Peppenèlle n.p. = Peppa, Giuseppa, Giuseppina, Pina, Peppina
È il femminile del diffusissimo Peppenjille (Peppino, Peppe, Pino, Pinuccio ecc.)
A noi anziani questo nome rievoca un estroso venditore ambulante, Felìppe i cardüne (Filippo dei cardi) detto anche Felìppe ‘i quatte fìgghje (Filippo quattro figli), che veniva in città dalla campagna col carretto pieno di ortaggi vari.
Costui, per attirare i compratori, aveva un modo singolare di lanciare le sua grida, in perfetti versi ottonari a rima baciata:
«Chi ce mange ‘sti cardüne
fé li fìgghje ‘mbriacüne!» = Chi si mangia questi cardi fa i figli ubriaconi!
«Chi ce mange ‘i rafanjille
fé li fìgghje mariungjille! » = Chi si mangia i ravanelli fa i figli ladruncoli!
Un altro suo grido che esaltava la freschezza del prodotto, con le ultime parole declamate quasi come in nenia discendente:
«Tenerjille, tenerjille u rafanjille!
L’agghje cùlte allu giardüne de Peppenèlla müje!» = Teneri teneri (sono i miei) ravanelli! Li ho raccolti dal giardino della mia Peppina!
Ascolta il sonoro cliccando sul triangolino bianco qui sotto (↓)
Spesso il retro del suo carretto era presa d’assalto, nonostante i colpi di frustino, da una masnada di monelli scalmanati per depredarlo di meloncini o cetrioli!
Era talmente pittoresco questo signore che il suo martellante intercalare “Peppinella mia” rimase celebre e diffuso in tutta Manfredonia, sia se si nominava giardino sia se il discorso cadeva sulla freschezza di un ortaggio.
Sì, l’agghje cùlte allu giardüne de Peppenèlle… = Sì, l’ho raccolto nel giardino di Peppinella…
Talmente diffuso, ma qui forse sto lavorando un po’ di fantasia, che una nave mercantile allestita da armatori locali fu battezzata proprio “Peppinella”.
Peccato che, nel suo viaggio inaugurale, carica di minerale di ferro, fu speronata da un Cargo norvegese quasi otto volte più grande, e affondò nel Canale della Manica, nei pressi di Dunkerque nel 1956.