = Scialuppa, lancia

Il termine deriva dal tedesco Schiff, “barca, natante”, e designa alcuni tipi di piccole imbarcazioni. 

Il prof. Ciliberti mi ha fatto notare che il termine tedesco schiff, è diventato ship o shif in inglese. Poi ha aggiunto che tutto  ha radice nel greco “scapho”, che determina anche “schiphos” indicante un vaso greco che, a sua volta, è un contenitore come, appunto, una barchetta.

Per la pesca d’altura esistevano le grosse paranze.

Come imbarcazioni sussidiarie sulle navi mercantili o passeggeri (usate per collegamenti con la terraferma o  in operazioni di salvataggio), in italiano è usato il termine specifico “scialuppa” (al francese chaloupe) o “lancia”. 
Difatti a Bari lo scalo d’alaggio delle barche da pesca è chiamato ‘nterr’a la lanze = l’approdo delle lance.

Il diminutivo škìffetjille indica una barchetta a chiglia piatta a remi, per piccoli spostamenti all’interno del bacino portuale o per il servizio fra la nave e la terraferma.

Con termine più tecnico dicesi sàndele o sandelìcchje o sannelìcchje.

Opere del pittore tedesco Wolfgag Lettl (1919-2008) vissuto a lungo a Siponto:
1 «Im Hafen von Manfredonia»= Nel porto di Manfredonia
2 « Manfredonia, molo di Ponente»

 

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Škìtte

Škìtte avv. = Unicamente

Solo, soltanto, solamente, unicamente.

Vè bbù, je mò parle škìtte ‘na volte, e po’ bbàste! = Va bene, io ora parlo soltanto una volta e poi basta!

Škìtte vüje düje süte venüte? E l’ati cumbàgne? = Solo voi due siete venuti? E gli altri amici?

Casualmente ho scoperto che škìtte forse deriva dal greco antico schistos. 

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Škòppe

Škòppe o Šcòppe topon. = Siponto

Forse questo nome non si usa più. Indica il luogo ove sorgeva l’antica città di Siponto, sommersa dai maremoto e dall’impaludamento del territorio nel corso dei secoli.

Esattamente è la zona della Pineta ove sono ubicati gli ipogei, nei pressi del “fiume” a ridosso del lido, valorizzati in epoca fascista durante i lavori di bonifica.

Secondo le persone anziane interpellate, il nome deriva dal fatto che il luogo si trova a “un tiro di schioppo” dalla ‘Nuova Siponto’ come la nominarono senza fortuna gli Angioini (Carlo I D’Angiò/d’Anjou, 1226-1285) in spregio allo Svevo fondatore della nostra città (Manfredi di Hohenstaufen,1232-1266, figlio dell’Imperatore Federico II).

Il lettore Salvatore Rinaldi – che ringrazio di cuore pubblicamente – dà una interpretazione che non lascia dubbi , che qui trascrivo senza aggiungere nemmeno una virgola:

«Il nome della località “Scoppa” deriva semplicemente, come spesso accade, dal nome di un antico proprietario del posto. In una pianta topografica del “Fondo Palude di Siponto” del 1841 vengono indicati un “Orto Scoppa” ed un “Casino Scoppa” (questo peraltro è l’unico fabbricato ad essere riportato nella zona oltre alla “Chiesa di Siponto” e a qualche rudere in riva al mare indicato come “Antica Posta”). Ma quel che più fa chiarezza è che in un altra pianta del 1854 quell’orto è indicato proprio come “Orto degli eredi di Scoppa”. Quindi non credo ci siano dubbi circa l’origine del toponimo.
La pronuncia “škòppe” e non “scoppe”, potrebbe essere dovuta al fatto che il proprietario di quell’orto fosse di origini campane (dato che ancora oggi Scoppa o Schioppa è un cognome presente prevalentemente in Campania ed in particolare in provincia di Napoli) e che il suo nome venisse pronunciato dai nostri compaesani, ironicamente per imitare la sua parlata, con la “šk” tipica napoletana.»

A conferma pubblico la Mappa  del 1892 [particolare ingrandito e intera]  ove è evidenziato l’Orto degli eredi di Scoppa.

(Courtesy Antonio Sorbo).

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Škufüje

Škufüje šcufüje s.f. = Minuzia

Si tratta di particella, di detrito, di frammento piccolissimo. Di solito viene usato al plurale.

Sono le briciole di pane, ad esempio, che cadono sulla tovaglia quando lo si affetta o lo si spezzetta con le mani.

Scutelije ‘sta tuàgghje, ca stanne ‘i škufüje = Scuoti questa tovaglia, ché ci sono le briciole.

Assemègghje ca tènghe ‘na škufüje ind’a l’ùcchje = Mi sembra di avere un granello sotto le palpebre dell’occhio.

Mà’ sté ‘na škufüja nèrje jind’u zócchere. Uà jèsse ‘na pòlve de cafè macenéte. = Mamma c’è un granellino nero nello zucchero!. Dev’essere un detrito di caffé macinato.

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Šküme

Šküme Šcüme  s.f. = Schiuma, spuma

Insieme di bolle d’aria o di altro gas che si forma alla superficie di un liquido sottoposto a ebollizione o ad agitazione; (Sabatini-Coletti).

Anche quella prodotta dal sapone, particolarmente dal sapone da barba al profumo di mandorle amare, è  šküme.

Voglio aggiungere quella che si forma nel bicchiere quando si versa il vino o la birra è  šküme.

Il buon bevitore, quando esistevamo le osterie, rivolgendosi alla schiuma del vino versato nel bicchiere, sussurrava: “se tu resti, io me ne vado; se tu te ne vai, io resto”.  C’è un perché! Se il vino è genuino, la schiuma dopo qualche attimo sparisce. Se invece il vino è annacquato, la schiuma nel bicchiere permane a lungo, e perciò l’intenditore preferisce alzare i tacchi.

Vorrei non enumerarla, ma purtroppo lo debbo fare per dovere di linguista,”‘a šküme a ‘nu quarte e n’ate“… = La schiuma ad una parte ed all’altra (della bocca). Puah!

È quella che si forma ai due lati della bocca, la bava secca, quando qlcu è gran parlatore e non si accorge che gli crescono le cispe!

Preferisco pensare alla fugace šküme dell’onda che si infrange sulla battigia, o meglio, alla  soavissima schiuma cremosa di un bollente cappuccino preso al mattino presto nel bar Aulisa, con o senza spruzzata di cacao amaro in polvere! Lüce de Paradüse! = Luce di Paradiso!

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Škuméje

Škuméje, škumé o šcumé v.i. = Sfacchinare, sgobbare, lavorare sodo

In italiano il verbo schiumare (cui somiglia il nostro verbo) significa togliere la schiuma, ma ha anche altri significati.

Quello che calza al nostro dialetto è:
“Emettere bava o sudore schiumoso, spec. per fatica o per rabbia: il cane ringhiava schiumando; dopo la corsa il cavallo schiumava e ansimava . (Dizionario on line De Mauro)”

Tuttavia il nostro škumé è riferito solo alle persone che compiono una fatica massacrante.

Vüje stéte alla spiagge e jüje stéche a škumé mbacce a ‘na vocche de fórne = Voi state alla spiaggia mentre io sto a sgobbare vicino alla bocca del forno..

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Škuppètte

ŠkuppètteŠcuppètte  s.f. = Schioppo

Fucile da caccia, schioppo.

Deriva dallo spagnolo escopeta. o dal francese escopette

Era chiamato anche ‘u düje bòtte = il ‘due colpi’, perché era dotato di due canne affancate o sovrapposte.

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