Categoria: C

Cannarüte

Cannarüte agg. = Famelico, vorace, goloso

Deriva da “canna”, il tubo dell’esofago che porta il cibo dalla bocca allo stomaco, evidentemente ben funzionante.

Il termine, alla lettera, significa dotato di ottima canna, intesa come la “gola” del goloso.

Cannarüte è riferito al mangione nel senso di famelico, ingordo, insaziabile.
Per i golosi di dolciumi esiste un aggettivo specifico: Cianguljìre

Le nostre mamme bonariamente asserivano che noi monelli avevamo la “canna longhe accüme ‘i scöpe felìnje“.
Tuttavia ci assecondava, giustificando il fatto che avevamo la “canna lunga” (nel senso di essere insaziabili), paragonando la dimensione della nostra “canna” a quelle palustri, che producono quel pennacchio usato per fabbricare le scope morbide, adatte a raccogliere le ragnatele.
Potenza di sintesi del nostro dialetto!

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Cannarùzze

Cannarùzze s.m.= Cannerozzo, pasta alimentare

Formato di pasta alimentare, corta.

Etimo deritavo dal loro formato, come di un canna spezzettata

Quelli di diametro più piccolo si chiamano cannaruzzètte o tubbettïne = Tubicino

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Cannöle

Cannöle s.f. = Candela

Asta cilindrica di cera, di varia grossezza e lunghezza, con un’anima di fili di cotone o di lino intrecciati, detta “lucignolo” o “stoppino”, che s’accende per illuminare.

Con l’avvento della corrente elettrica la candela è usata solo per usi liturgici.

Scherzosamente ‘a cannöle indica, il muco pendente dal naso dei bimbi mocciosi.

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Cannótte

Cannótte s.m. = Fauci

Fauci spalancate, intese sia nel senso di fauci fameliche e sia come jàrze da urlatori come i bannajule .

Quanne je so’ arrevéte addu jìsse, cuddu desgrazzjéte m’ho gredéte pe tande ‘nu cannotte japirte = Quando sono arrivato da lui, quel disgraziato mi ha urlato con tanto di fauci aperte.

Deriva da “condotto, tubazione”

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Cannùle

Cannùle s.m. = Ghiaccio

Ghiaccio artificiale a blocchi, ottenuto attraverso il congelamento dell’ acqua in appostiti contenitori a sezione quadrangolare di cm 25 x 25 e di circa 70 cm. di altezza

Usati in marineria, dopo grossolana tritatura, per conservare per qualche ora il pesce fresco, durante il trasferimento dal peschereccio ai paesi vicini.

La colonnina di ghiaccio ha avuto il suo auge al tempo delle granite (grattamarjànne) preparate al momento del consumo.

Si vendeva a pezzi di circa mezzo chilo, quando non c’erano i frigoriferi domestici, e d’estate si voleva ottenere una bevanda fresca.

Un giovane intraprendente girava per le vie di Monticchio con una carrellino sul quale trasportava il suo ghiaccio, coperto di paglia per isolarlo dall’afa, e lo vendeva agli angoli delle strade: ‘u ghiacce, u ghiacce, u ghiacce de Fogge! Accattàteve ‘u ghiacce de Fogge, uhé! = Il ghiaccio, il ghiaccio, il ghiaccio di Foggia! Acquistate il ghiaccio di Foggia, ohé!…

Come se il ghiaccio di Foggia fosse migliore di quello locale!

Comunque aveva fretta di vendere altrimenti lo perdeva sgocciolando per le strade.

Mamma mi dava una moneta: Tonino, mamme, va’accàtte djice lüre de ghiacce ca mò vöne papà. = Tonino, bello di mamma, va a comprare dieci lire di ghiaccio ché fra poco viene papà.

Con il termine cannùle si indica anche la parte interna delle canocchie (Squilla mantis) che si coagula durante la cottura.

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Canté ‘u Calannàrje

Canté ‘u Calannàrje loc-id-. = Imprecare inveire

Ci sono due interpretazioni per due significati

Significato cattivo: Bestemmiare e imprecare contro tutti i Santi presenti nel Calendario. Assolutamente incivile.

Significato simpatico: Enumerare i misfatti e i difetti, veri e presunti, dell’interlocutore, magari taciuti a lungo per il quieto vivere. Ora Basta!
L’agghje cantéte ‘u calannarje Ce l’agghje dìtte quàtte ‘nde la fàcce!.

Di significato analogo: Sfelé ‘a cröne

e

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Canze

Canze s.m. = Pausa, tregua

È un termine di origine marinaresca e contadina ormai in via di estinzione, perché viene ancora usato, nella forma negativa, solo dalle persone anziane nella locuzione nen dé canze per significare non dar tregua, non concedere una interruzione, non dare respiro.
Per estensione, senza dé canze, vale come: sfiancarsi, agire senza porre tempo in mezzo, operare incessantemente, ecc.

Succede che mentre si sta portando a termine un lavoro, arriva un secondo impegno cui bisogna applicarsi, senza soluzione di continuità.

Fé la spöse, cucené, lavé, stènne, assuché, steré i panne.. jògge ‘a jurnéte nen me dé canze! = Far la spesa, cucinare, lavare, stendere, asciugare, stirare… oggi la giornata non mi dà tregua.

Vuoi vedere che canze derivi da vacànze? No, è troppo ardita questa ipotesi… Più probabile che sia una forma alterata dello spagnolo descanso = riposo, requie. Quindi descanso = dé canze = dar riposo.
Ricordo che cansado in spagnolo vuol dire stanco.

Ringrazio vivamente il lettore Michele Castriotta per la sua graziosa imbeccata, che mi ha consentito la stesura di questo articolo.

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Canzéne 

Canzéne n.p. = Canzano.

Nome di un Comune del Teramano.

E’ anche un Cognome diffuso in Campania e in Abruzzo.

Da noi è diventato un soprannome.

Ricordo un certo Matteo Canzano, un tipo bonaccione, che per pochi spiccioli andava a riempire una “quartara” d’acqua per conto di persone anziane..

Camminava per le strade fischiettando una unica monotona nota. Le donne, quando lo sentivano, uscivano e chiedevano:”Mattöje, me vu jègne l’acque?” = Matteo, mi vuoi riempire l’acqua?

Era molto buono, sempre sorridente… fino a quando qualche farabutto gli ha insegnato a bere il vino e a fumare. Tutti i suoi guadagni li spendeva alla cantina

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Canzìlle

Canzìlle s.m. = Incardellato canoro

Uccellino molto melodioso ibrido, nato per incrocio in cattività fra una canarina (‘na canàrje) ed un cardellino (‘nu cardìlle).

Canta incessantemente in diversi toni rincorrentisi, come una “fuga” di Bach. Fino a sera, se non si copre la gabbietta con un drappo, fa rintronare la casa dei suoi trilli.

Dà grosse soddisfazioni all’allevatore. Si racconta di un Napoletano che per ottenerlo, in cambio diede un maiale adulto! Ci credo.

Sto pensando, curiosamente, all’origine del nome: come il mandarancio è un ibrido di mandarino e arancia, così potrebbe essere can- (radice da canarje) e -zìlle desinenza da cardìlle)…Ma è solo la mia fantasia, senza alcun basamento scientifico-etimologico.

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Capacchjöne

Capacchjöne agg. = Testone, testardo

Il soggetto che ha dato origine al soprannome o aveva una testa di considerevole stazza, o semplicemente era testardo, cocciuto.

Significa anche caparbio, ostinato nelle proprie convinzioni. Nessuno riesce a farlo desistere, nemmeno di fronte all’evidenza.
Insomma, in altri termini, può definirsi chépe de mentöne = testa di montone, di ariete.

il ‘u Capacchjöne per antonomasia era diventato spregiativamente il fondatore del Fascismo, Benito Mussolini, capacchjöne onorario.
All’epoca molti ritenevano che il suo testone contenesse un cervello dotato di una intelligenza eccezionale. Altri lo immaginavano pieno di “fumiero”, e mi fermo qui perché non parlo di Politica in questo sito.

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