Categoria: S

Segnerüje

Segnerüje pron. = Tu

Tu: Pronome personale. m. e f., 2a persona singolare.

Fino alla metà degli anni ’50, quando ci rivolgevamo a persone anziane o anche ai nostri stessi genitori o ai nonni, non era ammesso dare del “tu”: si diceva segnerüje.

Talvolta, per abbreviare, di pronunciava Surüje.

La frase era svolta sempre in seconda persona.

Papà, me l’ha dìtte segnerüje = Babbo, me lo hai detto tu

Retaggio del feudalesimo. Quando i contadini si rivolgevano al loro signorotto usavano “sua/vostra signoria” per sottomissione e rispetto. Mi viene a mente il siciliano vossìa=vostra signoria, o voscènza=vostra eccellenza.

Una volta da bambino diedi del tu a un anziano, e lui prontamente mi disse: e che, jüje e te süme sùzze? = e che, io e te siamo uguali (di età)?

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Segnurìtte

Segnurìtte top. = Signoritto

Toponimo che descrive una zona ai piedi del Gargano, sulla strada che va verso San Giovanni Rotondo, prima delle Matine di San Giovanni, le prime falde della montagna.

Non sono certo se Signoritto ricade nell’agro di Manfredonia o se già è compresa nel territorio sangiovannaro.

Il Pullmann di linea calcola 15 minuti di corsa per giungere alla fermata Signoritto e 25 min. per quella di Matine.

Mio padre mi portava con sé a Signoritto quando andava a riparare la seminatrice e la mietitrice di un coltivatore, tale Nicola Falcone (detto Ficöne), che veniva a prelevarci a Manfredonia col suo sciarabbàlle.

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Selènzje

1 – Condizione ambientale caratterizzata dall’assenza di suoni, rumori o voci: che selènzje stasöre = che silenzio questa sera!

2 – Il non parlare, lo smettere di parlare o di gridare, di cantare, di suonare e sim.. Tacere, anche come avvertimento o comando: Selènzje, ca ‘i crestjéne hanna dòrme = Fate silenzio ché le persone (i nostri vicini) devono dormire!

3 – Nelle caserme, nei collegi e sim., ordine che obbliga al riposo e proibisce qualsiasi rumore e anche il periodo in cui vige tale obbligo: Ho sunéte ‘u selènzje = Ha suonato il silenzio!

Ritengo che nel dialetto il termine selènzje sia entrato proprio dai soldati che, cessata la ferma di leva, tornavano a casa con qualche parola di lingua italiana imparata dai commilitoni. Infatti era più usato statte cìtte = sta zitto.

Ricordo che le sere d’estate, davanti all’uscio di casa, accoccolati su una stuoia stesa sul marciapiedi, si svolgeva il gioco del silenzio. Uno dei partecipanti recitava la poesia:

Selènzje selènzje, selènzje,
ca addröte ‘a porte da Laurènzje
sté ‘nu strónzele sìcche!
Chi pàrle apprüme ce l’allìcche!!!
 (Ssssst!)

Traduzione: Silenzio, silenzio, silenzio/dietro la porta di Lorenzo/c’è uno stronzo secco/chi parla per prima se lo lecca.

Anche se la presenza dello stronzo dietro la porta di Lorenzo era del tutto immaginaria, il silenzio scendeva improvvisamente sul gruppo, salvo a sparire in una esplosione di voci appena qlcu si lasciava sfuggire un minimo flebile tratto di voce.

Mia nonna, analfabeta, per farci stare zitti diceva spesso: solènzje!.

Usava questa curiosa versione perché era di Macchia, o perché voleva fare un tentativo di imitazione della lingua italiana? Non lo saprò mai.

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Sellére

Sellére s.m. = Sellaio

Artigiano che fabbrica o ripara articoli di selleria e valigeria od oggetti di cuoio in genere.

Nell’epoca in cui i trasporti venivano eseguiti a trazione animale, i finimenti dei cavalli, dei muli, dei somari, erano rigorosamente fatti a mano e, specie il basto e la sella.

Qui bisogna ovviamente fare una lode a questi maestri artigiani che ci hanno lasciato degli oggetti irripetibili.

Siccome i tempi moderni motorizzati lo hanno messo da parte, questo artigiano si è inventato un altro mestiere passando al mobile imbottito, data la sua abilità a trattare il cuoio. Quindi si èmesso a riparare divani, sofà, poltrone, perfino sedie a sdraio, cuscini e schienali per automobili.

Categoria in estinzione.

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Selujistre

Selujistre n.p. = Silvestro, Silvio

Negli anni ’50 Silvestro era un bracciante agricolo avvezzo al vino.

Spesso capitava che nello stesso podere lavorassero insieme Selujistre e il famigerato Jàmme-suttüle = “Gambe sottili”, altro bevitore incallito.

Per la bevuta serale andavano in sinergia e si scendevano un bottiglione da due litri a testa senza il minimo tentennamento.

Una coppia indivisibile, tipo “Doppio Rum & Salasso” due bevitori incalliti di vetusta memoria. Se non sapete nemmeno chi sono questi due personaggi siete proprio giovanissimi!

Erano personaggi dei fumetti, corollario delle avventure del famoso Capitan Miki, ambientati nel Far West.

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Sèmbe de füle

Sèmbe de füle loc.avv. = Continuamente

Espressione che designa un’azione senza soluzione di continuità, senza soste, che procede ininterrottamente.

‘Stu pùrche cuškejöje sèmbe de füle = Questo maiale (nel senso di persona sporcacciona) scorreggia continuamente.

Scusate l’esempio un po’ volgare, è il primo che mi è venuto in mente: che sia una rivelazione freudiana del mio inconscio scorreggione?.

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Semblecöne

Semblecöne  agg. = Sempliciotto.

Persona con atteggiamenti ingenui, poco accorti, talora indisponenti.

Appare nei momenti più impensati con una battuta fuori luogo o con pretese inaccettabili.

D’addjì ca vöne ‘stu semblecöne? = Da dove viene questo personaggio strano?

Assemègghje proprje a ‘nu semblecöne = Sembra proprio un fessacchiotto.

Viene usato anche per definire uno spilungone dinoccolato.

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Séme-cjirchje

Séme-cjirchje s.m. = Semicerchio

Si riferisce al finestrino semicircolare posto sopra l’architrave dell’uscio di casa.

Lo chiamavano semicerchio anche se aveva la classica forma rettangolare.

Veniva protetto con rete anti mosche, da sbarre di ferro anti ladri, e da vetrinette interne anti freddo.

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Sendènze

Sendènze s.f. = Maledizione

È ammessa anche la pronuncia sendènzje.

Non ha nulla a che vedere con il termine simile italiano “sentenza”.

La sendènze è un’invocazione di male, di sventura su qcn. o qcs..

Molto temuta dalla maggior parte delle persone che avevano avuto un diverbio.

Roba che ora ci fa sorridere…Difatti qualche progressista dell’epoca coniò un proverbio sulla sendènzje grosse.

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Sendenzjé

Sendenzjé v.t. = Maledire

Si può usare anche la locuzione Mené ‘a sendènzje = Lanciare una maledizione, invocare la cattiva sorte sulla testa di un avversario.

Si sendènzje non a caso. Ovviamente la maledizione è mirata contro qlcu che si è comportato molto male verso colui che, per reazione, lancia la sendènze.

Praticamente gli augura tante ‘belle cose’: rovina, disdetta, calamità, disgrazia, iattura, abominazione, ecc. ecc. Magari specificamente si predice il genere di guai che, di volta in volta, si sceglie per la rovina del contendente…

L’ho menéte ‘e sendènzje ca ce uà da vènne ‘a chése = Gli ha lanciato una maledizione (a causa della quale) deve vendersi la casa (per tamponare le conseguenze dei numerosi guai che gli capitaranno inevitabilmente a breve).

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