Quando si pescava con il sistema della sciabica, si raccoglieva una gran quantità di pesci piccoli, di varie specie, considerati di scarso valore commerciale detti “‘i pìsce meškéte” = i pesci mischiati e si vendevano a piattecjille = “a piattini”, non a peso.
Le nostre nonne, che sapevano trasformare in gustose pietanze i pesci piccoli, ritenuti di scarso pregio, e anche gli avanzi più impensati, ci ricavavano una zuppa profumatissima per intingervi e ammorbidire i tozzi di pane avanzati e induriti da giorni.
Tra i vari pesci “mischiati” (sbarrungjille, vuparèlle, justenèlle, maccarüne, ecc.) vi erano le mitiche munelècchje.
Le chiamo mitiche perché oggi le vediamo molto di rado. I giovani di oggi non sanno nemmeno come sono fatte. Ci fidiamo delle sue doti eccezionali esaltate e tramandateci dai nostri nonni, che decantano con nostalgia la scomparsa ciambòtte de munelècchje.
Per risalire all’origine del nome, i pescatori, da me interpellati, dicono che si tratta di giovani mìnele o mìnje = menole (Spicara flexuosa o Spìcara Maena).
Va detto che questo pesce cambia i colori della sua livrea a seconda dell’età, del sesso, della stagione-