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Preggessiöne

Preggessiöne s.f. = Processione

Rito in cui sacerdoti e fedeli, disposti in fila, pregando e intonando inni, accompagnano, lungo un determinato percorso, immagini sacre, reliquie ecc.

A preggessiöne nen ce vöte quanne jèsse, ma quànne ce arretïre = La processione non va guardata quanto esce, ma quando rientra.

E’ un detto che ridimensiona gli entusiasmi: si valuterà il successo al termine dell’opera.

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Premmanènde

Premmanènde s.f. = Permanente

Parola che appartiene (spero) solo all’universo femminile.

Ondulazione artificiale dei capelli, realizzata con trattamenti chimici o termici. Dicesi permanente perché il trattamento porta a risultati duraturi. La crescita successiva dei capelli lisci spostava l’arricciatura verso il bordo inferiore, fintantoché si decideva di ricorrere nuovamente all’opera della parrucchiera.

Una volta era diffusa tra le donne che la facevano due volte all’anno per non strapazzare troppo la capigliatura.

Ora credo che non si usi più, basta una “messa in piega” settimanale, e qualche mèche ogni tanto.

I capelli così non vengono sottoposti a stress come per la permanente.

Dopo gli anni ’60, siccome ci eravamo tutti acculturati, grazie all’avvento della televisione, si diceva permanènde, simil-italiano, trascurando il fenomeno di metatesi linguistico dello spostamento della consonante (come frummàgge, frabbecatöre, fremmé, per formaggio, fabbricatore, firmare).

Andate al punto 5 di Ortografia e fonologia, nella barra iniziale di questo sito o cliccate sul link.

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Prescéte

Prescéte agg. = Contento, allegro, lieto, gaio, soddisfatto

Vüte a jìsse, sté tutte prescéte ca c’jì fedanzéte! = Guardalo, è tutto contento ché si è fidanzato!

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Prescèzze

Prescèzze s.f. = Gioia, allegria, contentezza.

In napoletano similmente di dice priézza.
Ecco, a conferma,  i versi dalla notissima canzone “Marechiare” di Salvatore Di Giacomo:

«Quanno sponta la luna a Marechiare
pure li pisce nce fanno all’ammore,
se revoteno ll’onne de lu mare,

pe la priezza cagnano culore,
quanno sponta la luna a Marechiare»….

Alcuni studiosi fanno risalire all’antico francese verbo preisier.

Baste ca vöte ‘i scavetatjille, jì la prescèzze söje = Appena vede i biscotti al finocchietto si riempie di gioia.

Sinonimo ‘u prüsce s.m., o più raro ‘u prjisce s.m. e prescìgghje.

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Presciannjìlle

Presciannjìlle agg. = gioioso

Pieno di gioia, di allegria.

Al femminile fa Presciannèlle 

Guardàtele a jèsse: tutta presciannèlle! = Osservatela, lei, tutta gioiosa.

La scia si pronuncia leggera, quasi come la je francese.

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Presciàrece

Presciàrece v.i. = Gioire intensamente, godere, rallegrarsi  intimamente.

Provare soddisfazione per la propria abilità, per un colpo di fortuna, godere del proprio ruolo.

Quanne vènge ce la prösce, quànne pèrde vé chjangènne = Quando vince (al gioco del lotto, delle carte, del foot-ball, ecc.) se la gode, quando perde va piangendo.

Presciaracìlle = Godersela, gustarsela.

Deriva dal latino pretiare, ammirarsi, compiacersi, pregiarsi, apprezzarsi.

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Prescìgghje

Prescìgghje s.m. = Eccitazione, euforia.

Tensione emotiva che induce agitazione, ansia incontenibile, specificamente riferita all’ attesa di un evento piacevole.

Si usa dire mettìrece ‘mprescìgghje = mettersi in eccitazione. La preposizione “in” viene incorporata nel sostantivo.

Con lo stesso significato si usa dire: mettìrece ‘nzanzolle e mettìrece ‘ngarzìlje

Vedüte a löre, ce so’ mìsse ‘mprescìgghje p’i fèste! = Guardateli! Si sono messi in eccitazione per le feste!

Ovviamente deriva da prüsce e prescèzze = gioia, contentezza.

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Prèscje

Prèscje s.f. = Prescia, fretta

Prescia, termine accettato anche in lingua italiana, trova applicazione solo nell’Italia centro meridionale.

Deriva dal francese empresser = affrettarsi, premurarsi, darsi da fare.

Difatti i Napoletani dicono Uagliù, facite ampresse, vuttàte ‘e mmane = Ragazzi, fate in fretta, non state con le mani in mano

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Prèsèndatàrme

Presèndatàrme s.m. = Rimprovero solenne, rimbrotto

È ben noto il significato letterale. di questo Comando militare alla voce, con cui si ordina ai soldati inquadrati di “presentare le armi” (da fuoco per la truppa e la sciabola per i graduati) in segno di onore e saluto. «At-tenti! Ri-poso! Presentàt-arm!»

Nella nostra parlata ‘u presèndatàrme  per l’imperiosità della voce, assume un significato di rimprovero verbale molto forte, un vero e solenne cazziatöne fatto in pubblico.

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Preverènze

Preverènze s.m. = Cantero, bugliolo

È un eufemismo, un’espressione ormai desueta, un per non nominare – caso mai ci fosse stato bisogno di menzionarlo – il famoso ruagne (clicca).

Se ci facciamo caso, questa è l’espressione contratta di pe reverènze = per riverenza, come per dire, parlànne pe respètte, non nomino quell’oggetto per opportunità, per tatto.

Un po’ come accade per il diavolo, chiamato brutta-bbèstje, o u Crìste-ce-vènghe.

Ringrazio per l’imbeccata i lettori Vincenzo Lo Riso e Sandro Mondelli.


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