Categoria: S

Scussié

Scussié v.i. = Bighellonare, vagare

Spostarsi da un luogo a un altro senza un programma preordinato, spec. per svago o divertimento.

C’entrano le cosse = le gambe, perché dovrebbero stare ferme invece di andare sempre in giro senza il controllo della mammina: (spezzéte de cosse!)

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Scutelàrece ‘i pólece

Scutelàrece ‘i pólece loc.id. = Defilarsi, sottrarsi, deresponsabilizzarsi

La locuzione a volte è più completa: scutelàrece ‘i pólece da ‘ngùdde = scuotersi le pulci da dosso.
Alla lettera significa: scuotersi le pulci, eliminare i fastidi.

Simile alla locuzione italiana “lavarsene le mani”, ossia defilarsi, togliersi le responsabilità, scansare fastidi, disinteressarsi, cavarsi da situazioni difficili, disimpegnarsi, svincolarsi.

Chiaramente è scutelàrece il verbo transitivo scutelé = scuotere, coniugato in forma riflessiva.

Nota fonetica:
‘u pòlece = la pulce, al singolare: va scritto con l’accento grave sulla ò ed ha una pronuncia larga (come cepòlle = cipolla);

‘i pólece = le pulci, al plurale: va scritto con l’accento acuto sulla ó ed ha una pronuncia stretta (come pózze = pozzo,o puzza)

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Scutelé

Scutelé v.t. = scuotere, scrollare

Scutelé (dal latino excutere)  significa muovere e ripetutamente qualcosa agitando con violenza. 

‘U vjinde scutelöje l’àreve = Il vento scuote gli alberi.

Scuotere lo straccio che raccoglie le polvere. Anche battere con la mano, in assenza di spazzola, su un indumento che  impolverato per nettarlo grossolanamente.

Scuteljijete söpe ‘a spalle, ca sté ìa pòlve = Scuotiti sopra la spalla (della giacca) ché c’è polvere.

Esiste una locuzione molto colorita che adopera questo verbo: Te sì arretréte  p’i chegghjüne scuteléte! 
Ovviamente nessuno rientra in casa dopo aver “sbattuto” (dolorosissimamente) i suoi testicoli come si fa con la tovaglia o con un tappetino!
La frase, in maniera del tutto figurata, è un vero rimprovero che evidenzia il rientro in casa del marito con le mani completamente vuote. Sia perché, al suo rincasare a fine giornata, non aveva potuto guadagnare nessun salario, sia perché  gli era passato di mente di comprare qualcosa per il desinare, e sia perché totalmente sfiancato dalla dura fatica in mare o nei campi.

Ringrazio il lettore Amilcare Renato per avermi rammentato questa locuzione,  frequente in bocca alla sua pepata nonnetta!

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Sdangagliöne

Sdangagliöne sost.inv. = persona grande e grossa

Dicesi di persona di grande mole e statura, alta e robusta. In italiano si difinisce un “Marcantonio”.

Talora si usa la versione sdangaliöne oppure sdangalliöne.

Si può usare anche al femminile.

Jöve ‘na pjizze de sdangallione = Era un pezzo di ragazza. Qui Si mette in evidenza solo la statura, la mole della tizia, a prescindere dlle sue fattezze più o meno armoniche.

Come termine di paragone, l’italiano cita talora un armadio: Quel giovanottone è grande come un armadio.

Invece i nostri nonni facevano riferimento alla stanga del carretto, robusta e lunga. Il leone da sempre simboleggia la forza.

Quindi alla lettera: stanga-leone.

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Sderlàzze

Sderlàzze s.f. = Raschietto, nettascarpe

Si tratta di un oggetto metallico, simile alla raretöre, usato dagli ortolani per staccare la terra, quando è umida e si attacca alla lama della zappa rendendola più pesante e faticosa da sollevare. Veniva “indossato”  con un laccio passante per l’occhiello e legato alla cintura.   Parlo al passato perché nessuno più adopera la zappa manualmente, essendosi dotati di motozappa anche gli hobbisti giardinieri.

Esiste anche una sderlàzze a lama lunga come un coltellaccio, per eseguire la stessa operazione di distacco della terra dall’«orecchio» del vomere dell’aratro a trazione animale (aratro mono-vomere). Era collocato sul fusto dell’aratro, su apposito aggancio. Con un sinonimo viene detto anche ‘u raddéte.

Infine con lo stesso termine sderlàzze veniva designato una lamina di ferro, fissata in verticale ai lati degli usci delle case di campagna, per consentire ai lavoratori che tornavano dai campi, di liberarsi del fango attaccato sotto le suole delle loro scarpe. In italiano viene detta “nettascarpe” o anche, con voce regionale, “gratta-scarponi”.

Il nome sderlàzze credo si richiami etimologicamente un po’ al sostantivo terra (terra-sterra-sterraccio-sterrazze-sderlazze). È una mia deduzione, opinabile naturalmente.
In altri comuni della Daunia è detto sderrazze.

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Sderlufféte

Sderlufféte agg. = Malconcio

Malridotto. Persona che cammina strascicandosi, per deformazione scheletrica, per la sciatica o… per i postumi di una bastonatura.

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Sderrüpe

Sderrüpe s.m. = Dirupo, precipizio

In senso figurato significa anche danno, malora, fallimento, guasto irreparabile, rovina..

Da qui deriva anche il verbo transitivo (clicca→) sderrupé e nella forma riflessiva sderupàrece,

Anche l’accantonamento di un progetto prima ancora di iniziarne la realizzazione, mandare a monte.

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Sderupé

Sderupé v.t. = Guastare

Ammesso anche sderrupé.

Danneggiare irreparabilmente qlco., deteriorare, guastare, disfare, rovinare.

Figuratamente disfare un progetto prima ancora di iniziarne la realizzazione.

Mandare in malora, rompere le uova nel paniere. Operazione da guastafeste.

Credo che derivi da derrüpe = dirupo, precipizio. Quindi esattamente sderupé (o sderrupé) significa: “precipitare, cadere nel precipizio”.

Diceva cinicamente il tiolare do un’impresa di trasporti: Nen me ne ‘mborte njinde ca ce sderrópene l’autìste, abbaste ca ce arretìrene ‘i camje. Inutile la traduzione

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Sdevìzze

Sdevìzze s.m. = Dispetto.

Gesto compiuto espressamente per infastidire, per danneggiare.

Si diceva quando qualcuno per reazione ad un’offesa, a una mascalzonata, si comportava da ostruzionista, e magari per controffensiva, e faceva una mascalzonata a sua volta, come per vendetta.

Secondo me è sinonimo di: odio, vendetta, rancore, contrasto, livore, litigiosità, dispetto, caparbietà e simili.

Esiste un termine germanico “zwist” [pronuncia s-vist, con la S molto dura e sibilante] che significa discordia, dissidio, disaccordo, conflitto. Tenuto conto che gli Svevi erano qui 750 anni fa, qualcosa della loro parlata nordica ha resistito fino ai nostri giorni, seppure lievemente modificata dai secoli. Un altro esempio del tedesco “nostrano”: trinken = trinchje´= bere.

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Sdrenàrece

Sdrenàrece v.i. = Sfiancarsi

Etimologia dal latino disrenare = Slombars

Logorarsi i lombi per l’eccessiva gravosità del lavoro fisico.
Per la stanchezza intellettuale oggi si dice stressarsi.

Come il verbo diretto sdrené, sono convinto che derivi da «reni», ossia zona lombare severamente provata.

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