Categoria: S

Scescelècchje

Scescelècchje s.f. = Sonagli, bubboli

Sferette metalliche cave, con fessura, contenenti una pallina di ferro.

Quando vengono agitati, i bubboli producono un suono tintinnante.

Si adoperano, singolarmente o in serie, per adornare collarini di gatti, finimenti per cavalli, o anche certi costumi carnevaleschi.

Mi risulta che scescelècchje, data la sua assonanza con muscelècchje, si possa usare anche per indicare una ragazza che si è ridotta pelle e ossa o per una dieta troppo severa, o per amore, o purtroppo per una malattia.

Madònne, ‘sta uagnöne, c’jì fatte ‘na scescelècchie! = Madonna, questa ragazza si è svuotata come un sonaglino.

Il termine scescelècchje viene usato. anche al maschile scescelìcchje in senso figurato per indicare oggetti di scarso valore, chincaglieria, cianfrusaglia.

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Scescéte

Scescéte agg.= Arruffato, scompigliato.

Simile a (clicca→) sceddjéte

Aggettivo riferito a capigliatura scarmigliata, oltremodo in disordine, per trasandatezza, o per la forte ventilazione, o per altra causa.

Tènghe ‘i capìlle scescéte = Ho i capelli spettinati
Luciüje, ch’jì succjisse? Stè tutta scescéte =  Lucia, che È successo? Sei tutta scarmigliata, arruffata.

Anche i vestiti raffazzonati, stropicciati diconsi scescéte.
Credo che derivi da questo aggettivo il sostantivo (clicca→) sciösce

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Scetté

Scetté v.t. = Vomitare, gettare

1) Espulsione totale o parziale del contenuto gastrico dalla bocca, per contrazione dei muscoli dell’addome e per antiperistalsi della parete gastrica. Preceduto da sensazione di nausea (scusare se sono stato troppo scientifico).

Fjirme ‘sta màchene, ca me töne a scetté! = Ferma questa auto, che mi viene da vomitare.

2) Buttare via qlco in quanto rotto, inservibile, vecchio e sim.

Ch’a da fé pe tutte ‘sti cöse vjicchje, scjittele! = Che devi fare con tutte queste cose vecchie, buttale!

Scetté, come suono, è simile al francese jéter.

La parlata moderna preferisce dire jetté e vumeché o, peggio, vumeté. (Vedi jetté lu sanghe).

Per renderlo trisillabo come l’italiano get-ta-re, qlcu pronuncia jet-té-je

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Schéle schéle

Schéle schéle avv. = Lungo le scale.

Mené schéle-schéle = Lanciare qlcu o qlco lungo la gradinata.

Cadì schéle-schéle = Cadere per le scale.

Tagghjé i capìlle schéle-schéle = Tagliare i capelli maldestramente (come zanne-zanne).
Il risultato disastroso di un lavorante barbiere alle prime armi.

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Schemmöve

Schemmöve v.t.= Spostare, rimuovere qlco.

Usato per lo più in modo figurativo, specie nel senso di muovere a compassione.

Enótele ca chjànge: a mmè nen me fé schemmöve pe njinde per njinde! = È inutile che piangi: non mi commuovi assolutamente.

Esiste la forma riflessiva :Schemmuìrece = Turbarsi, impressionarsi, intimorirsi, muoversi, spostarsi.

Ce so’ presendéte tre bandüte p’i pestöle pundéte, ma Mecöle nen c’jì schemmusse tande= Si sono presentati tre banditi con le pistole puntate, ma Michele non si è impressionato più di tanto.

Jüje lu chjéme e códde nen ce schemmöve da llà = Io lo chiamo e quello non si muove da lì.

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Schjenéle

Schjenéle s.m. = Schienale

Gli schienali qui descritti sono sottoprodotti della macellazione degli animali, come la trippa, i rognoni, ecc.

Le nostre nonne usavano questi nervi lunghi, staccati della spina dorsale (generalmente dai vitelli), tagliati a tocchetti e cotti, bianchi, callosi, una leccornia delle nostre tradizioni ormai dimenticata.

Grazie al dott. Enzo Renato per avermi suggerito questa voce.

Forse perché a casa mia non piacevano, non ricordo mai di averne mangiati, né di averli mai sentito nominare. Bisognerebbe saperne di più interpellando qualche macellaio di una certa età.

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Sciabbecajùle

Sciabbecaiùle s.m. = Sciabicaiolo

Sciabbecaiùle è un pescatore addetto ad un particolare tipo di pesca detta in italiano “sciàbica” che è una rete a strascico e praticata in prossimità della costa con fondali bassi.

Si tratta di un sistema usato pescatori anziani.

Infatti gli anziani, non avendo più l’età e il vigore richiesti per questa dura professione, non uscivano più al largo per le consuete battute di pesca.

Quando il termine si riferisce ad una persona giovane la parola ha una valenza negativa. Come per dire che non ha un mestiere definito, che si accontenta di poco.

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Sciabbècche

Sciabbècche agg. = Trasandato

Parola di origine araba: sabaqqa = persona sciatta, trasandata.

Disordinato nel vestirsi.

Giuà, te sì vestüte a cüme nu sciabbècche! = Giovanni, ti sei vestito come un barbone.

Ora si direbbe “Hai una mise casual”.

Ma l’ineleganza è anche citata nel termine “zolla-zolle

Al femminile fa “Sciabbacchètte

Canzonatura: Ninètte ‘a sciabbacchètte, ci j’ cachéte ‘u cavezunètte! = Ninetta l’inelegante, si è cacato la mutanda a boxer.

In italiano sciabecco è un’imbarcazione a vela a tre alberi, di origine araba, usata per i trasporti delle merci nell’ambito del Mediterranei nei commerci levantini.
Etimologia: Ar.pers. Sumbuk, fr. chebec, ingl. shebeck, ted. schebecke, sp. xebèque,port. xabeco o chaveco

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Sciàbbeche

Sciàbbeche s.f. = Sciàbica

Il termine italiano ci perviene dallo spagnolo jàbeca (si pronuncia hàbeca, con l’h molto aspirata) a sua volta derivato dall’arabo shàbaka, pronunciato sciàbaca

Particolare tipo di pesca [anticamente  detta «’u tónne» ossia ” il rotondo”]  praticata in prossimità della costa con fondali bassi mediante una rete a strascico. Ora con termine più moderno viene chiamata sciàbbeche.

Una piccola barca salpa da un punto della spiaggia calando una lunga rete da pesca, e dopo aver percorso una rotta semicircolare, rientra  a poche decine di metri dal punto di partenza.
I due capi della rete (detti zampannére) vengono avvicinati alla riva, dove gli “sciabicaioli” (addetti alla sciabica) provvedono a tirarla a riva usando la forza muscolare.
Per agevolare il traino essi si servono della  pastöre.  È questa una striscia di robusta tela olona cucita ad anello che si indossa a tracolla. L’anello di tela termina con una sagola e un grosso sughero.

I pesci intrappolati vanno a finire nel fondo della rete man mano che questa viene  avvicinata  alla costa.

Tutto il pescato viene diviso tra gli uomini che partecipanti all’operazione.

Si tratta di un sistema in disuso, usato in passato dai pescatori anziani che non uscivano più al largo non avendo più l’età e il vigore richiesti per questa professione.

Con lo stesso termine si designano sia la rete e sia la barca attrezzata per questo tipo di pesca.

Un vassoio di pesci piccoli – appena pescati – da preparare subito per imprigionarne la fragranza è detto ‘a sciabbechèlle: sinonimo di freschezza e genuinità.

(Foto Valente)

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Sciàbbele

Sciàbbele s.f. = Sciabola

Oltre al significato di sciabola intesa come arma da punta e da taglio, la sciàbbele, intende designare il Pesce sciabola (Lepidopus caudatus).

Questo è un pesce d’acqua salata appartenente della famiglia Trichiuridae.

È diffuso nel Mar Mediterraneo, nella costa atlantica orientale (dall’Islanda al Sudafrica) e nell’indo-pacifico.

Vive nelle acque costiere fino alla discesa della piattaforma continentale negli abissi, da -40 a -620 m di profondità, soprattutto su fondali fangosi.

(da Wikipedia)
“Questo pesce presenta un corpo allungato e compresso ai fianchi, tipicamente nastriforme. Il muso è allungato, con due mascelle provviste di denti aguzzi e robusti. La pelle è sprovvista di scaglie e molto viscida. La pinna dorsale inizia subito dopo la testa e termina a pochi cm dalla pinna caudale: nella parte iniziale è sostenuta da raggi simili ad aculei, per poi passare presto a raggi molli e sottili. Le pinne pettorali sono trapezoidali, la coda piccola e bilobata. La ventrale è formata da pochi raggi vicini alla coda. Le pinne ventrali sono ridotte a moncherini.
La livrea è argentea, più scura su capo e dorso. Le pinne sono tendenti al giallo trasparente.
Può raggiungere e superare i 200 cm di lunghezza, per un peso massimo di 8 kg.”

La sua carne è ritenuta erroneamente di scarso pregio. Provatela in umido e smentirete i sedicenti esperti.

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