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Mangiajòrze

Mangiajòrze s.m.. = Approfittatore.

Epiteto spregiativo che definisce colui che approfitta dalla fiducia altrui.

Quando in una bottega artigianale i lavoranti ricevevano una mancia, ponevano il denaro raccolto in comune e poi, successivamente lo dividevano in parti uguali a fine settimana.

Capitava spesso che qualche furbo si portava via una parte del malloppo..Ecco perché si definiva mangiajòrze, colui che mangiava anche la parte altrui.

Jurgé = guadagnare; jòrze = guadagno

Sinonimo di Tranganére

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Mangiàrece ‘i carne

Mangiàrece ‘i carne loc.id. = malignare, denigrare, infangare.

Parlare alle spalle ma senza riguardo alcuno.
Criticare ferocemente dinanzi a terzi.
Sparlare, giudicare crudelmente.

Insomma questo verbo descrive una brutta e riprovevole azione. Un autentico atto di sciacallaggio su una persona non presente.

Riporto il Detto del solito antico Saggio “cinese”:
«Guardati dalle persone che parlano male degli assenti, perché durante la tua assenza parleranno male di te.»

Ringrazio il dott. Enzo Renato per avermi suggerito questa locuzione nostrana.

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Mangiàrece ‘u péne tùste

Mangiàrece ‘u péne tùste loc.id. = Fare esperienza, pratica, tirocinio.

Ce n’uà mangé de péne tùste! Ecco una bella locuzione idiomatica per additare un pivello che vuole atteggiarsi a matacöne, scafato, scaltro, esperto.

La locuzione, alla lettera, significa: se ne deve mangiare di pane duro.
Insomma, mangiàrece ‘u pene tùste, figuratamente, significa: ne deve passare di tempo per fare esperienza, di vita e di lavoro per arrivare ad un buon grado di conoscenza del proprio mestiere.

Dovranno passare anni e anni prima di essere all’altezza di questa situazione. Il soggetto additato dovrà nutrirsi di pane e stenti, e poi forse potrà parlare con cognizioni di causa.

Quando una volta il pane si faceva in casa, doveva durare minimo una settimana, e perciò – dal momento della sfornatura – ogni successivo giorno diventava sempre più duro e bisognava mangiarlo così fino alla prossima panificazione. Si mangiava praticamente pane duro quasi tutti i giorni.

A proposito di pane duro, mi è stato raccontato che quando arrivava il pane fresco, un papà accorto lo chiudeva a chiave nello “stipone”, e non lo faceva mettere a tavola fintantoché non fosse terminato quello della settimana precedente.

Ho chiesto incuriosito la ragione, oggi incomprensibile, di questo severo atteggiamento paterno. Ebbene la risposta è stata sorprendente: quando è fresco si consuma in quantità maggiori rispetto alla quota giornaliera prefissata, e perciò la provvista di farina si sarebbe esaurita anzitempo.

Il pane è sacro. Se sbadatamente ne facevo cadere un pezzo sul pavimento, mia madre mi obbligava a raccoglierlo e a baciarlo prima di mangiarlo.

Vallo a raccontare ai giovani d’oggi…

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Mangiatòrje

Mangiatòrje s.m. = Cibo

Generalmente con il termine maschile ‘u mangiatòrje si intende una gran quantità di cibo disponibile in occasione di un banchetto, di una festa, un rinfresco nuziale.

Au spusalizzje ce stöve ‘nu sorte de mangiatorje = Alle festa di nozze c’era una gran quantità di vivande.

‘Stu càzze penze sèmbe au mangiatòrje = Questo simpaticone pensa sempre al mangiare.

Scherzosamente mia suocera diceva tappelatòrje. Il mangiare tappa lo stomaco?

Da non confondere con il femminile ‘a mangiatöre = la mangiatoia

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Manjéte

Manjéte s.f. = Gruppo, Manipolo

Col nome di manipolo nell’antica Roma, si indicava una schiera di soldati composta di una o due centurie.

Per estensione significò successivamente un contingente poco numeroso di uomini armati.

Specificamente, in epoca fascista, valeva: esiguo gruppo di persone che si battono per scopi ed interessi comuni. Gli interessi comuni erano quelli del partito fascista.

In nome del Fascio menavano le mani, i manganelli, le pugnalate a Matteotti, e tante altre simpatiche cosette riservate a coloro che non la pensavano come il Duce.

Erano noti anche con il nome di “squadristi”, e per non essere individuati, andavano ad eseguire il loro lavoretto in un paese diverso dal proprio: lavoravano sempre in trasferta.

Per i Manfredoniani il termine perciò assunse una valenza molto negativa: ‘na manjéte de fetjinde = Un manipolo di prepotenti.

Il termine manjéte può derivare, per assonanza e per lessico, dalla lingua spagnola che usa manada per indicare una mandria, un branco di quadrupedi della stessa specie, ma è riferito per estensione anche alle persone in gruppo:
.”Manada = Grupo numeroso de personas.
Por ejemplo:”una manada de turistas; los motoristas llegaban en manada 
= Gruppo numeroso di persone. Per esempio: un gruppo di turisti; i motociclisti giungevano in gruppo.

Grazie al contributo del lettore Sator.

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Mannàgghje

Mannàgghje inter.= Mannaggia

Imprecazione che esprime impazienza, contrarietà, stizza, disappunto, maledizione.

Deriva da “male ne abbia”- mal n’abbia – mannabbia – mannaggia – mannagghja, fino all’abbrev. .gghjià….

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Manné accatté ‘u petrusüne

Manné accatté ‘u petrusüne loc.id. = rifiutare, mandare indietro, non accettare

Alla lettera significa: mandare qlcu a comprare il prezzemolo. Ossia, non propriamente mandare una persona a quel paese, ma figuratamente e con eleganza – non ritenendola idonea, degna, meritevole – classificarla una nullità, come un infante cui non si può affidare un incarico impegnativo.

La pittoresca locuzione si pronunciava in risposta, ad esempio, a chi chiedeva se davvero una ragazza avsse ricevuto profferte d’amore da un giovinotto, non ritenuto proprio il principe azzurro:

E che fazze? ‘U manne accatté ‘u petrusüne? = Che me ne faccio di un soggetto così?

Come per dire: non è il mio tipo, non mi piace, non sento attrazione vero costui, non mi è simpatico, è ancora un ragazzino, può fare solo il garzone di bottega, andasse a proporsi a qualcun’altra, ecc..

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Mannüle

Mannüle s.m. = Asciugamano

Rettangolo più o meno ampio di tessuto in fibra naturale, che serve per asciugare il corpo (…non solo le mani).

Forse deriva dal greco μαντήλι (leggi mantili) fazzoletto, tela.

Riporto quanto suggeritomi dal lettore Alfredo Rucher:

“Andrea Camilleri usa la parola mandillo, che indicava il fazzoletto usato dalle donne del sud per coprirsi il capo; ma probabilmente il termine deriva dal latino mandilio, fazzoletto in cui secondo un’antica leggenda, fu impresso il volto di Cristo”

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Manopàtte

Manopàtte s.m. = Monopattino

Veicolo giocattolo formato da una pedana lunga e stretta con due piccole ruote e
un manubrio, che si aziona restando dritti con un piede sulla pedana e spingendo con l’altro a terra.

L’immagine mostra uno molto ben rifinito.

Quello fatto da noi invece era molto rustico e spartano.

La pedana e il manubrio erano connessi per mezzo della  ferratüre, ossia uno snodo con spinotto a occhiello, per congiungere l’asse verticale con quello orizzontale, e consentire la sterzata.
Sfilato lo spinotto i due assi si potevano sovrapporre per ridurre l’ingombro quando lo si riponeva in casa.

Il monopattino di legno della nostra generazione (1947-1950), rigorosamente costruito con le nostre mani. aveva  le ruote formate da cuscinetti a sfera “sballati”,  scartati dai meccanici perché logori

Mio padre, che era fabbro, mi costruì una ferratüre metallica che congiungeva le assi senza bisogno del consueto tacchetto di legno a supporto.

‘U manopàtte, ci impegnava in memorabili spericolate gare di velocità sull’asfalto liscio della discesa di Via del Seminario.  Alcuni lo facevano sdraiati sulla (clicca qui→) cariöle.
Se nessuno di noi ci ha rimesso la pelle, bisogna convincersi che esiste davvero l’Angelo Custode dei bambini. Per noi si è particolarmente impegnato dimostrando competenza ed efficacia!

Ogni tanto tornavamo a casa con abrasioni ad un ginocchio o ad un gomito a causa delle rovinose cadute…
Bisognava tacere e nascondere la ferita, altrimenti c’era pronto …il resto del carlino.

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Manöre

Manöre s.f. = Maniera

Modo particolare di fare, di agire, di comportarsi.

Al plurale fa manjireQuèdde töne ‘i manjire = Costei ha garbo, ha bei modi di prrsentarsi di proporsi.

Jü parle, e to fé de ‘n’ata manöre = Io dico una cosa e tu ne fai un’altra.

C’ì menéte ‘mbacce de quedda sorte de manöre = Mi ha aggredito verbalmente in una maniera strepitosa e inattesa.

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