Bisogna sapere che fino agli anni ’40 un ambulante – di cui non so il nome – si guadagnava da vivere, oltre che aggiustando gli ombrelli, anche predicendo il futuro alle giovani donzelle di Manfredonia.
Insomma costui formulava, dietro compenso, un oroscopo vero e proprio, personalizzato, senza conoscere minimamente gli ascendenti e le menate varie riguardanti i soggetti esaminati.
Egli – guardato con timore e rispetto dalle trepide mamme – consultava un misterioso libro chiamato in dialetto “U rutìlje”. Lui stesso forse veniva identificato con questo nome.
Per l’epoca era un libro considerato infallibile, degno di rispetto reverenziale, alla stessa stregua del Vangelo:
L’adda ’ngarré: sté scrìtte sope ‘u Rutilje! = Ti andrà bene, è riportato sul libro del Rutilio.
Me so’ fatte anduvené dau Rutìlje: tenghe i punde de stèlle a 17 anne e a 29 anne, e pò baste.” = Mi son fatto predire la sorte dal Rutilio: avrò dei giorni critici soltanto quando avrò raggiunto l’età di 17 e di 29 anni.
La mia curiosità mi ha portato a fare delle ricerche in rete!
Si tratta di tale Rutilio Benincasa, nato a Torano (CS) nel 1555, e morto probabilmente nel 1626, autore di scritti tramandati di generazione in generazione per 400 anni. Tra l’altro ha compilato delle tavole sulla periodicità dell’uscita dei numeri al lotto. Insomma un tipo molto fantasioso.
“Rutilio fu astronomo, astrologo, anche se sono poche le notizie storiche su questo personaggio al cui nome sono associate vicende leggendarie, presenti talora anche nel folklore europeo o nella tradizione letteraria classica, per cui a livello popolare è considerato una delle incarnazioni del prototipo dello stregone.” (dal web)
Per scrutare il futuro, in alternativa alle previsioni prezzolate del Rutilio, le giovani donzelle la sera della vigilia di San Giovanni – considerata “la notte magica” perché cade al solstizio d’estate – usavano versare l’albume di un uovo in un vaso di vetro colmo di acqua e lasciarlo tutta la notte sul davanzale della finestra o comunque al fresco. Prima di posarlo recitavano la giaculatoria: San Pjitre e San Giuànne, qual’jì la sorte ca tenghe auànne? = San Pietro e San Giovanni, quale è la sorte che ho quest’anno?
La mattina dopo, ansiose, andavano a scoprire la loro “sorte”.
L’albume, per effetto della frescura della notte, si rapprendeva in mille filamenti e agglomerati biancastri. Le ragazze vedevano, che so, tanti fili come le sartie di un bastimento (e allora il futuro “zito” poteva essere un navigante); oppure come una matassa posata sul fondo (e allora poteva trattarsi di un funaio); oppure come un foglio ricurvo, tipo una vela (un pescatore) o come una ruota (carrettiere o mastro carraio), ecc. Le speranzose pulzelle vedevano quello che “volevano” vedere.
Questa antica usanza era nota anche in Sicilia, nell’Italia Centrale.
Strettamente legati al responso del Rutilio c’erano i cosiddetti “punti di stelle”, trattati a parte
Ci sono sempre i creduloni, e ci sono, per contro, quelli che sanno avvantaggiarsene a piene mani…
Per favore non confondete, data la somiglianza dei termini, ‘u Rutìlje con ‘u rutjille (←clicca).