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Sendìrece n’ate e tante

Sendìrece n’ate e tante loc.id. = Sentirsi rinati

Un modo simpatico di esprimere una sensazione di benessere, come se si fosse rinati dopo uno stato di torpore, di stanchezza, di abbattimento fisico o anche morale.

Me sò fàtte ‘na lavéte de fàcce, e mò me sènde n’ate e tànte = Mi sono rinfrescato il volto ed ora mi sento rinato.

Ce l’àgghje dìtte quàtte ‘nde la fàcce e mò me sènde n’ate e tànte! = Gliene ho cantate quattro in faccia, (finalmente) ed ora mi sento pienamente soddisfatto!

Dopo un lauto pranzo, tanto per fare un altro esempio, specie dopo aver atteso a lungo di poter mangiare, è logico che uno si senta ‘n’ate e tante = “un tantino” soddisfatto.

Ecco quel “tanto in più”, che dà il senso di appagamento, traduce bene la locuzione nostrana.

Come assonanza, n’ate e tànte– si avvicina all’italiano “altrettanto” ma esprime ben altra concetto.

Come in tutti i dialetti meridionali, il gruppo “nt” si sonorizza in “nd”. Perciò nella parlata corrente quel tànte = tanto, suona tànde.

Meh, mò me sènde n’ate e tànte. = Bene, ora sono pienamente soddisfatto!

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Séne-séne (jèsse)

Séne-séne (jèsse) loc.id. =(Essere) totalmente schietto, senza malizia

Alla lettera vuol dire “sano-sano”. Come per dire ci sei cascato tutto intero alle fandonie che ti hanno propinato. Al femminile fa séna-sene.

Insomma chi è “sano-sano” è uno sprovveduto, candido, senza furbizia.

Ma sì pròpje ‘nu séne-séne! = ma sei proprio un ingenuo!
È un bonario rimprovero che si rivolge a qualcuno che per la sua schiettezza viene spesso raggirato da scaltri furbacchioni.

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Senéle

Senéle s.m. = Grembiule

Indumento indossato, specialmente da chi cucina, per coprire la parte anteriore di un abito, dal petto o dalla vita in giù, per proteggerla dallo sporco.

Anche i fabbri adoperano un grembiule di tela spessa o addirittura di cuoio, per ripararsi dalle faville della forgia. Più specificamente è detta vandöre. (←clicca)

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Senza maškere ‘mbàcce

Senza maškere ‘mbàcce loc.id. = Senza maschera in faccia.

Non siamo in tempo di Carnevale.

Agire senza maschera sul volto significa comportarsi viso aperto, senza sotterfugi, lealmente, schiettamente.

Non vale la pena di nascondersi dietro un dito quando si agisce lealmente.

Giuà, te vògghje parlé senza maškere ‘mbàcce: quìddi solde ca t’agghje ‘mbrestéte mò m’abbesògnene a me! = Giuovanni, ti voglio parlare schiettamente: quei soldi che ti prestai ora mi necessitano.

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Seppònde

Seppònde s.f. = Puntello, supporto, sostegno

Elemento di sostegno, usato in edilizia per puntellare una parete, quindi una superficie verticale.  Generalmente sono di legno e vengono sagomate a seconda della necessità (come nella foto).

Specificamente un paletto che sostiene una parete, un piano di legno, una cassaforma, o uno scavo instabile.

Per sorreggere i solai, quindi piani orizzontali, attualmente sono usati puntelli metallici tubolari telescopici, cioè estensibili a cannocchiale, per adattarli all’altezza voluta.

È proverbiale una specie di dialogo, in un italiano incerto. Si voleva initare il teatrino delle marionette che si svolgeva negli anni ’50 nel mitico ‘baraccone’ di Don Giovanni, dov’è ora il Montepaschi, ove si rappresentavano le storie cavalleresche (La chanson de Roland)

Un Paladino diceva, rivolto a Carlo Magno: “Sire, il ponte trabbaléscia!” (traballa, è instabile).
Risposta immediata: “E mettici una sippònda!” (un puntello).

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Sepundüne

Sepundüne agg. n.p.= Sipontina

Come aggettivo significa chiaramente: che provenie da Siponto, che appartiene al territorio di Siponto, che è nativo/a di Siponto.

L’aggettivo sostantivato diviene nome proprio di persona (scusate se ripasso un po’ di grammatica) Sipontino e ancor di più Sipontina. È un nome molto familiare per noi Manfredoniani. Forse in questi ultimi decenni un po’ di meno, sostituito con i nomi in voga nei vari anni: Flora, Patrizia, Francesca, Chiara, Alessia, ecc.

La Sipontina per antonomasia è la splendida statua lignea della Vergine seduta sul trono, ad altezza intera, con il Bambino poggiato sulle sue ginocchia, ricavato da un unico tronco d’albero, risalente al secolo XI la bellezza di mille anni fa!

La Sipontina è ritenuta la più antica statua lignea di Maria fra quelle esistenti in Puglia.

Il simulacro di questra Madonna è amatissimo da tutti i Manfredoniani. È stata alloggiata per secoli nella cripta della Basilica di S-Maria Maggiore di Siponto, dove ora campeggia una foto a grandezza naturale. Qui è stata conservata fino al 1970 Fu poi trasferita in Cattedrale per evitare un nuovo trafugamento da parte dei ladri d’opere d’arte su commissione, come è avvenuto per la Madonna di Pulsano nel 1966..

Alcune leggende sulla Sipontina ci sono state tramandate di generazione in generazione.
Una di queste racconta del suo trafugamento da parte dei Turchi nel notissimo saccheggio del 1620. La statua, durante l’allontanamento da Manfredonia su una delle galee degli islamici, vomitò proprio come accade alle persone che soffrono di mal di mare. I Turchi per lo spavento la gettarono in mare. La statua, galleggiando, fu prodigiosamente sospinta del mare fin sulla riva di Siponto. Fu rinvenuta da alcuni pescatori e venne riposta nella sua abituale cripta.

È detta anche “Madonna dagli occhi sbarrati”. Gli occhi sbarrati di Maria sono dovuti, secondo la credenza popolare, all’orrore di quello che hanno “visto” nei pressi della sua dimora di Siponto: un esecrabile episodio di stupro.

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Sèrchje

Sèrchje s.f. = Ragade, serchia

Piccola lesione della pelle o delle mucose in forma di fessura; si sviluppa sul capezzolo, nell’ano, sulle labbra o anche sulle mani esposte a lungo al freddo o ad agenti chimici aggressivi.

Agghje tucchéte ‘u ggìsse e mo’ tenghe i sèrchje ai méne
= Ho toccato la scagliola di gesso, e ora ho le ragadi alle mani.

I nostri contadini chiamavano sèrchje anche le spaccature riscontrate nei terreni incolti o a maggese.

Il carissimo dott. Matteo Rinaldi – co-autore con Pasquale Caratù del notissimo pregiato Vocabolario del nostro dialetto – mi suggerisce una intuitiva locuzione sostantivata:
«Sèrchje alla chépe locuz. sost.f. corr., med. = Idrocefalo.
Aumento dei diametri del cranio dovuto a tumore o a condizione che aumentano o bloccano la circolazione del liquor, per cui le suture craniche si distanziano (come se si aprissero). Condizione che trasforma il cranio nelle stesse condizioni della pelle quando va incontro alla sèrchje.  Si spiega così il perché di questi due accostamenti.»

Insomma qualsiasi fenditura, piccola o grande era detta sèrchje.

Cercando in rete ho scoperto che il termine deriva dal latino serculam.

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Serpànde

Serpànde s.m. = Serpante

Attenzione, non è un errore di battitura, non si tratta di “serpente”.

È un termine un po’ curioso, noto solo a coloro i quali hanno prestato servizio militare in Marina.

Viene così chiamato il Marinaio addetto alla pulizia dei locali igienici sulle navi. Insomma, dato che è un servizio sgradevole, viene imposto come punizione a qualche giovanotto che manifesta spirito bollente, giusto per dargli una calmata e fargli apprezzare la disciplina militare.

A nessuno piace pulire i cessi!

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Serràcchje

Serràcchje s.m. = Saracco

Sega a mano generalmente di forma trapezoidale, lunga max cm 60, con una corta impugnatura anatomica fissata ad un lato della lama.

Quello che è al centro della foto è detto “saracco a costa” perché presenta il lato superiore rinforzato per dargli maggiore rigidità e precisione nell’eseguire il taglio. È usato dai costruttori di cornici che si avvalgono di apposite guide, dette “dime”, per i tagli precisi a 45°.

Una curiosità va detta su questo attrezzo: alcuni musicisti virtuosi, con il saracco usato come uno strumento musicale invece che come sega, riescono a cavare delle melodie dal timbro simile a quello dell’ukulele, la famosa chitarra hawaiiana.

Il “violinista” afferra la sega dal manico con la sinistra, la poggia in posizione verticale contro il pavimento, spinge la lama verso il basso in modo che, piegandosi, descriva una “C” e, usando con la destra l’archetto del violino sulla parte non dentata della lama, ottiene un suono lungo e modulato e vibrato.

Più la lama è piegata, più il suono è acuto. Bisogna essere bravissimi a saper calcolare di quanto deve curvare e rilasciare la lama per ottenere le note giuste. Vi assicuro che il risultato è sorprendentemente accattivante.

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Sertóscene

Sertóscene s.f. = Tartaruga

Detta anche Sertójene, Sertócce, Sartóscene = testuggine

Rettile terrestre (Testudo hermanni) con carapace lungo fino a 26 cm, diffuso nell’Europa meridionale e allevato spec. nei giardini, comunemente detto tartaruga.

L’esoscheletro è composto da uno scudo dorsale convesso, detto carapace, e dallo scudo ventrale, detto piastrone, uniti tra loro da legamenti elastici.

Quella di mare, la famosissima Caretta caretta, è una specie protetta perché in via di estinzione. Talvolta si impigliava nelle retri dei nostri pescatori.
Qualche persona, ignara della proibizione, ne ha anche mangiato le carni giudicandole eccellenti.
Da qualche anno è attivo il nostro Centro di Recupero di Tartarughe Marine si è reso benemerito per averne salvate  rischio di soffocamento da materiale plastico.

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