Categoria: C

Cucìvele

Cucìvele agg. = Cottoio

Cottoio, è riferito a legumi di facile cottura. “Sti fasule so pròpete cucìvele!”

Si usa questo aggettivo per definire anche ai soggetti molto facili all’innammoramento.

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Cué l´áneme

Cué l´áneme loc.id. = Opprimere

Alla lettera: covare l’anima. Posarsi a lungo, come la chioccia che si pone sulle uova fino alla schiusa.

Si può dire anche accué l´àneme. In napoletano accuvà, significa nascondere, ma principalmente coprire.

Madònne, ´stu càzze me sté ´ngùdda-ngudde, me sté a cué l´àneme! = Madonna, costui mi sta addosso, mi sta opprimendo, mi sta togliendo il respiro.

Per estensione anche aspettare pazientemente che i tempi maturino, che le cose cambino. Attendere a lungo, come è interminabile il tempo di una covata, ma alla fine nasce qualcosa, di buono o di cattivo.

Un po’ come cuccuascé.

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Cuèrta mbuttüte 

Cuèrta mbuttüte s.f. = Trapunta.

Coperta imbottita di lana a doppia piazza, pesantissima, che le premurose sposine di una volte si preparavano manualmente per il loro corredo.

Ora la fanno solo industrialmente, imbottite con piume d’oca (quelle più pregiate) e le chiamano in simil-italiano trapónte o piumöne= trapunta o piumone. Leggerissime e caldissime.

Quelle più economiche sono di materiale sintetico, sia il tessuto, sia l’imbottitura. Anch’esse leggere e calde

 

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Cugghjarüje

Cugghjarüje s.f. = Inappagamento, incontentabilità.

Sensazione che attanaglia chi è sempre insoddisfatto di tutto; che ha sempre da lamentarsi di qualcosa; che non gli va mai bene nulla.

Credo che con linguaggio ultramoderno, voglia dire che costui è “palloso”, che fa aumentare il volume delle stesse….(da “palle” = testicoli = cógghje e da qui cugghjarüje)

Faccio un esempio:

Se una persona anziana chiede di essere continuamente coccolata e viziata e nonostante venisse sempre accudita con tutte le attenzioni possibili e immaginabili, chiede sempre maggiori accortezze, forse anche esagerate ed eccessive, allora quella persona tóne a cugghjarüje.

L’amico prof.Castriotta, ultrasettantenne, asserisce che suo padre pronunciava cugghjarüne . Registro questa versione. Credo che i termini resteranno in vita fintantoché vivranno gli ottuagenari di oggi.

Palloso è molto più snello, immediato ed efficace l’aggettivo, anche in dialetto: pallüse maschile e pallöse femminile.

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Cugghjenjé

Cugghjenjé v.t. = Canzonare, beffeggiare, dileggiare

Accettabile la versione cugghjunjé.

Prendere in giro, beffare, schernire, deridere, dileggiare qualcuno.

Deriva decisamente dal sostantivo familiare e volgare chegghjöne = coglione (testicolo) con significato di sciocco, stupido, ingenuo.

Siccome il verbo è chiaramente volgare, e il dialetto non si risparmia nel produrre termini triviali, talora si preferisce usare al suo posto il più sbrigativo sfòtte = sfottere.

Che, me sté cugghjunjànne? = Che fai, mi stai sfottendo?

Se esistesse in italiano, il verbo sarebbe “coglioneggiare”.

 

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Cuggjüne

Cuggjüne s.inv. = Cugino, cugina.

Cugino/a = Figlio/a di un fratello o di una sorella del proprio padre o della propria madre.

In dialetto, al maschile fa ‘U cuggjüne s.m. = Il cugino; al femminile fa ‘A cuggjüne s.f. = La cugina.

Cambia solo l’articolo, ma il termine è invariabile per il maschile e per il femminile.

Se si parla del proprio cugino o della propria cugina, si dice cuggìneme = mio/a cugino/a.

Se si tratta del o della cugino/a di chi ascolta si dice cuggìnete.

Una curiosità: il simpatico dialetto di Monte Sant’angelo ha conservato il termine latino consobrinus e tuttoggi cugino è detto cunzuprìne.

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Cugné

Cugné v.t. = Rendere come un cuneo

Ritengo il termine sia molto antico.

Quando si scriveva con la penna dell’oca, per ottenere la punta si recideva il fusto della penna con un taglio trasversale inclinato, in modo da ricavarne un cuneo.

Quindi si crea il cuneo, si cogna la penna.

Per estensione, riferito alle matite, significa rifare la punta. Riferite alle penne con il pennino metallico, vale riparare il pennino.

Contrario: Scugné v.t.

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Cuitàrece

Cuitàrece v.i. = acquietarsi, placarsi

 

Il verbo si riferisce specialmente al mare che, dopo una burrasca, si placa e sondeggia con calma.

Il grido disperato delle mamme:

stàteve cujöte nu menüte = state calmi almeno per un minuto!

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Cujitàrece 

Cujitàrece v.i. = acquietarsi, calmarsi

Rendersi calmo, e tranquillo dopo uno stato di agitazione, di furia, come nel caso ad es. del mare che siacquieta dopo una burrasca.

C’j’ cujitéte ‘u criatüre? = Si è calmato il poppante?

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Cujöte 

Cujöte agg. = Calmo

In italiano si può tradurre letteralmente con quieto, nel senso tranquillo, sereno, calmo, riferitio a persona, o all’andamento meteorologico.

Stàtte cujöte! Momò vüte ca torne. = Sta’calmo! A breve vedrai che tornerà.

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