Categoria: C

Cepolle

Cepolle s.f. = Cipolla

La cipolla è una pianta erbacea biennale della fam. delle Liliaceae (Allium cepa).

La sua coltivazione è molto antica e risale agli Egizi nel IV millennio a.C.; oggi è coltivata in tutto il mondo.

I bulbi di cipolla sono ampiamente impiegati in cucina per preparare minestre, carni, sughi, insalate, ecc.

Proprietà terapeutiche: antibatterica e antinfettiva, stimola la funzionalità renale favorendo l’eliminazione delle scorie azotate e combatte i vermi intestinali.

Fino agli anni ’50 in dialetto si diceva cepodde, ma i termini contenenti o teminanti in -dde (cavadde, chése-cavàdde, cepodde, martjidde, jaddüne, jaddenére, jaddócce, , ecc.) erano ritenuti rozzi, e perciò si sono gradualmente “civilizzati” in -lle.

I nostri contadini preparavano una rustica zuppa di cipolle (‘a cepulléte), antesignana della raffinata soupe d’oignons dei Francesi. La nostra zuppa ruspante aveva bisogno solo di molte cipolle, un uovo a testa e di un filo d’olio. Vi assicuro che se l’assaggiassero i Francesi si andrebbero a nascondere perchè la loro tanto decantata soupe ci perde in gusto e aroma.

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Ceranzotte

Ceranzotte agg. e s.m. = ingannevole, ambiguo.

È un termine ormai desueto. Ma  ma proprio per questo piace riportarlo affinché non vada disperso.

Il dott. Pasquale Stipo afferma: «Si tratta o si riferisce a persona che guarda il prossimo con diffidenza, in modo sospettoso. Molto probabilmente, perché è lui per primo ad essere una persona non molto leale, insomma giudica tutti con lo stesso metro».

Insomma è uno che quando parla o quando ascolta non guarda in faccia l’interlocutore ma preferisce guardare in giù, i suoi piedi o il pavimento.

Ecco allora che appare plausibile questa mia deduzione sull’origine del termine ceranzotte:
cera-ceratüre (aspetto, atteggiamento del viso)
-‘nzotte (rivolto in giù, di sotto, verso il basso)

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Cerése

Cerése s.f. = Ciliegia

Frutto del ciliegio (Prunus Cerasus), costituito da una drupa polposa e succosa di colore rosso più o meno intenso.
Gradevolissimo per il suo gusto leggermente acidulo.
La varietà  (clicca→)Ciliegia Ferrovia, molto apprezzata, è coltivata in Terra di Bari (Turi, Sammichele).

L’etimologia del termine è greca (κέρασος = cherasos) passato al latino (cerasum cerasus).
In tutti i dialetti del Sud Italia è chiamata cerasa o cirasa. Nei Paesi di lingua neo latina il nome si richiama a quello scientifico di Linneo, cioè Cerasus.

Per curiosità ho cercato il nome nelle varie lingue:
cereza spagnolo
cerise francese
cireaşă romeno
cereja portoghese
κέρασι greco moderno
ecc. ecc.

La forma tonda e rossa della ciliegia ha suggerito in nome ad una varietà di pomodorini (i ciliegini) e ad una specie di peperoncino piccantissimo (i ceraselli)

(Foto tratta dal web)
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Cernejàrece

Cernejàrece v.i. = Agitarsi

Essere inquieto, ansioso, smanioso.

Credo che deriva dal verbo cernjé, cernere, passare il grano al setaccio.

Infatti la persona addetta alla vagliatura agitava il crivello sospeso. Questo lasciava passare solo i chicchi di grano e tratteneva le impurità.

Qlcu ha creduto di riscontrare nelle persone nervose, agitate, ansiose, lo stesso movimento del vagliatore.

Statte càlme, che so’ ca te sté cernjànne? = Sta calmo, che è quest’agitazione? Perché ti nuovi come se stessi agitando il vaglio?

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Cernjé

Cernjé v.t. = Vagliare, setacciare

Qlcu dice anche cèrne = cernere.

Per setacciare il frumento a mano si utilizzava ‘u farnére= il vaglio, sospeso a un enorme treppiedi formato da pertiche legate insieme.

La persona addetto alla vagliatura agitava il crivello sospeso, e lasciava passare solo i chicchi di grano. Le impurità restavano nel vaglio.

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Cerolotte

Cerolotte s.m. = celluloide

È la contrazione di “celluloide”, la prima materia plastica inventata nella seconda metà dl 1800 impiegando sostanze naturali (nitrocellulosa, azoto e canfora).
Venne usata per confezionare giocattoli, montature di occhiali, pellicole per film e foto, penne stilografiche, ecc. Aveva lo svantaggio di essere estremamente infiammabile.

Ebbe successo nell’industria automobilistica che usa tuttora il “vetro di sicurezza” (detto vetro stratificato), ossia composto da due lastre di vetro tenute insieme da uno strato di celluloide. Da pochi anni per incollare le due lastre viene usato uno strato di  polivinilbutirrale (notizia fornita da Wikipedia).
La celluloide era impiegata anche per la copertura trasparente della carlinga nei velivoli da guerra.

Ora la celluloide viene sostituita totalmente da polimeri, derivati dalla lavorazione del petrolio (plexiglass, box doccia, targhe, ecc.)

Ringrazio il lettore Giovanni Ognissanti per avermi suggerito questo termine, che era passato completamente nel dimenticatoio.

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Cerotte

Ceròtte s.m. = Cerotto, Lumino stearico

Non si tratta solo del cerotto per medicare le piccole ferite, tipo Salvelox, peraltro entrato da pochi anni nella parlata locale!

Negli anni ’20 venne posto in vendita il Cerotto Bertelli per alleviare per via percutanea il dolore alla schiena, ora sostituiti da DropMed, Flectadol e simili.

 

 

Per ceròtte Intendiamo in dialetto quel piccolo contenitore di plastica cilindrico, generalmente di colore rosso, blu o bianco, talora decorato con immagini devozionali, contenente una materia combustibile, di solito cera (da cui il nome ceròtte) e uno stoppino.

Viene acceso e posto generalmente su un portaceri votivo, davanti alle immagini sacre, o davanti ai loculi cimiteriali in segno di preghiera e devozione.

Fino agli anni ’60, quando non esisteva ancora la plastica, la cera che diventava liquida per effetto del calore emanato dallo stoppino acceso, era trattenuta da un piccolo scodellino di carta oleata con i bordi pieghettati, uguali i pirotti usati dalle pasticcerie per contenere cioccolatini e dolcetti.

I venditori di lumini si piazzavano lungo il viale che porta al cimitero e lanciavano il loro grido: Ceròtte! Ceròtte p’a làmbe! = Lumini, lumini stearici per la lampada votiva.
In dialetto con il termine lumüne = lumino si intende solo quello a olio.

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Cerratüre

Cerratüre s.f. = Cipiglio

Taluni pronunciano con una sola “r”, ceratüre.

Sguardo torvo, occhiata minacciosa, viso arcigno, espressione severa.

Pàteme nen m’ho déte méje: abbastöve ‘na cerratüre = mio padre non mi ha dato mai (una sberla correttiva): era sufficiente una sua espressione severa.

Si usa scherzosamente anche per evidenziare una straordinaria somiglianza fra consanguinei.

Töne ‘a stèssa cerratüre du pétre. = Ha la stessa sembianza del padre.

Deriva dall’italiano cera, nel significato di espressione (buona cera, cattiva cera)

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Cèsse

Cèsse s.m. = Gabinetto, latrina

Oltre al significato di “stanzino da bagno” come si dice ora, il termine designava negli anni ’30 specificamente la sola tazza del W.C., che – con l’avvento della fognatura – sostituì nelle nostre case il notissimo ruàgne.

Praticamente, non essendoci ancora l’acqua corrente in tutte le case, era una specie di imbuto, uno scaricatoio di feci e acque luride, anche quelle del bucato a mano, o della pulitura del pesci.

Scherzosamente se qualcuno chiedeva in italiano: Che è successo? La risposta era automatica:
C’jì rótte ‘u cèsse = Si è spaccata la tazza del W.C. (o si è occlusa la conduttura di scarico). Ma fortunatamente solo per la rima.

Ovviamente cesse è adoperato spregiativamente nei confronti di una persona, un film, uno spettacolo, un cantante, un ballerino ecc..

La ricerca sull’origine del termine mi ha postato al consueto latino:  recĕssu(m), deriv. di recedĕre ‘ritirarsi’.
Ricordo che nelle antiche stazioni ferroviarie c’era la scritta “ritirata” e addirittura “cessi”

Visto che mi trovavo ho cercato anche WC, che  significa water closet, ossia acqua accumulata. Insomma la cassetta dello sciacquone!

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Cetrüle

Cetrüle s.m. = Cetriolo

Cetriolo (Cucumis sativus)
Pianta erbacea annuale rampicante della famiglia delle Cucurbitaceae, dotata di foglie ruvide, fiori gialli, frutti allungati, fragranti, carnosi, commestibili.

Figuratamente:
. persona sciocca e insulsa.
Ma sì pròprje ‘nu cetrüle! = Ma sei proprio uno sciocco!

. membro virile.
Allusivamente riferito ad un tipo cazzuto ‘Nu bèlle cetrüle.

Sapete la storia dell’ortolano?  Cliccate qui.

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