1 – Condizione ambientale caratterizzata dall’assenza di suoni, rumori o voci: che selènzje stasöre = che silenzio questa sera!
2 – Il non parlare, lo smettere di parlare o di gridare, di cantare, di suonare e sim.. Tacere, anche come avvertimento o comando: Selènzje, ca ‘i crestjéne hanna dòrme = Fate silenzio ché le persone (i nostri vicini) devono dormire!
3 – Nelle caserme, nei collegi e sim., ordine che obbliga al riposo e proibisce qualsiasi rumore e anche il periodo in cui vige tale obbligo: Ho sunéte ‘u selènzje = Ha suonato il silenzio!
Ritengo che nel dialetto il termine selènzje sia entrato proprio dai soldati che, cessata la ferma di leva, tornavano a casa con qualche parola di lingua italiana imparata dai commilitoni. Infatti era più usato statte cìtte = sta zitto.
Ricordo che le sere d’estate, davanti all’uscio di casa, accoccolati su una stuoia stesa sul marciapiedi, si svolgeva il gioco del silenzio. Uno dei partecipanti recitava la poesia:
Selènzje selènzje, selènzje,
ca addröte ‘a porte da Laurènzje
sté ‘nu strónzele sìcche!
Chi pàrle apprüme ce l’allìcche!!! (Ssssst!)
Traduzione: Silenzio, silenzio, silenzio/dietro la porta di Lorenzo/c’è uno stronzo secco/chi parla per prima se lo lecca.
Anche se la presenza dello stronzo dietro la porta di Lorenzo era del tutto immaginaria, il silenzio scendeva improvvisamente sul gruppo, salvo a sparire in una esplosione di voci appena qlcu si lasciava sfuggire un minimo flebile tratto di voce.
Mia nonna, analfabeta, per farci stare zitti diceva spesso: solènzje!.
Usava questa curiosa versione perché era di Macchia, o perché voleva fare un tentativo di imitazione della lingua italiana? Non lo saprò mai.