Chiche-cöse pron.indef. = Qualcosa
Qualche cosa indefinita, imprecisabile.
Chiche-cöse uà succjöde = Qualcosa deve accadere.
Si può anche dire quaccheccöse.
Chisüjasüje pron.ind. = Chicchessia
Chiunque, qualsiasi, ognuno.
Credo che alla lettere derivi da ‘chi-sia-sia’, non importa chi, qualunque persona.
Stöve ‘a pòrta japèrte: chisüjasüje putöve trasì = C’era la porta aperta: chiunque poteva entrare.
Forse è più leggibile così: Chi-süja-süje
Chiurlànde s.f. = Ghirlanda
Quando io ero ragazzo, si diceva proprio così, chiurlànde. Ora si preferisce usare un termine ibrido: i coröne = le corone.
È una vistosa corona di fiori, usata ahimè solo nei cortei dei funerali, per accompagnare il defunto al cimitero, ove veniva ammucchiata nella spazzatura, assieme alle altre, per la gioia degli operatori cimiteriali.
Dal numero delle ghirlande che seguivano il feretro i passanti valutavano il ceto sociale e l’importanza del defunto. Venivano portate a piedi, da due persone, per impinguare il corteo. Tutte vanità, che giovavano ai vivi e non ai morti.
Quelle usate a Manfredonia consistevano di due rami di palma fissati tra loro e poi infiorate e decorate da un largo nastro viola, sul quale erano indicati a lettere dorate i nomi comuni dei committenti: gli zii, gli amici, i cugini, mamma e papà, ecc.
Chjacchjere mòrte loc.id. = Ciance, Parole parole parole…
Quando si ascoltano tante belle parole, tante promesse che non verranno mantenute, come le promesse elettorali, si classificano come chiacchiere vuote, morte, che non arrecano alcun beneficio reale, né ora né mai.
A volte quando qlcu minaccia o riferisce guai in arrivo da parte di terzi, lo si rimbecca classificando le sue come chiacchiere morte.
Va bene anche la locuzione chjàcchjere vacànde = parole vuote.
Che ste decènne? Quìste so’ chjàcchjere vacànde! = Che stai dicendo? Queste sono ciance.
Ringrazio l’assiduo lettore Michele Murgo per lo spunto fornitomi.
Chjàcchjere nen ce ne vònne loc.id. = Verità sacrosanta.
Il nostro conterraneo Lino Banfi dice simpaticamente: “una parola è poca e due sono troppe”.
Noi ricorriamo a “chiacchiere non occorrono”, perchè già si è detto tutto e sarebbe del tutto inutile aggiungere anche una sola parola.
‘Ndànde ‘Giuànne ò vìnde e chiacchjere nen ce ne vònne = Intanto Giovanni ha vinto (la partita a carte) e non c’è altro da aggiungere, perché la posta è legittimamente sua…
Chjachjaròsche s.f. = Escremento animale.
Specificamente la cacca dei topi, nera e tondeggiante, o quella delle mosche attaccata ai vetri.
Anche quella degli ovini che rimane attaccata alla loro lana, quantunque abbia un nome specifico (vedi: il sinonimo tròzzele).
Per estensione qls macchia vistosa su indumenti da lavoro (grembiuli, tute, ecc.)
Chjachjerdöne agg.e s.inv. = Chiacchierone/a, loquace
L’aggettivo è riferito a persona loquace, querula, che parla molto e volentieri. Caratteristiche stimate generalmente in negativo.
Il sostantivo invariabile indica la persona con queste “simpatiche” prerogative.
Il diminutivo è chjarchjolle
Si tratta di un termine spregiativo. Indica una persona senza valori, sleale, di poco conto, spergiuro, vile, inaffidabile, ecc. ecc.
Nel dialetto siciliano gli uomini sono classificati secondo una precisa gerarchia: ommini, mezzi-ommini, omminicchi, e quacquaracquà.
Credo che il nostro “chjachjille” corrisponde all’ultima categoria degli infami.
Chjalètte s.m. = Tarallini con glassa ( a occhialino)
E’ un prodotto dolciario casareccio.
Sono delle ciambelline composte di farina, zucchero, uova e ricoperte di glassa. Di dimensioni minori delle scarièlle.
Sono chiamati anche taralle ‘ngeleppéte , ossia ricoperti di giulebbe (glassa di albume e zucchero).
Si può scrivere come spesso viene pronunciato, col rafforzativo iniziale: cchjalètte.
Questi dolci fanno parte della tradizione culinaria di Pasqua di tutto il Sud Italia. Alcuni, in fase di preparazione, li cospargono di confettini colorati
Chjamatöre s.m. = Chiamatore
Fino a pochi decenni fa, i pescatori anziani si rendevano utili – data la scarsa propensione verso una sana e lunga dormita, a causa della carenza di sonno dovuta all’età avanzata – andando a svegliare di buon’ora quelli più giovani, invitandoli a prendere il mare e rassicurandoli sulle favorevoli condizioni meteorologiche.
Meh, fìgghje, meh, ca jì tàrde! Jàvezete e va a mére ca ‘u tjimbe jì bùne! Uhé scìttete före!