Categoria: G

Gràsce

Gràsce s.f. = Abbondanza

Abbondanza di cibo o di altri beni materiali.

Veramente si pronuncia sempre come una doppia sce (grassce oppure, con carattere speciale, grašše). Preferisco lasciare questa grafia. Infatti il termine deriva indubbiamente dal latino crassiam “grasso”, opulento.

Quando si vuole evidenziare che non sempre è bene avere più del necessario, si usa dire ai propri figli: ” ‘A grascia-putténe!..“. = L’abbondanza puttana!

Ossia, è l’abbondanza maledetta che vi fa diventare viziosi. e perciò con voi si comporta malissimo, come una donnaccia: se vivessimo in tempi di magra, tante storie ora non si farebbero!

Mia madre sentenziava che “la mangiatöre jì vàsce!” = La mangiatoia è bassa, si raggiungere senza fatica, non vi costa sacrifici, e perciò non apprezzate quello che vi viene offerto.

Nota fonetica.
L’iniziale viene raddoppiata nella locuzione a ggrasce = in abbondanza.

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Granöne

Granöne s.m. = Granturco

Vale qui quanto già detto per Gréndìnje (grano d’India).

Semmai volessimo trovare una differenza di questo sinonimo, penso che granönespecifichi il mais già sgranato, staccato dal tutolo.

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Grannezzüse

Grannezzüse agg. = Borioso, vanaglorioso

Che è arrogante e altezzoso, e mostra accentuata mania di grandezza.

Ostenta spocchia e superbia in ogni circostanza.

Considera con disprezzo gli altri, ritenendosi superiore a loro.

Insomma un antipatico a prima vista.

Deriva da grande, grandezza.

Al femminile fa grannezzöse.

Sinonimo: vandasciòtte

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Granéte

Granéte s.m. = Melograno

La pianta di melograno (Punica granatum) è un cespuglio alto fino a 4 m.con fiori di colore rosso vivace, fioritura in giugno-agosto con i caratteristici frutti gradevole dal gusto acidulo.

Questi sono costituiti da una scorza profumata che contiene inumerevoli chicchi rossi, o anche rosa, semitrasparenti che racchiudono un nocciolo bianco.

Viene coltivato più per scopo ornamentale (bellissima la fioritura da giugno ad agosto) che per alimento: poca polpa, poco dolce, non piace ai bambini perché ha più noccioli dei fichi d’india!  Tuttavia il suo succo possiede sostanze molto utili e preziose per il metabolismo umano.

Con questo nome, granéte, intendiamo indicare anche un colore rosso scuro, che ora viene detto bordò (dalla città francese di Bordeaux).

Scherzosamente il frutto viene detto anche màrianéte. Credo che sia un linguaggio fanciullesco.  O forse si ratta di una denominazione antica.
Infatti ho letto da qualche parte che la deformazione di “melograno” in marianéte  deriva dal latino malum granatum.  È chiamato marianato o mbrianato sicuramente nel Casertano.

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Gnorsì 

Gnorsì avv. = Signorsì, sissignore

Risposta di tipo affermativo che si rivolge a una persona di condizione superiore, usata spec. tra i militari.

Ironicamente: certo, proprio così, ho capito bene.

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Gnò? 

avv. = Sissignore.

È un’abbreviazione, come formula di cortesia, spec. nei confronti di persona a cui si deve rispetto, in luogo del semplice “sì” o “sissignore”.

Gnò? deriva da desidera signore/a?, o come i militari comandi signore, rispondendo a una chiamata per dire che si è presenti, pronti e sim.

Faccio un esempio: la maestra sartina chiede l’aiuto di un’allieva in particolare, una delle tante che stavano a bottega:

– Mariè! – Gnò? = – Marietta! – Sì, eccomi qua, desidera qualcosa, signora maestra?

Ovviamente la sintesi più volte lodata del nostro dialetto qui arriva al monosillabo!

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Gnernò

Gnernò avv. = Nossignore

Forma cortese e rispettosa di negazione, usata spec. verso superiori o persone di riguardo.

Nel linguaggio militare c’è l’equivalente signornò: forma di risposta negativa usata rivolgendosi a un superiore.

Forma colloquiale per esprimere disappunto e contrarietà. Per es. quando si è un po’ spazientiti per la petulanza dell’interlocutore, non ritenendo basti il solo no, si dice gnernò..

Napoletano: E lèvate ‘a cammesella. ‘A cammesèlla gnornò gnornò..

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Giüravüte

Giüravüte s.m. = Cacciavite

È ammessa anche la grafia geravüte, tanto la pronuncia è praticamente uguale.

Deriva da gira, girare (avvita o svita) e da vite. Dovrebbe essere “giravite”, ma in italiano non è ammesso.

Attrezzo del falegname, del meccanico dell’orologiaio ecc. usato per allentare o stringere le viti di qls dimensioni. La dimensione dell’attrezzo è ovviamente proporzionata alla vite da trattare.

È costituito da un’asta di metallo con manico. Può avere l’estremità a lama dritta, detto giüravüte a tàgghje = cacciavite a taglio, e può avere la lama terminante con una croce in rilievo, detto giüravüte a stèlle = cacciavite a stella.

Dice l’hobbista parafrasando Archimede (che certamente lo adoperava anche lui), datemi un cacciavite e vi solleverò il mondo.

Ora esistono gli avvitatori elettrici a batteria ricaricabile. Però la serrata finale conviene sempre darla a mano!

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