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Möte

Möte s.f. v.t. = Bica, mietere

1) Möte s.f. = Bica. Mucchio di covoni di grano o altri cereali.

Riassumendo: i manucchje fanno una grègne, e tante grègne fanno una möte.

Specificamente esiste ‘a möte ‘u gréne e ‘a möte ‘a pagghje. = La bica del grano e la bica della paglia.

La prima si accatastava sull’aia in attesa della trebbiatura. La seconda si erigeva man mano che, trebbiando il frumento, si procedeva a separare il grano dalla paglia.

Con le moderne macchine agricole si miete e si trebbia contemporaneamente. La paglia alla rinfusa e il grano nei sacchi chiusi automaticamente da un legaccio, vengono scaricati man mano che la mietitrebbia semovente procede per il campo.

2) Möte v.t. = Mietere, tagliare a mano o a macchina i cereali maturi: möte l’avöne, ‘u gréne = mietere l’avena, il frumento.

Impropriamente lo stesso suono ‘a möte è usato per dire motocicletta. È un termine prestato dall’italiano, non esistendo all’apparire del veicolo, un termine dialettale corrispondente.

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Mózze

Mózze s.m. =  Mozzo

Il sostantivo «mozze» pronunciato con la “ò” larga (come in Sepònte = Siponto) ha due significati:

1) Giovane marinaio della Marina Mercantile addetto ai minori servizi di bordo.
2) Parte centrale di una ruota collocata intorno all’asse, da cui si dipartono i raggi.

Troviamo il termine in questione – pronunciato con la “ó” stretta (come in pózze = pozzo) – nella locuzione idiomatica «a mózze»  (meglio se articolato in un’unica emissione, come se dicessimo: ammózze), col significato di “a occhio” oppure “in blocco”  quando si contratta una compravendita senza ricorrere a pesatura o a valutazione del prezzo unitario.

Si cede e si acquista un bene, così come lo si vede, in toto, “visto e piaciuto”, insomma a mózze.
Generalmente in questa specie di trattativa se ne avvantaggia il compratore perché la controparte magari ha premura di ultimare la giornata.

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Mpelé

Mpelé v.i. = Emettere peli

Nel periodo della vita (dopo l’adolescenza) chiamato pubertà, le regioni dei genitali, nei maschi e nelle femmine, si ricoprono di peli. È uno dei segni dei caratteri sessuali detti secondari.

Quando assistevamo al fenomeno del cambio della voce di qualche nostro amichetto, cui era già apparsa la peluria sul labbro superiore, domandavamo:
Ma che, sté ‘mpelanne? = Ma che succede, sta emettendo peli anche sul pube?

Qualche furbetto, imitando il titolo di un famoso film dell’epoca con Lawrence Olivier, chiedeva: “Amleto?” come per chiedere in modo velato: Ha mpeléte? = ma a te sono comparsi i peli sull’inguine?

Una curiosità che ci prendeva tutti, perché la natura – dopo questo primo segno – in breve tempo avrebbe trasformato radicalmente i nostri corpicini implumi, dotandoci tutti, maschi e femmine, di un fisico da adulti atti a procreare. Omoni a fiumi!

Mi ricordo pure il verbo opposto “spelé“, usato come atroce minaccia delle mamme verso le figliole che non rigavano dritto. .

Aggiungo – a proposito di spelé e ‘mpelé, che in età matura quasi a tutti noi maschietti succede un fenomeno strano… I capelli si diradano sulla “cocozza”, e per contro si infittiscono sulle sopracciglia, che diventato cespugli, spuntano rigogliosi dalle orecchie e dalle narici!
Meno male che il mio barbiere li tiene a bada!



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Mpernacchjéte

Mpernacchjéte agg. = Infiocchettato, adornato, agghindato.

Va bene anche la grafia mbernacchjéte.

Generalmente, in modo figurato, l’aggettivo mpernacchjéte (come dire coperto di pennacchi), viene abbinato al sostantivo càzze ed ha sempre una connotazione negativa. Ve lo immaginate un membro virile adornato con ciuffi di penne variopinte e nastrini? Sarebbe ridicolo, non consono alle sue funzioni biologiche.

Sì proprje ‘nu càzze mbernacchjéte! = Tu sei proprio un minchione!
Esclamazione rivolta, ad esempio, al compagno di giochi quando cala una carta non appropriata.

C’jì presendéte accüme a ‘nu càzze mbernacchjéte = Si è presentato con una faccia tosta.

Se avete altri esempi da sottoporre, replicate tranquillamente!

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Mucciacöne

Mucciacöne s.m. = Rimpiattino

Gioco di ragazzi, detto anche nascondino, in cui uno a turno deve cercare i compagni che si sono nascosti.

Un bimbo viene sorteggiato dalla “conta”, ed è destinato a cercare i compagni. Egli si pone davanti al muro – che è la base operativa – e conta da 1 a 51. In questo lasso di tempo i suoi compagni si dileguano e si nascondono. Quando il “cercatore” si muove alla ricerca dei compagni lasca la base sguarnita.
Allora gli amici nascosti, uno alla volta, corrono verso di essa, toccano la parete e dicono: “Cinquantuno!” In questo modo sono salvi. Il primo che viene intravisto dal cercatore passerà di ruolo, da “braccato” a “cacciatore”.

A Monte Sant’Angelo è chiamato mucciajatte = Nascondi gatto. Il  che mi fa pensare che in origine, con pronuncia foggiana, poteva anche essere nascondi-cane, muccia-cüne….Da qui è facile cambiare la desinenza…

Il gioco del nascondino era conosciuto anche come mucciatòrje, termine ormai in disuso, e anche come “Cinquantuno trombone”. Perché trombone? Mistero….

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Mucedjànde

Mucedjànde s.m. = Omicida, serial killer

Alla lettera: che va facendo omicidi.

Come se fosse il suo mestiere: che àrte fé? ‘U mucedjànte…

Che ha commesso un omicidio singolo o pluirimo.
Pluriomicida. Capace di commettere omicidi.

Più attenuato il significato nel linguaggio familiare. Significa che il soggetto tende, è portato ed è anche capace di compiere crimini. In questo caso sarebbe più appropriato usare malazzjunànte.

Ammessa anche la grafia mucidjànde.

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Muddìsche

Muddìsche agg. = Morbido.

Al femminile fa muddèsche.

Morbido al tatto, cedevole alla pressione, soffice, tenero.

Le generazioni odierne, seppure lo adoperano, pronunciano questo termine: mullìsche (m.) e mullèsche.

Mangéte ‘sti mènele ca so’ muddèsche = Mangiate queste mandorle ché hanno il guscio molle.
Agghje truéte vüve ‘nu ràngeche muddìsche sopa’a röne = Ho trovato vivo un granchio dal guscio tenero sulla sabbia.

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Mudìgne

Mudìgne s.m.. = Nano

Riferito a persona che presenta sviluppo corporeo limitato e proporzioni ridotte rispetto alla norma. Affetto da nanismo.

“Si parla di nanismo armonico quando tutte le parti del corpo sono di dimensioni ridotte in modo proporzionato fra loro, e di nanismo disarmonico quando invece prevalgono certe parti del corpo che sono sproporzionate rispetto alle altre, (per esempio, gli arti sono corti ma la testa e il tronco hanno dimensioni normali)” [da “Sapere.it”].

Il nome dialettale, nonostante l’assonanza spagnolesca, probabilmente deriva dal nome proprio di qualche artista famoso dell’ambiente circense.

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Mufalànne

Mufalànne avv. = L’anno scorso

L’anno scorso, l’anno appena trascorso.

Ritengo che sia la modifica della locuzione mò fé l’anne o mò fé n’anne = Ora fa un anno.

Sono espressioni del lessico contadino e marinaresco che vanno scomparendo. I ragazzi di oggi dicono l’anno scòrse, l’at’anne e düje anne fé..

Mò te sì accattéte ‘stu cappjille? – No, mufalànne = Ora ti sei comprato questo cappello? – No, l’anno scorso (ora fa un anno). Con espressione moderna simil-italiano i ragazzi dicono: No, all’anne scòrse = No, l’anno scorso.

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Mufedjànne

Mufedjànne avv. = Due anni fa, l’altr’anno.

Come per il precedente mufalànne, ritengo che si tratti della contrazione di mò fé düje ànne = ora fa due anni, ossia non l’anno scorso, ma l’altro anno ancora, a ritroso.

Sono espressioni del lessico contadino e marinaresco che vanno scomparendo. I ragazzi di oggi dicono l’anno scòrsel’at’anne e düje anne fé.

Dal terzo anno a ritroso si enumera : tre jànne ndröte = tre anni indietro, o quàtt’anne fé= quattro anni fa, ecc.

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