Categoria: M

Mantenì

Mantenì v.t. = Mantenere, reggere, sorreggere

Deriva dal latino manu-tenère, ossia tenere in mano.

In senso fisico è tenere fisso e fermo un oggetto.
Esempio reggere una scala a pioli, dando sicurezza al collega che esegue un lavoro situato in alto; reggere gli arnesi da passare sempre al collega che questa volta armeggia a livello del pavimento.

In senso figurato conservare qualcosa allo stesso stato, o sovvenzionare costantemente qualcuno con denaro.
L’esempio classico è quello di sostenere l’amante (femminile singolare) con abitazione e quota fissa mensile…

Il significato poi si è allargato ulteriormente assumendo varie connotazioni. Il prezioso sito https://sapere.virgilio.it/parole/sinonimi-e-contrari/ ne cita un bel gruppo: « conservare, fare durare, tenere, tenere saldo, restare in possesso, detenere, reggere, serbare, difendere, rispettare, osservare, tenere fede, adempiere, proteggere, difendere, custodire, tutelare, sostentare, alimentare, nutrire, allevare, crescere, provvedere, fornire i mezzi, assicurare il necessario, finanziare, sostentarsi, sfamarsi, alimentarsi, conservarsi, durare, restare, rimanere, continuare.»

Aggiungo per alleggerire il discorso la locuzione mantenì ‘a cannöle, corrispondente al romanesco réggere er móccolo, che descrive l’imbarazzante situazione di una terza persona in mezzo ad un momento di intimità di una coppia di innamorati.

Filed under: MTagged with:

Mantöche

Mantöche s.f. = Manteca, burrino, butirro.


Accettabile anche la pronuncia mandöche.
Mi viene in aiuto il solito Treccani:

«Nome regionale di piccole forme di cacio tenero (pasta di scamorza) tipiche della Puglia, della Basilicata e della Calabria con un globo di burro posto al centro, chiamate anche con altri nomi (ad esempio burrino, e butirro silano).

Aggiungo che è un latticinio di antichissima origine, e che “manteca” in spagnolo significa semplicemente “burro”. Era un modo di conservarlo prima dell’avvento dei frigoriferi. La pasta della scamorza poteva anche asciugarsi e indurirsi ma il burro interno si conservava a lungo grazie all’assenza di aria. Un sottovuoto naturale.

È poco commercializzato perché tutti cerchiamo, per motivi dietetici, di allontanare il burro dalle nostre abitudini alimentari.

Filed under: MTagged with:

Manùcchje

Manùcchje s.m. = Mannello, manipolo

Quantità di spighe che possono essere contenute in una sola mano prima di essere recise con la falce dal mietitore, quando non si usavano le macchine agricole per l’esiguità del campo.

Deriva certamente da “mano”.

I vari manùcchje, legati insieme costituivano la grègne, il covone.

Filed under: MTagged with:

Manuèlle

Manuèlle s.f. = Mandorla acerba

Presumo che derivi dalla contrazione di “mandorla novella”.

Ha un nome specifico perché noi Pugliesi la mangiamo con tutto il mallo, quando il guscio non ha iniziato la fase di indurimento e il seme – detto “frutto” – è ancora acquoso e dolciastro.

Per evitare fastidiosi mal di pancia se ne sconsiglia un uso esagerato.

Insomma la mènele, quantunque acerba, viene assalita sul ramo prima di crescere completamente.

Filed under: MTagged with:

Manzegnöre

 

Manzegnöre  s.m. = Monsignore

Appellativo di vescovi, patriarchi, abati mitrati secolari e di tutti i prelati facenti parte del corteggio del papa in cerimonie, o atti pubblici.

Presumo che sia la trasposizione del francese mon-seigneur = mio signore. I Francesi negli appellativi usano sovente il possessivo: madamemesdames = mia dama, mie dame = signora/e; mademoisellemesdemoiselles = mia damina, mie damine = signorina/e; monsieurmessieurs = mio signore, miei signori.

Da noi, per antonomasia, Manzegnöre è sua Eccellenza l’Arcivescovo in carica. Non c’è bisogno di indicare il nome: Manzegnöre e basta.

La gerarchia ecclesiastica impone che, rivolgendosi direttamente al Vescovo,  si debba usare il titolo di Eccellenza. Al Cardinale quello di Eminenza e al Papa l’appellativo di Santo Padre o Santità.
Se si fa loro un riferimento, su usa scrivere, o dire prima del nome: sua Eccellenza, sua Eminenza, sua Santità. 
Esempio:
Sua Santità Papa Ratzinger, tramite sua Eminenza il cardinale Giovanni Battista Re, assegnò a sua Eccellenza Monsignor Vincenzo Castoro, la Diocesi di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo.

Filed under: MTagged with:

Màppele

Màppele s.f.. s.m.= Rete da pesca, sberla

a) la màppele (al femminile-accento sulla à)) indica in effetti è solo una parte della rete, ossia il corpo centrale con maglie più fitte, collegata alla cimosa, ossia alla parte alta, quella unita alla sagola con i galleggianti, e alla parte di fondo, quella attaccata alla sagola con i piombi- Così unita, màppele, sóreve e chjómme(rete, sugheri e piombi) la rete è detta arméte= armata, ossia completa, pronta per la pesca.

Quando, nonostante le numerose rammendature, la rete non è più idonea, viene “disarmata”. Ossia si ricuperano la parte superiore e quella inferione, e si elimina la màppele, sostituendola con una nuova.

Se per caso io avessi capito male la spiegazione tecnica, riportandola quindi errata, accetto volentieri i vostri suggerimenti, pronto a correggere questo articolo.

b) ‘u mappéle (al maschile-accento sulla é) indica una sberla. (clicca qui ⇒ mappelöne)

Filed under: MTagged with: ,

Mappélöne

Mappélone s.m.= Manrovescio

Ceffone inferto con il dorso della mano, al contrario di recchjéle che si dà con il palmo della mano.

In un modo o nell’altro..è meglio evitarli!!!

Se la sberla non è troppo forte, può chiamarsi: ‘u mappéle.

Da non confondere con ‘a màppele: cambia il genere, l’accento tonico e pure il significato

Se nen te sté ferme, mo’ te mènghe ‘nu mappelöne = Se non stai fermo, ora ti assesto uno schiaffone.

Da non confondere con il termine italiano mappale, ad uso dei geometri e degli agrimensori, relativamente alle mappe catastali.

Filed under: MTagged with:

Mappüne

Mappüne s.f. = Straccio, cencio.

Va bene anche scritto mappïne, perché a mio giudizio le vocali ü ï sono omofone.

Il prof. Michele Ciliberti (che ringrazio) mi suggerisce che deriva dal greco “màppos” significa tovaglia, strofinaccio, straccio

Quindi: ‘mappina’ = piccola mappa.

Successivamente è passato a significare ‘pezza da piede’, tovagliolo di stoffa quadrato che i soldati italiani ricevevano in dotazione fino alla seconda guerra mondiale, con la funzione di avvolgere i piedi, a mo’ di calze.
I polpacci erano fasciati da una benda di stoffa di lana grigioverde, dello stesso colore dell’uniforme.

Lascio alla fantasia dei lettori immaginare lo stato pietoso in cui si riducevano queste mappïne dopo chilometri e chilometri di marcia.

Perciò il termine mappüne, dagli altari alla polvere, ha assunto un significato molto negativo.

Difatti lo si può riscontrare nella locuzione verbale fé a mappüne = strapazzare, bistrattare qlcn.

Simile all’altra locuzione fé a pèzze da pjite= maltrattare, umiliare.

Oggi significa più specificamente pezza, strofinaccio da cucina, cencio, straccio.

Etimologicamente potrebbe anche derivare, come diminutivo, da  màppele (attenzione all’accento sulla à).

Questa è una parte della rete da pesca, priva di armatura (ossia senza sugheri e piombi) non più utilizzabile perché lacerata, e destinata perciò alla spazzatura.

Filed under: MTagged with:

Maragghjöne

Maragghjöne s.m. = Mareggiata, cavallone

Burrasca marina che si verifica lungo le coste, caratterizzata da violente raffiche di vento tali da creare ondate altissime e rovinose.

Alto maroso: onda alta e violenta, tipica del mare in burrasca.

Filed under: MTagged with:

Marambrùgghje

Marambrùgghje s.m. = Caos

Caos, massima confusione, complicazioni, gran casino.

Per estensione significa anche pettegolezzo:

Quedda zìnghere sté facènne ‘nu sorte de marambrùgghje!” = Quella pettegola sta combinando un grande imbroglio.

Deriva forse da malo-imbroglio

Filed under: MTagged with: