Categoria: C

Ciavattöne 

Ciavattöne  agg. = Pasticcione

Confusionario, arruffone, che lavora in modo disordinato e confuso.

Forse deriva da ciabattino, ossia di colui che è abile solo a riparare le scarpe, certamente inferiore all’antico calzolaio, che eera capace di confezionare scarpe su misura e lavorava di fino.

Se il ciabattino si cimentasse a confezionare le scarpe otterrebbe un lavoro acciavattéte, non rifinito.

Filed under: CTagged with:

Cìcene 

Cìcene s.m. = Orciuolo

Recipiente di terracotta, panciuto, con bocca stretta e due manici a “C”, dalla capità di circa 3 litri.

L’evaporazione dell’acqua che trasudava attraverso le sue pareti porose contribuiva a mantenere fresca quella contenuta nell’interno del recipiente.

Per farlo arieggiare, lo si appendeva fuori dell’uscio ad un grosso chiodo detto (clicca→) cendröne.

Per dissetarsi si poggiava l’imboccatura del “cìcino” alla bocca.  Il recipiente serviva a tutta la famiglia, e magari a dissetare qualche amico di passaggio. Cosa che oggi ci farebbe inorridire.

Qualche schizzinoso, prima accostare il “cìcino” alla propria bocca, scuoteva fuori un po’ di acqua dall’interno dell’orcio, come per lavare i germi lasciati da colui che vi aveva bevuto in precedenza.

Tuttavia, se lo raccontiamo, evidentemente non siamo stati contagiati da alcuna malattia e siamo felicemente sopravvissuti ritrovandoci pieni di anticorpi.

Grazie al Prof.Michele Ciliberti, ho appreso che il termine deriva da greco antico κύκνος (leggi kìknos) che significa “cigno” probabilmente dalla forma dell’orciuolo che richiama l’aspetto di questo pennuto.

Altri fanno derivare, sempre dal greco antico κυκεώνα (leggi kikeona) = orciolo.

Filed under: CTagged with:

Cicjille

Cicjille s.f. = Uccello

Il termine dialettale ‘a cicjille è un modo fanciullesco di dire ‘a vucjille, sia nel significato proprio di “uccello-volatile” sia in quello esteso di…”uccello-pisello-pisellino” dei maschietti.

Quello degli adulti ha diverse denominazioni in dialetto, ma non mi sembra il caso di elencarle qui, semmai – ci penserò – in ordine alfabetico alla C e alla P.

Cito il nome, assolutamente non volgare, che mi è sembrato divertente e un po’ bizzarro, captato dalle mie orecchie innocenti quando ero piccolo: ‘a criapòpele “la crea-popoli”!

Filed under: CTagged with:

Cìgghje 

Cìgghje s.m. = germoglio, fitta doilorosa

1 Cigghje = Germoglio. Tipici i cìgghje delle patate, tenute a lungo al buio, simili a rametti bianchi che fuoriescono numerosi dal tubero. Sono tossici perché ricchi di solanina. È opportuno eliminarli assieme alla buccia che va tolta fino alla parte verde.

2 Cìgghje = Fitta, dolore improvviso per lo più da organi interni (cìgghje de pànze;  cìgghje de rècchje).
Figuratamente tenì i cìgghje de panze o anche tenì i delüre ‘ngùrpe vuol significare che qualcuno agisce in modo subdolo, che ha sempre una furbata in serbo a proprio tornaconto. Come ad esempio un debitore che sfugge al proprio creditore.
Anche la sensazione di bruciore epidermico (causato, ad es., da alcol posto su una escoriazione per disinfettare) è detta cìgghje.

I due sostantivi derivano dal verbo intransitivo cigghjé (dolere, germogliare).

Attenzione! Non confondete, data l’assonanza, cìgghje  con cègghje.

Fino a pochi decenni fa ‘i cègghje. indicavano le sopracciglia mentre le ciglia si chiamavano ‘i papèlle de l’ùcchje, sostantivo nato forse storpiando il termine palpebre dalle quali spuntano ben allineate..

Filed under: CTagged with:

Cigghjéte 

Cigghjéte s.f. = Fortunale, burrasca

Improvviso cambiamento di tempo meteorologico, caratterizzato da fortissimo vento e alti marosi.

Non arriviamo al tornado, ma ‘a cigghjéte = il fortunale è molto violento, temutissimo dalla gente di mare.

La subitaneità con cui avviene ‘a cegghjéte fa venire a mente ‘u cìgghje de panze, che sorge altrettanto improvvisamente.

Va bene anche la pronuncia cegghjéte.

L’accrescitivo si volge al maschile: ‘u cegghjatöne.

Filed under: CTagged with:

Cinematò 

Cinematò s.m. = Cinematografo

Ora si dice cinema, ma appena agli inizi del 1900 si usava cinematografo. Il popolino ha sintetizzato il termine, tralasciando la finale.

Oltre a indicare il locale dove si proiettavano le pellicole, questo termine evidenziava una situazione caotica, chiassosa, movimentata:

E c’hama fé quà, ‘u cinematò? Baste mò! Fenìtele!= E che abbiamo da fare qui, il cinematografo? Basta ora! Smettetela!

Filed under: CTagged with:

Ciócce 

Ciócce s.inv. = Asino

Termine invariabile per genere e numero.

Asino, somaro, ciuco. Mammifero erbivoro della famiglia degli Equidi (Equus asinus).

Utilizzato generalmente come bestia da soma. Simile al cavallo ma più piccolo, con testa grossa, orecchie allungate e mantello di colore grigio uniforme o anche scuro.

  • Dim., Ciucciarjille s.m. ciucciarèlle s.f.
  • Femm., ‘A ciócce; scherzosamente ‘a ciócce indica la fidanzata (chiedo scusa alle donzelle)
  • Fig., persona testarda, cocciuta, ignorante e stupida.

Per estensione si intende per ciócce il cavalletto, o braccetto da sarto, usato per stirare agevolmente le maniche delle giacche.

Curiosità:

1)‘U ciócce Lallüne = Il somaro di Raffielino, veniva chiamato in causa quando non si sapeva attribuire la responsabilità di una marachella.

-Chi ca ho rotte ‘u piatte? (silenzio…) -‘U ciócce Lallüne! = Chi ha rotto il piatto?…l’asinello di Raffielino.

2) ‘U ciócce Maradòsse si nomina come termine di paragone per indicare qlcu che compie un’azione inopportuna.

Riporto quello che ha scritto Mambredònje (Umberto Capurso) su questo asino

«In ricordo a un Manfredoniano ad un’icona di Manfredonia, un personaggio conosciuto da diverse generazioni per il suo umore e semplicità!

Un piccolo racconto di un fatto realmente accaduto, dove si può capire che persona era: nonostante la gravità del caso, sapeva mantenere il suo buon umore.

Un giorno Maradòsse si trovava con il suo carretto all’incrocio Via Tribuna / Via Seminario, e venne fermato da un giovane che gli chiese se poteva dire una cosa all’orecchio del suo asinello; lui standoci allo scherzo accennò di sì.
Il ragazzo però non aveva buone intenzioni: facendo finta di parlare sotto voce con l’asino gli infilò nell’orecchio la cicca della sigaretta che stava fumando, e la povera bestia come impazzita corse giù per la strada, facendo volare a destra e sinistra la merce del carretto, per poi infilarsi nell’entrata del barbiere che si trovava alla fine della strada tra Via Seminario / Corso Roma.
Il barbiere vedendo spuntare la testa dell’asino tra le tendine dell’ingresso, gridò:
-“E chè, mò püre lù ciócce de Maradòsse ce völe fèje la varve?”
Mentre Maradòsse ancora scioccato da ciò che era successo, chiese al ragazzo:
– “Ma dìmme ‘nu pöche, tóje mò, chè cazze l’à ditte allu ciocce müje, pe farle scappé acchessì?”
– “Cumbé, l’è ditte škìtte cà jöve morte la mamma söve”, rispose il furfantello.
– “Ghjà-chì-t’è-murte!”. gridò Maradòsse imbestialito, “e tóje proprie mò ce l’aviva düce cà l’jì morte la mamme?!”

Questa storia ancor oggi ha il suo effetto, e se qualcuno racconta qualcosa in un momento inopportuno può darsi che si sente dire: “A’ fatte accüme ‘u ciócce de Maradòsse…”

Stàtte bùne Maradosse!»

Filed under: CTagged with:

Ciócce de mére

Ciócce de mére s.m. = Lepre di mare

Alla lettera significa ciuco, asino di mare.

«La lepre di mare (Aplysia depilans) e’ un mollusco gasteropode che vive in zone ricche di vegetazione come il Mar Mediterraneo e l’Oceano Atlantico. Solitamente di colore nero, puo’ anche avere tinte di colorazione che vanno dal bianco al rosso. La lepre di mare possiede una conchiglia trasparente, fragilissima. Solitamente vivono attaccate tra le rocce dove brucano il fondale (alla ricerca di alghe verdi e fanerogame) appallottolandosi per non farsi predare.

Le Lepri di mare, se disturbate o se si sentono in qualche modo minacciate, emettono una secrezione violacea che si credeva fortemente tossica e che causasse la caduta permanente di peli e capelli. Tanto che il nome scientifico della più comune Lepre dei nostri mari è in tal senso più che esplicativo: Aplysia depilans… In realtà si tratta di una sostanza totalmente innocua per l’uomo, ma utilissima per confondere le capacità olfattive di potenziali predatori».

(Descrizione e foto attinte dalla rete)

In Sicilia è detta sceccu (asino, ciuco) di mare, equivalente al nostro ciócce de mére.
Altri la chiamano Ballerina spagnola per l’eleganza con cui fa le sue evoluzioni.Ma forse la confondono con altri abitatori dei fondali, simiili a questa.

Filed under: CTagged with:

Cirquequè 

Cirquequè s.m. = Circo equestre

Si tratta di una contrazione di circo equestre, troppo difficile da pronunciare da parte degli analfabeti, che erano numerosissimi negli anni ’30.

Filed under: CTagged with:

Cirre-matte

Cirre-matte s.m. = Ricciolo ribelle

Parliamo di capigliatura

Capelli ribelle al pettine, perché arruffati, in quanto i bulbi piliferi disseminati a spirale sul cuoio capelluto,specie al culmine della testa.

Quando il cranio è rapato a zero, la maggior parte dei bulbi sembrano tanti puntini cosparsi con andamento regolare, ma altri seguono uno svolgimento a vortice, e talora a doppia spira.
Se quelle sono le radici lo stesso andamento prenderanno i capelli allungandosi, e quindi il pettine non riuscirà mai a piegarli nella direzione voluta.

Cirre significa in questo caso ciocca, ciuffo.

Un Detto montanaro ricorda che “cüme tènghe li cirre, tènghe li sinze” = Come ho i capelli così ho i sentimenti (ribelli).

Filed under: CTagged with: