Categoria: C

Crépe

Crépe s.f. = Capra

È un animale ovino apprezzato per la delicatezza delle sue carni in giovine età (‘u crapètte il capretto) e l’ottima digeribilità del suo latte. La carne della capra adulta è più coriacea, ma indicata nella preparazione in umido, non arrosto.

Una volta si usava la sua pelle per farne guanti e otri per il vino e l’olio.

La capra (Capra hircus) riesce a nutrirsi anche si vegetali duri, spinosi, coriacei, e per questo allevato prevalentemente in zone montane di tutto il mondo.

Il maschio della capra, l’irco o il capro, in dialetto dicesi crapöne s.m. anche nel significato di testone, cocciuto e poco propenso all’apprendimento. Sì ‘nu crapöne.

Il nome dialettale subisce, come tanti altri, la metatesi, ossia lo spostamento di una consonante all’interno del nome. come accade anche per frabbecatöre, stròppje, frummàgge, premmanèndeecc.

Andate a leggervi il Detto: Salüte e frasche,

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Crepé ‘ngùrpe

Crepé ‘ngùrpe loc.id. = Amareggiare

Fare soffrire, affliggere, rattristare, crucciare, angosciare, tormentare, indispettire qlc.

Jìsse nen me vole sènde a me? e jüje lu fazze crepé ‘ngurpe! = Lui non mi vuole dare ascolto? Allora io lo faccio soffrire (col mio atteggiamento dispettoso).

Agire a dispetto, a škattamjinde

Il significato letterale è: procurare o riportare gravi lesioni interne per le percosse. Ma solo a parole come minaccia.

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Crepjite

Crepjite (o Crepjitte o crepjinde) s.m.. = Caduta rovinosa.

Pigghjé ‘nu crepjite (o ’nu sbatte): cadere rovinosamente e inaspettatamente durante una corsa, una partita di calcio, o altri movimenti veloci.

Alcuni, data la notevole assonanza, erroneamente pronunciano trepjite che significa treppiede. Nessuna attinenza col ruzzolone.

Altri, a mio avviso molto più verosimilmente, pronunciano crepjinde . Mi pare logico pensare che la caduta sia stata così rovinosa da procurare lesioni interne.
Ossia ca fé crepé jìnde = che fa crepare all’interno del proprio corpo. = ca fé šcatté ‘ngurpe!


Ringrazio il dr.Sandro Mondelli per questa imbeccata.


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Crescemjinde

Crescemjinde s.m. = Lievito chimico

Polvere biancastra che le nostre nonne compravano sfusa in drogheria per preparare in casa dolcetti e torte. Successivamente sono state immesse sul mercato le bustine aromatizzate (Pan degli Angeli e Bertolini), usate tuttoggi.

È sinonimo di cremöne= cremore di tartaro.

Mattöje, mamme, quìste so’ ‘i sòlde e vamm’accàtte da Viscàrde ‘u crescemjinde pe ‘nu cüne de farüne = Matteo, bello di mamma, questi sono i soldi e vammi a comprare da(alla drogheria di) Viscardo (il cremore di tartaro, nella quantità, che lui sa, occorrente) per un kg di farina.

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Crescènde 

Crescènde s.m. = Lievito naturale, lievito madre

Il lievito naturale si ottiene per l’acidificazione dell’impasto di acqua e farina e si usa nella panificazione perché è in grado di provocare un processo di fermentazione.

Quello artificiale usato nei panifici moderni è il lievito di birra, costituito dalle colonie di un microrganismo, il “Saccharomices cerevisiae”, ottenuto per fermentazione.

Il termine è di etimologia facile: proviene da crescere, che fa crescere (la pasta del pane).

Quando tutte le famiglie facevano il pane in casa, usavano conservarne un poco in una ciotola. Se lo prestavano l’un l’altra man mano che avevano necessità di impastare.

Era considerato sacro come il pane, tanto è vero che spesso, come si vede nella foto, veniva segnato con una croce. Prima ancora di iniziare l’impasto occorreva ringraziare il Signore con una silenziosa preghiera sopra il lievito e sopra la farina.

Crescènde è usato anche come soprannome.

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Cresòmmele

Cresòmmele s.f. = Albicocca

Frutto dell’albicocco (Prunus armeniaca), albero con foglie a cuore, fiori precoci bianchi o rosati, frutti saporosi di colore arancione. Il colore della buccia cambia a seconda delle varietà: si va dal giallo chiaro all’arancione intenso. Il frutto è carnoso, con seme osseo e forma ovoidale.

Il nome cresomme o cresòmmele è derivato dal greco “Chryso-milo” (χρυσό μήλο) ossia “oro-mela” = frutto d’oro.

Taluni per brevità, dicono cresòmme, ugualmente corretto. Sono più propenso a usare il termine cresòmmele, specie riferito al plurale.

‘Sta cresòmme jöve sciapüte = Quest’albicocca era insipida.

Mangiàteve ‘sti cresòmmele de Màcchje = Mangiate queste albicocche macchiaiole.

Esistono numerose varietà di albicocca. Da noi è molto conosciuta un’albicocca piccola,  detta nanàsse, ben colorita e molto zuccherina, i cui semi contenuti all’interno del nocciolo duro sono dolci come quelli le mandorle; sono invece amari i semi delle altre varietà di albicocche, quelle di dimensioni maggiori.

Questi noccioli, ‘i caccianózzele, erano oggetto di numerosi giochi fanciulleschi.

L’albicocco, originario della Cina, si diffuse fino all’Armenia, da dove venne introdotto in Occidente da Alessandro Magno. Tuttora una varietà è chiamata Albicocca Alessandrina.

In epoca borbonica nel Napoletano era una delle piante più diffuse. Un botanico napoletano del 1583 evidenziò le due varietà più pregiate, chiamandole “bericocche” e “crisomele”.
I due nomi sono entrati da quattro secoli nella parlata del Sud Italia. A Monte S.Angelo si chiama tuttora vernecòcche (da bericocche). Invece a Manfredonia, come nella Puglia Piana e in Campania,  cresòmmele (da crisòmele).

Il frutto matura a fine maggio-metà giugno, una stagione breve.

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Crespìgne 

Crespìgne s.m. = Crespigno

Si tratta di una pianta erbacea della fam. delle Compositae (Sonchus oleraceus). Cresce fino ai 1000 m. di altitudine, nell’ambito dei Paesi mediterranei.

Si utilizzano le foglie più tenere per uso alimentare. Si tratta di un erbaggio a rapida cottura,

Il suo sapore dolciastro serve ad attenuare il tono amarognolo di altri erbaggi, come la Cicoria. In qualche località, si usa consumarlo anche crudo, in insalata; si adoperano soprattutto i fusti cavi, anche se grossi, particolarmente saporiti.

Altri nomi volgari
Lattarolo, Grespigno, Cicerbita, Crespignolo.

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Crestjéne

Crestjéne s.i. = Persona, gente

In italiano sembrerebbe voglia significare ‘cristiano’, aggettivo per qualificare un seguace degli insegnamenti di Cristo.

Invece in dialetto il termine è un sostantivo, invariabile per numero e per genere, che designa fisicamente una persona o la gente in genere.

So jüte alla Pòste, ma stèvene ‘nu mónne de crestjéne: allöre véche cré matüne sóbbete= Sono andato alla Posta, ma c’erano molte persone (in attesa): allora (mi son detto:) vado domani mattina presto.

Ch’anna düce ‘i crestjéne? = Cosa dirà la gente?

Questa frase era molto ricorrente in passato. Si teneva molto in considerazione il giudizio della gente. Anzi lo si temeva. In effetti la privacy non era stata ancora inventata…Anche perché la popolazione del nostro paese non era numerosa e ci si conosceva tutti, almeno in ogni rione.

Nen te mettènne ‘nanz’a pòrte p’a canuttjire! Ch’anna düce ‘i crestjéne? = Non metterti davanti all’uscio di casa in canottiera! Cosa diranno le persone che ti vedono (così trasandato)?

Al giorno d’oggi si risponderebbe: Che me ne fröche a me? = Non m’importa!

Nen ce jènne a juché sèmbe au begliàrde. Hann’a düce ‘i crestjéne: “ma cóste nen töne che arte fé!” = Non andare a giocare sempre al bigliardo. Dirà la gente: ma costui non ha altro da fare?

Nüje süme crestjéne, no aneméle = Noi siamo persone, non bestie

Preceduto dall’articolo, crestjéne indica una persona chiamata a svolgere una determinata mansione.

Tènghe ‘a chése arrebbelléte: àgghja chiamé ‘a crestjéne pe ‘nu pöche de pulezzüje = Ho la casa in disordine: chiamerò una persona addetta per (farmi fare) un po’ di pulizia.

Se ‘nge pute jì, mìtte ‘u crestjéne e fatte sprué ‘a vìgne = Se non puoi andarci tu, assumi la persona (adatta) a fatti potare la vigna

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Criatüre

Criatüre s.m = Neonato, bambino

Con l’aggiunta dell’articolo, il sostantivo può essere femminile o plurale.
‘U criatüre = il bambino
‘A criatüre = la bambina
‘I criatüre = I bambini o le bambine.

Spesso se la nidiata era numerosa, si usava al plurale (credo che ormai il termine sia andato in disuso), il diminutivo (clicca→) i criócce, a mio parere derivante da criatüre + la desinenza -ócce, come il diminutivo dei nomi di persona Mengócce (Domenicuccio) ‘Nteniócce (Antoniuccio), ecc.

Un paio di esempi.

-di commiserazione:
Povera Mariètte, pe tutte quìddi criócce... = Povera Marietta, con tutti quei bambini…

-di ammirazione:
Sacce accüme fé pe tutte quìddi criócce.. = Non so come fa, con tutti quei bambini… (io al suo posto sarei stramazzata)

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Criócce

Criócce s.m. = Nidiata di fanciulli

Ho spiegato meglio nell’altro articolo, quando ho illustrato il termine criatüre.
Vi rimando su quello, pregandovi di cliccare qui

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