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Masculöne

Masculöne s.f. = Virago, maschiaccio

Donna dotata di forza fisica, di coraggio e forza d’animo virili; scherz., donna dall’aspetto e dai modi mascolini.

Sèmbe pe’ ‘stu cavezöne! Mìttete ‘na gònne! Te vjiste pròprje accüme a ‘na masculöne! = Sempre con questo pantalone! Mettiti una gonna! Ti vesti proprio come un maschiaccio.

Conosciutissima con questo soprannome una donna, Nannüne ‘a masculöne. Leggende metropolitane narrano che cpstei era capace di gareggiare con un uomo, e, se era il caso, anche di fé a curtjille, maneggiare il coltello! Non ci credo.

Nannüne ‘a masculöne, per capacità risolutive e dicisionali, aveva affinità con Marüje ‘a cumenìste. Quest’ultima era sempre in prima fila sia nella parata dei Lavoratori il 1° Maggio, e sia a portare il cero alla Processione della Madonna di Siponto. Una catto-comunista ante litteram.

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Maškatüre

Maškatüre s.f. = Serratura

Congegno meccanico per chiudere a chiave porte, sportelli, cancelli, bauli, casseforti, ecc., costituito da una scatola con barretta metallica che viene fatta scorrere fra i battenti per bloccarne i movimenti. Viene azionata da una chiave.

Ricordo che mio padre costruiva su richiesta dei falegnami, sia le serrature con le rispettive chiavi, sia i cardini per incernierare le porte o i portoni. Lavoravano in simbiosi

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Massére

Massére s.m. = Massaio, fattore

Conduttore di un’azienda agricola ; curatore di un allevamento di bestiame.

Con questo termine si indica anche colui che lavora il late per ricavarne ricotta, mozzarelle e latticini vari.

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Mastrjé

Mastrjé v.t. = Impiastrare, imbrattare, impiastricciare, lordare, insudiciare.

Il verbo descrive un’azione reale. Non credo che si possa usare in maniera figurata.

Si può usare anche in modo riflessivo : mastrjàrece = impasticciarsi ecc.

L’esempio più calzante è l’azione dei bimbi piccoli quando manipolano dei colori, del cibo o altra roba e si sporcano le mani vistosamente. Anche quando, nel tentativo di nettarsele, se le stropicciano addosso passandole sul loro grembiulino ce mastrjèjene ‘ngùdde bèlle bèlle = si pasticciano addosso per benino.

Ho sotto gli occhi una foto di mio figlio, con la sua faccia d’angelo in posa per spegnere la sua prima candelina. Mentre noi stavamo attenti agli occhioni belli, lui inserì le sue dieci dita nello strato di panna della torta e vi pasticciò dentro con la rapidità di una dattilografa. Figuratevi che mastrjéte ca ce facètte = che impiastricciata che si fece…

Ringrazio il lettore Amilcare Renato per il suo suggerimento.

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Matacöne

Matacöne agg. = Scaltro

Scaltro = che è dotato di sagacia, avvedutezza e abilità nel destreggiarsi in ogni situazione: uno che denota accortezza, astuzia.

Insomma un volpone, simpaticamente ‘nu figghje de zòcchele, che difficilmente si lascia imbrogliare.

Qualcuno dice anche matanghe con lo stesso significato.

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Matalöne

Matalöne n.p. = Maddalena

Deriva dall’ebraico Magdalenne, propriamente “torre”, nome etnico che significa “donna di Magdala”, località posta a tre chilometri a nord di Tiberiade.
L’onomastico si festeggia tradizionalmente il 22 luglio in memoria di santa Maria, soprannominata la “Maddalena”, seguace di Cristo.

Anche questo nome sta passando di moda perché ha un suono troppo solenne. Al più viene sccorciato in Magda. Ora si usano i nomi di Cinzia, Patrizia, Alessia, Ale, Manu….

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Mataràzze

Mataràzze s.m. = Materasso

Involucro di tela rettangolare uniformemente imbottito con lana o altro materiale soffice, che steso sul piano del letto agevola il sonno e il riposo.

Le nostre nonne a contatto delle assi rigide del letto avevano un pagliericcio detto saccöne, di solito riempito di foglie di mais, a sostegno del materasso vero e proprio, riempito di fieno essiccato o di lana.

L’imbottitura di lana poteva essere costituita da fiocchi, oppure, in quelli più pregiati , addirittura dal vello (‘a mande) intero di pecora tosato tutt’un pezzo dagli abilissimi pastori pugliesi.

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Matèrje

Matèrje s.f. = Pus

Credo che sia una contrazione di “materia purulenta”. La capacità di sintesi del nostro dialetto è proverbiale.

Mìtte ‘u spìrete ca se no ce fé ‘a matèrje = Disinfetta con alcool, altrimenti si forma il pus nella ferita.

Quanne ‘u carevógne jì matüre, vol’èsse spungechéte pe fé assì ‘a matèrje = Quando la pustola sarà “matura” dev’essere incisa per far fuoruscire il pus in essa contenuto.

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Matìzze

Matìzze s.f. = Acquazzone

Pioggia abbondante e inattesa. Come durante i temporali estivi: arriva la pioggia improvvisa, abbondante ma ha breve durata.

Accr. matezzöne o con il pleonastico matezzöne d’acque = grosso acquazzone

Presumibilmente deriva dalla lingua spagnola: matiz significa colore, gradazione, sfumatura, tonalità, varietà. Matizar significa colorare.

Beh il temporale, l’acquazzone, porta nel cielo un rapido mutamento nella colorazione delle nubi, che passano dal grigio quasi nero, al grigio plumbeo, al grigio bianco cinerino, fintantoché compare un “buco” di cielo azzurro.

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