Categoria: S

Sceddechéte

Sceddechéte s.f.= Folata, ventata, convulsione

1) Sceddechéte s.f. – Descrive una folata improvvisa di vento abbastanza intensa da fare stormire gli alberi o addirittura far rovesciare le imbarcazioni. Sin: ruffeléte = raffica (di vento, non di mitraglia…).

2) Sceddechéte s.f. – Fase convulsiva che fa contrarre e rilasciare velocemente i muscoli interessati. In questo caso il termine proviene dal verbo sceddeché = agitare le ali (scìdde, o scìlle) [*], ma non in volo.

Il movimento frenetico delle ali di un volatile, che tra l’altro crea ventilazione, mi fa venire a mente quando mia madre uccideva il galluccio recidendogli la carotide.   La bestiola dapprima sceddecöve velocemente, e successivamente rallentava sempre più i suoi  spasmi alari.
Sinonimo: strìseme = convulsioni.

3) Sceddechéte agg. – Malridotto. Scherzosamente descrive qlcn che decisamente non è in buona forma fisica o mentale. Ha perso smalto, brio o vigore, come un galletto abbacchiato, dopo aver sbattuto a lungo le ali ed ha esaurito le forze. Accostatelo all’esempio del galluccio del punto precedente.

[*] Nota linguistica:
Moltissimi termini che nella prima metà del ‘900 terminavano in -dde (cepodde, cavadde, cappjidde, jaddüne, ecc.) nella parlata odierna vengono pronunciati con la finale in -lle (cepolle, cavalle, jallüne…) ad eccezione di jaddenére che ha mantenuto la forma originale..

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Sceddjéte

Sceddjéte agg. = Scarmigliato

Relativo specificamente allo stato della pettinatura.
Scapigliato, arruffato, spettinato.

Insomma la capigliatura è fuori posto, urge un pettine!

La causa può essere il vento, la trascuratezza personale, una lotta corpo a corpo, una notte di sesso, una prestazione sportiva, ecc.

È sinonimo di (clicca→) scescéte.

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Scélajùle

Scélajùle s.m. = Conduttore di arenili.

Una volta era una persona di modeste risorse economiche, perché i terreni sabbiosi (‘i scéle) di cui era fittavolo davano una bassa resa produttiva, e per giunta erano malsani e paludosi.

Il termine era un sinonimo di persona misera, che viveva di stenti.

L’evoluzione tecnologica in agricoltura ha reso fertili anche gli “sciali”, e fortunatamente il termine ha perduto l’accezione negativa degli anni ’30.

Qlcu con tendenza più moderna pronuncia scialajùle ma solo per specificare la natura dell’arenile cui si dedica questo coltivatore.

Per estensione, era chiamato scélajùle o scialajùle chiunque traeva sostentamento dagli Sciali, come quelli che raccoglievano giunchi per farne canestri o impagliature di sedie, o infiorescenze di canne per farne scope, o quelli che con barchette dal fondo piatto vi pescavano anguille o quant’altro.

 

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Scéle

Scéle top. = Sciale.

Con questo nome generico viene indicata la fascia litoranea sabbiosa che si stende fra Torre di Rivoli e Zapponeta, ora completamente bonificata dalle preesistenti paludi.

Di solito per indicare la zona solo genericamente si usa il plurale: ‘I scéle.

Se si vuole indicare uno specifico luogo, si nomina al singolare con il cognome del proprietario originario:

‘U scéle Frattarùle = Lo sciale di Frattarolo.
‘U scéle Bòrge = Lo sciale di Borgia
‘U scéle Muzzìlle = Lo sciale di Mozzillo.

Gli arenili sono tuttora coltivati a ortaggi e legumi (carote, finocchi, patate, cipolle, aglio, fave, carciofi ecc.) particolarmente pregiati.

Presumo, forse erroneamente, che il nome sia di derivazione araba-spagnolesca probabilmente riferito a rena, sabbia, riva.

Vale sempre l’invito ai pazienti lettori a rettificare le mie asserzioni tramite il sottostante spazio per i commenti.

In passato era una zona paludosa, malarica. Tuttavia dava sostentamento a coltivatori, piccoli pescatori, raccoglitori di giunchi, detti scélajule, o scialajùle.

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Scelebbréte

Scelebbréte agg. e s.m. =Squilibrato

Lo squilibrio in questo caso è esclusivamente mentale. Definisce un soggetto psichicamente compromesso.

Il soggetto che dà segni di squilibrio mentale dai ragazzi di oggi viene sommariamente definito con un eufemismo, ossia “esaurito”.
Non sono medico ma presumo che alcune cause (lutti, debiti, divorzi, trasferimenti, disoccupazione…) possono  essere scatenanti in una persona  caratterialmente fragile.

Credo che l’origine del termine sia “cervello” inteso come cerebro, con il prefisso “s” privativo negativo: s-cerebro = senza cervello, decerebrato, quindi senza intelletto.

Ammesso che si possa dire, in italiano suonerebbe “scerebrato”.

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Sceléte

 Sceléte agg = Ghiacciato, uomo impotente, donna infeconda.

Quando un uomo è affetto da impotenza sessuale, senza ricorrere a tante spiegazioni scientifiche, lo si classificava sceléte = freddo, gelido.

L’aggettivo è pronunciato ironicamente in un dialetto un po’ forzato, nel senso che si dovrebbe dire geléte, non sceléte, come ad esempio si dice a Mattinata.

Il popolino non faceva distinzioni tra impotentia coeundi e impotentia generandi, come è comtemplato dalla Giurisprudenza per descrivere questo problema maschile.

Ai tempi delle nostre nonne se l’uomo non faceva avances lo si etichettava subito così, frigido, come le donne insensibili agli stimoli sessuali.

Quando il poveretto capitava in un luogo dove c’erano anche le donzelle, in una sala da ballo, ad una festa, ecc. le ragazze si scambiavano occhiate significative e sorrisini beffardi.

Magari il malcapitato era solo timido e impacciato, senza alcuna difficoltà di erezione…

Credo che il termine vada bene anche per descrivere una donna notoriamente sterile o solo con scarso seno.

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Scemunüte

Scemunüte agg., s.m. = Idiota

Persona con poco cervello, scimunito, andato di testa, rincitrullito, rintronato, rincoglionito

Si diceva anche ‘nzallanüte, con un termine napoletano da noi passato nel dimenticatoio.

Madònne e cumm’agghja fè ca stù marüte müje alla vecchiéje c’jì scemunüte apprjiss’i fèmmene! = Madonna, come devo fare ché questo marito mio alla vecchiaia si è rincitrullito dietro alle donne.

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Scenüsce

Scenüsce s.f. = Carbonella accesa.

Cenere calda con qualche residuo nodino di rüsce ancora accesa, che si allargava con la paletta per godere gli ultimi tepori del braciere.

Deriva dal latino  ex+cinerem (da cenere).

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Sceròcche

Sceròcche s.m. = Vento di scirocco

È il nome di un vento che spira da meridione, caldo e umido perché attraversando il Mar Mediterraneo si carica di umidità.

Deriva dall’arabo shulúq, che ha lo stesso significato.

Nota fonetica: La “ò” di sceròcche =  scirocco, va pronunciata larga non come la ó di sceróppe = sciroppo

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Scerpetìgghje

Scerpetìgghje s.m. = Cianfrusaglia

Oggetti piccoli, minutaglia, cianfrusaglie, ciarpame, accozzaglia di cose (preferibilmente da buttare).

Come tanti altri, anche questo termine deriva dal francese objets petits = oggetti piccoli.

Quann’jì ca li jitte tutte ‘sti scerpetìgghje? = Quando li butti tutti questi oggetti inutili?

(Vedi: Strevìgghje)

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