Categoria: M

Muffardarüje

Muffardarüje s.f. = Sozzeria, sporcizia


Principalmente riferito alla sporcizia domestica che si accumula trascurando la pulizia quotidiana specie nella cucina e nel bagno.
Deriva da (clicca→) Muffarde.

Jì cchjù mmègghje ca fé a ‘a pòlve tutt’i jurne, ca se no ‘a muffardarüje crèsce sèmpe de cchjó! = È meglio che spolveri tutti i giorni, altrimenti la sporcizia cresce sempre di più.

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Muffarde

Muffarde agg. = Trascurata, trasandata

E’ la versione al femminile di mufföne.

Usato anche in forma sostantivato, è riferito a una donna disordinata, trasandata, poco dedita alla cura della casa e della propria persona.

Sinonimi : ‘Ndèsce, refàlde= donne trasandate e probabilmente puzzolenti.

Ci sono sfumature che differenziano i vari t

gradi di sozzeria… e sono ben conosciute dai cultori del dialetto.

Muffarde probabilmente deriva da “muffa”, con desinenza “-ard” vagamente francesizzante (canard, clochard, mallard, pilchard, ecc.)

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Mufföne

Mufföne agg. e s.m. = Trasandato, disordinato

Soggetto trasandato, sregolato, magari anche poco dedito alla cura e alla pulizia della casa (e spesso a quella personale!).

Al femminile fa (clicca→) Muffàrde 

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Mùgghje

Mùgghje s.m. = Groviglio di alghe. Involto bagnato.

1) Groviglio di alghe che si ritrova nelle reti issate a bordo dopo una battuta di pesca a strascico.

2) Fagotto di stracci ben inzuppato di acqua. Usato, ad es. per pulire della tempera in eccesso quando si dipingono le pareti.

Più spesso definisce una specie di goliardico gavettone, che non inzuppava del tutto la persona oggetto dello scherzo, ma aveva l’effetto più tenue di inumidirlo soltanto, salvo a farlo stramazzare tramortito al suolo come conseguenza del lancio dal terzo piano….

Nei cantieri edili, in mancanza di stracci, si intrideva nell’acqua un sacchetto vuoto, uno di quelli usati per imballaggio del cemento in polvere.

Talvolta veniva caldamente invocato, con un urlo straziante, in altre circostanze. Per esempio se qlcu elegantissimo si presentava sulla spiaggia, o voleva fare il saputello in una combriccola di giovani spensierati: ‘Nu mùuuuughje!!!

Ossia: Adesso ci vorrebbe un grosso fagotto di stracci ben inzuppato di acqua, in modo che sia scaraventato sulla faccia di questa persona inopportuna. Difatti costui non ha capito niente dalla vita, ed ora si mostra estremamente invadente. Colpendolo adesso viene simbolicamente “abbattuto”.

Potenza di sintesi del dialetto!

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Mugghjéte


Mugghjéte  = Miliaria, sudàmina

Dermatite che colpisce d’estate le persone dalla pelle delicata, e si manifesta con un arrossamento diffuso per tutto il tronco e sulle giunture degli arti, dovuto quasi certamente alle copiose sudorazioni. È chiamata in italiano anche sudàmina, proprio per questo.

Ne sono colpiti specialmente i bambini fino a 5 anni, ma anche gli adulti dalla pelle sensibile.

Questo tipo di arrossamento cutaneo non è quello tipico delle malattie infettive dell’infanzia come la rosolia o il morbillo, ma solo stagionale.

Se volete approfondire la conoscenza di questa affezione, fortunatamente diventata rara per le migliorate condizioni igieniche-ambientali, cliccate qui

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Mugnéle

Mugnéle s.m. = “Mignale” o Mignano

Si tratta di una scalinata ad una sola rampa, costruita esternamente all’edificio per accedere al piano superiore.

Grazie all’impagabile “Vocabolario” di Caratù-Rinaldi ho appreso che esiste in italiano il termine mignano  (o meniano) derivato dal latino maenianum, con cui nella Roma antica si indicavano i balconi o i ballatoi aggettanti (sporgenti) esterni delle case.

La foto mostra il mignale di Via S.Chiara.

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Mulacchjöne

Mulacchjöne agg. = Bastardo

Usato anche come sostantivo. È molto dispregiativo e significa: figlio illegittimo, illegale, adulterino.

Fortunatamente il vocabolo è andato in disuso. Oggi, secondo la legge, tutti i figli, sia quelli nati nella famiglia, sia quelli nati fuori da essa, sono di pari dignità.

È scomparso dai documenti anagrafici l’indicazione della paternità. Ora basta la data di nascita, ma una volta, sulla Carta d’identità c’era la voce: (figlio) di…..
Quando la paternità era ignota, si scriveva figlio di n.n. (padre non noto). Una discriminazione che accompagnava la persona purtroppo per tutta la sua vita.

Credo che mulacchjöne derivi da mulo, animale ibrido e sterile nato dall’incrocio fra l’asino e la giumenta. L’incrocio tra il cavallo e l’asina è detto bardotto.

Ringrazio il lettore Amilcare Renato per il suo suggerimento.

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Mulafùrce

Mulafùrce s.m. = Arrotino.

L’arrotino era un ambulante che esercitava il suo mestiere per le strade, preceduto dal carattiristico grido: ‘u mulafùrce!.

Incantava i bambini con la sua ruota mossa da un pedale. La ruota con una cinghia azionava la cote, pietra naturale dura usata per affilare ferri da taglio, coltelli, forbili, falci, roncole, ecc..

A me piaceva, perché dava un senso di ritmo al suo lavoro, quella goccia di acqua che da un barattolo bucato cadeva incessantemente sulla pietra (tic-tic-tic-tic….).

Chissà perché io ricordo uno che gridava “arrotino di Campobasso”, come per vantarsi di una tradizione più antica, sinonimo di lavoro accurato. Gli ultimi che ricordo avevano una bicicletta modificata che azionava la cote con i pedali.
Mulafurce, alla lettera, significa:che affila le forbici sulla mola.

La foto grande (gentilmente concessa dall’amico  Matteo Borgia, cui va il mio ringraziamento) fu scattata nel 1929 in Vicolo Clemente a Manfredonia, e ritrae suo nonno, l’arrotino e calzolaio Carlo Guerra, con la sua figlioletta Anna che diventerà le mamma di Matteo..

Nota linguistica.
Il termine corretto in italiano, quando indica l’arnese atto a tagliare, è detto al plurale: le forbici. Invere in dialetto è singolare: ‘a fòrbece. Quandi si indica un numero di forbici superiore a una, dicesi ‘i fùrbece, ma qui viene pronunciato in forma contratta fùrce.
Sapete tutti chi sono “I Furbeciüne” = “I Forbicioni” e i furbecètte = le forbicine.

 

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Mulangéne

Mulangéne s.f. = Melanzana

La melanzana (Solanum melongena) è una pianta erbacea originaria della Cina, diffusa ai Tropici e nelle zone temperate.

Il frutto ha forma ovoidale di colore bruno-violaceo e polpa di sapore lievemente amarognolo.

Gli Arabi chiamano la melanzana badingian .

Il nome melanzana, in particolare, veniva interpretato anche come mela non sana, proprio perché non è commestibile cruda perché ricca di solanina, una sostanza velenosa.

Da noi è diffuso il piatto mulangéne a fungetjille = melanzane a funghetto. I funghi non centrano per nulla, ma la pietanza a base di melanzane, olio extra vergine, aglio, basilico, pomodori è ugualmente gustosa.

Forse perché i dadini di melanzana sono cotti alla stessa maniera con cui vengono preparati i funghetti.

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Mulèlle

Mulèlle s.f. = Mela

Mela Rosales (Malus communis) della fam. delle Rosaceae

Frutto dalla forma sferica, buccia sottile variamente colorata, polpa bianca ricca di vitamine.

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