Categoria: C

Cetrüle de mére 

Cetrüle de mére s.m.  = Oloturia, cetriolo di mare, cetriolo marino

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È un mollusco (Holothuria poli) comune nel Mediterraneo e nell’Oceano Indiano. Esistono 377 specie diverse di questo strano animale.

In Oriente una di queste specie, la Olothuria edulis, è considerata una vera leccornia col nome di Trepang.      Mi fa venire in mente il titolo di un libro di Salgari letto nella mia adolescenza  “I pescatori di Trepang“….  Non voglio nemmeno immaginare se sono davvero buoni da mangiare:  ce li mangiàssere löre!

«Mostra un corpo cilindrico allungato e rigido cosparso da tubercoli. Può raggiungere circa 22 cm di lunghezza. La colorazione dorsale è scura, di norma bruno-rossiccia o bruno-nerastra (mai totalmente nera), ma le papille hanno sempre l’apice bianco. Questa specie è spesso avvolta in uno strato di muco e ama cospargersi totalmente di sabbia e sedimenti. La parte ventrale è scura quanto quella dorsale ed è munita di corti pedicelli di colore bianco.»   (da Wikipedia foto e testo)

Il nome Oloturia è noto solo ai Biologi.

Localmente invece è conosciuto con appellativi fantasiosi:
Minchia di mare  (Sicilia ionica);
Sorci di mare (Sicilia occ.);
Cazzo di Mare (Puglia, Toscana, )
Stronzo di mare, ecc.

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Cèveze

Cèveze s.m. = Gelso

Al plurale fa Cjìveze

Albero con foglie cuoriformi, di cui si nutrono i bachi da seta, che produce piccoli frutti commestibili.

Il frutto (Morus alba) è carnoso, color giallastro/bianco con sapore dolciastro, con una punta acidula, matura in giugno luglio.


Il Gelso nero (Morus nigra) è molto simile alla specie precedente. Ha foglie più piccole e produce frutti nero-violacei e piu’ saporiti.

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Che bell’ùcchje tjine ‘mbacce

Ecco la locuzione idiomatica completa:
Nen lu pùte dïce manghe: « che bell’ùcchje  tjine ‘mbacce!» = Non gli posso dire nemmeno: che begli occhi e hai in viso!

È la definizione di un soggetto irritabile o permaloso.

Qualsiasi apprezzamento viene recepito da questo soggetto con sospetto. Oppure reagisce con veemenza, in modo sproporzionato, a qualsiasi critica o consiglio.
Cì’, cì’, nen te pozze düce manghe “che bell’ucchje ca tjine ‘mbacce!” = Zitto, smettila, non è il caso di inveirmi contro solo per aver espresso un mio parere sul tuo discutibile comportamento.

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Che facce ca tjine

Che facce ca tjine! loc.id. = Sfrontato!

Espressione che vuole contestare qlcu che mostrasi spudorato, arrogante, insolente, impertinente.

Che fàcce ca tjine! E mò che che vularrìsse fé angöre? = Che sfacciato che sei! Ed ora che vorresti fare ancora?

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Che uà jèsse! 

Che uà jèsse! escl. = che cosa inspiegabile

Ammessa anche la forma breve c’uà jèsse

In effetti, quando si cerca di dare una spiegazione di un fenomeno “inspiegbile” e non si può concludere per ignoranza o dimenticanza, si ricorre al “deus ex machina”, la parola magica: che uà jèsse!

U crjatüre mò jì néte e già vé truànne a mennòzze d’a màmme: che uà jèsse! = Il bambino adesso è nato e già va in cerca della tetta della madre (per nutrirsi): che cosa inspiegabile!

Che uà jèsse, quann’arrüve màrze tutte l’ànne arrìvene i rennenèlle = Che mistero, quando arriva marzo tutti gli anni arrivano le rondinelle.

Che uà jèsse, nen töne manghe düje müse e già canosce alla nonne
 = Che cosa incredibile, (il poppante) non ha nemmeno due mesi (di età) e già riconosce sua nonna.

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Chécafurnjille

Chécafurnjille s.m.= Farfallone

Persona inaffidabile e incostante, specie in campo amoroso.

Definisce un tipo che non trova mai un “focolare” (inteso come famiglia), un fornello dove fermarsi per crearsene una definitivamente.

Soggetto che cambia facilmente fidanzata. Vé facènne ‘nu balle pe chése: un po’ qua, un po’ là, senza intenzioni serie.

Per estensione sono così definiti dai commercianti quei clienti occasionali, che saltano i fornitori, o che non sono affidabili.

Con lo stesso significato dicesi anche pisciacantöne, ossia  – come i cani ad che lasciano una pisciatina ogni spigolo di casa che incontrano durante il loro cammino per marcare il territorio – così costui cambia metaforicamente le sue posizioni, scelte politiche o sportive, fidanzate, ecc.

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Chécamajöse

Chécamajöse s.m. = Occhione

Qualcuno pronuncia cacamajöse.
È un uccello mimetico (Burhinus oedicnemus), che vive e nidifica al suolo, lungo il greto di corsi d’acqua. Ha grandi occhi adatti alla caccia crepuscolare o notturna a coleotteri, anfibi e vermi. Proprio per questa  sua caratteristica fisica è chiamato popolarmente Occhione.

Curiosamente questo sostantivo alla lettera significa ” persona o animale che usa  espletare le sue funzioni intestinali in aperta campagna tenuta a maggese”.

Infatti ‘a majöse = il maggese, indica il trattamento agricolo in base al quale un terreno o un campo viene lasciato per qualche tempo in riposo senza essere seminato, pur essendo concimato e lavorato con una certa frequenza, affinché torni fertile. È detto maggese per estensione, il campo stesso.

Chécamajöse (occhione) ha generato il soprannome per indicare una persona dagli occhi grandi. Ho riportato il nickname di un lettore che si è firmato proprio Cacamajöse!

Ringrazio l’amico Matteo Rinaldi per avermi fornito le utilissime notizie sulla denominazione di questo volatile.

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Chécasòtte

Chécasòtte agg. = Cacasotto

Indica una persona paurosa timida vile e pusillanime. Un inguaribile fifone.

Oppure qualcuno che ha incontinenza fecale per disfunzioni intestinali. L’epiteto in ogni caso è molto spregiativo.

Qlcu pronuncia cacasòtte: secondo me è accettabile.

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Checòmbre 

Checòmbre s.m. = Tortarello (verde pugliese)

È una specie di cetriolo (Cucumis flexuosus) tipico pugliese, dalla pasta dolce, usato in insalata. Il frutto è piuttosto lungo e curvo, ha la corteccia sottile color verde scuro, scannellata, coperta di leggera peluria.

Era uno dei prodotti degli Sciali, assieme alle carote, alle cipolle, alle patate e ai meloni gialli. Forse perché non remunerativo, i checómbre sono del tutto scomparsi dai mercatini.

Il Tortarello bianco abruzzese invece non ha la peluria ed è di un colore verdastro, molto chiaro.

Al plurale suona checómbre con la “ó” stretta.

Taluni pronunciano checòmere e checómere.

Da non confondere con l’italiano cocomero (Citrullus lanatus, o Citrullus vulgaris)

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Checòzze

Checòzze s.f. = Zucca

  Pianta erbacea annuale della famiglia delle Cucubirtacee.

Quelle utilizzate a scopo alimentare sono le zucche “massime” (Cucurbita maxima), tondeggianti, grandi fino a superare i 10 kg e con la polpa di colore giallo vivo.

Esistono anche quelle grandi e di forma allungata, sempre con la polpa gialla. I botanici la distinguono col nome di(Cucurbita moscata).

Anche i fiüre checòzze = fiori di zucca, sono commestibili.

Etimo latino cucutia (leggi cucuzia)

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