Fainèlle s.f. = Carruba
Frutto del carrubo (Ceratonia siliqua), albero sempreverde con tronco corto e largo, foglie di colore verde scuro, fiori rossi a grappolo, frutto commestibile a siliqua. Una volta essiccato il frutto diventa di colore scuro e lucido.
Le nostre nonne ponevano una carruba secca in ogni cassetto del comò allo scopo di profumare la biancheria.
Utilissima per preparare beveroni contro il raffreddore. Si facevano bollire nel pentolino pezzi di carruba, fiori di malva, di camomilla, un paio di fichi secchi come dolcificante. Il famoso decòtte.
Le carrube, spezzettate e bollite a lungo producevano uno sciroppo denso e dolcissimo chiamato vünecùtte = vincotto che usavano nella preparazione di dolci e sorbetti.
Nei lavori campestri, per dare maggior energia al cavallo che trainava l’aratro, assieme alla biada si ponevano nel sacchetto di tela con due bretelle legate alla sua testa, anche dei pezzi di carruba.
Il cavallo con la bocca immersa nel sacchetto mangiava durante le ore di lavoro. L’uomo faceva una sosta solo per bere lui e per far dissetare l’animale.
In erboristeria le carrube tritate vengono usate quale astringente contro la diarrea.
C’è da dire un ultima cosa sulle carrube. I suoi semi più grossi erano usati, perché duri e lucidi, da qualche artigiano ingegnoso per fabbricare i grani della corona rosario ad uso delle bizzoche.
In altri Comuni di Capitanata, del Barese e di Basilicata si pronuncia fascenèdde.