Categoria: C

Carrüne


Carrüne s.m. = Carlino

Il Carlino è la decima parte del Ducato, moneta Borbonica in uso fino al 1860.

Durante il Regno delle due Sicilie, l’unità monetaria di base era il Ducato, d’argento del peso di gr. 22 circa e contenente 9/10 di fino e 1/10 di lega (rame).

Il ducato si divideva in 10 Carlini, ognuno dei quali composto da 10 Grani, ognuno dei quali da 12 Cavalli.

I termini Carrüne Duchéte = Ducato, e anche Marènghe d’öre = Marenghi ‘oro, ricorrevano spesso nelle fantastiche favolette di ladri e briganti che ci raccontavano le nostre nonne.

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Carrùzze

Carrùzze s.m. = Carrettino, motocarro

Fino al 1947 si intendeva un carrettino a mano a due ruote per trasportare oggetti. Poi il sig. Piaggio a Pontedera inventò la Vespa dalla quale derivò il motocarro a tre ruote., il famoso ApeCar. I carrettini a mano sono caduti in disuso grazie alla successiva rapida motorizzazione di massa.

Immediatamente il termine carrùzze (detto anche ‘u tre röte = il tre ruote) è passato a designare questo utilissimo veicolo. Usato da commercianti ambulanti, o da muratori per il trasporto in ambito cittadino di materiale e attrezzi li lavoro e/o di calcinacci da smaltire. Da negozianti fissi per consegnare la merce a domicilio.

Si vedono per le strade tuttora in giro carrùzze di tutti i tipi, con sponde ribaltabili o a centine e addirittura con sedili per giri turistici in certe città d’arte.

Quando ero ragazzo, ricordo che era il fruttivendolo/musicista ‘Ntoniuccio De Salvia Ndiscià col suo storico carrùzze l’incaricato al trasporto degli strumenti ingombranti (contrabbasso, batteria, fisarmonica, chitarra, amplificatore e altoparlanti) al locale dov’era programmata la serata, magari anche con un passeggero a fianco nella minuscola cabina.

Mi pare irriverente paragonare il nostro carrùzze al Carroccio della storica Lega Lombarda del 1161 contro Federico I “Barbarossa” (avo di Manfredi Hohenstaufen), né all’altisonante attributo del Partito politico della compagine leghista Bossi/Salvini/ Calderoli ecc .

Sarebbe come fare un raffronto tra un’utilitaria e una Ferrari.

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Carta-cànde

Carta-cànde sopr. = Carta canta

Evidentemente l’amico non si faceva raggirare facilmente. Metteva tutto per iscritto, perché si sa verba volant… le parole volano, ma lo scritto rimane!

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Cartapöne

Cartapöne s.m. = Quartabono. Incastro angolare

In falegnameria con questo termine si definisce un incastro di due assi di legno che non sia ad angolo retto o a prosecuzione longitudinale.

Per esempio: il corrimano di una ringhiera, da orizzontale prosegue per la scalinata ad un angolo di discesa di 45°. Ecco, la giuntura angolare è il cartapöne.

Qlcu pronuncia gardapöne o cardapöne.

Ho trovato casualmente su un vocabolario il termine corretto. Trascrivo integralmente:

Quartabuono s.m.
1 . Denominazione di configurazioni angolari di 45°.
In falegnameria squadra a triangolo rettangolo o strumento di legno con due bracci uniti a snodo.

2 . Nella nave l’angolo formato dal piano di un’ossatura con la superficie interna della carena.

Dallo spagnolo cartabòn.”
(dal Vocabolario della Lingua Italiana Devoto-Oli)

Presumo che il “quarto buono” sia l’angolo di 45°: infatti quattro di questi angoli formano l’angolo piatto di 180°, ossia il piano orizzontale.

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Cartèlle

Cartèlle s.f. = Cartella, bustina, cachet

1) Cartèlle = Cartella, nel senso di bolletta esattoriale. Simil italiano.

2) Cartèlle = Cartella, nel senso di cartella scolastica per contenere libri e quaderni. Quando frequentavo io le elementari di chiamava ancora ‘a cartjire o ‘a cartjille. Simil italiano.

3) Cartèlle = Cartella, ‘bustina’, ossia piccolo involucro di carta per contenere qls prodotto in polvere, un cilindretto con le estremità ripiegate verso il centro: una specie di bustina senza colla.

C’era la supposizione che anche il vino si preparasse con certe polverine contenute nelle cartelle. Lo si diceva quando era di pessima qualità.

4) Cartelle = Cachet: capsula di farina d’amido, cialda sottile, come un’ostia, contenente farmaci in polvere da prendere per bocca.

Molte medicine erano preparate dal farmacista stesso di volta in volta su indicazioni del medico curante (Prodotti galenici).

In casa poi le mamme prendevano l’ostia – appena passata nell’acqua per farla ammorbidire e poggiata su un tovagliolo di tela bianca – ponevano il farmaco in polvere e avvolgevano i lembi come un fagottino, Questa ‘cartella’ veniva deglutita con un sorso di acqua.

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Cartelléte

Cartelléte s.f. = Cartellate

Dolce natalizio tipico pugliese e lucano.

Fettuccia di pasta dolce, ritagliata con la rotellina, ripiegata a V e avvolta a spirale.
Si cuoce al forno o si frigge in olio di oliva.

Dopo la cottura le cartellate si condiscono con miele o con vünecutte = sciroppo di carrube, o con mosto-cotto.

A volte si adornano anche con confettini colorati. Si conserverebbero a lungo, ma finiscono presto!

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Carucchjéne

Carucchjéne agg. e s.m. = Avaro, taccagno, tirchio, spilorcio, pitocco.

‘Stu carucchjéne, jì scùgghje ca nen cacce lambe! = Questo taccagno è (come uno) scoglio che non reca patelle.

Ossia non aspettarti nulla, ma proprio nulla da lui.

I pescatori più anziani pronunciano carucchjéle.
Entrambe le versioni sono ugualmente accettabili.

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Carüse

Carüse s.m. = Cranio rapato

Deriva dal latino cariosus, che significa glabro, privo di peli;  oppure dal greco keiro  che significa  tagliare, rasare.
Il termine è passato attraverso il provenzale, lo spagnolo e il siciliano.

Spesso per questioni di igiene, i bambini venivano rapati a zero.

La testa senza capelli (si usava anche il sinonimo melöne e tatta-melöne) veniva indicata come carüse.

Me sò fàtte ‘u carüse (o anche me sò fatte ‘u tatta-melöne, oppure me sò caruséte) = Mi sono rapato a zero.

Il bambino è tuttora chiamato caruso in Sicilia e  toso in Lombardia, come dire tosato, rapato.

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Caruséje

Caruséje v.t. = Tosare

Accettabile anche la versione carusé.

Propriamente il termine significa tosare le pecore, ma per estensione il verbo è passato agli umani, quando vanno dal barbiere a farsi tagliare i capelli, specie se l’operazione precedente risale a molto tempo prima e la capigliatura è cresciuta oltremodo.

Mò véche da ‘u varevjire e me fàzze carusé, acchessì m’jà sènde ‘n’ate e tande! = Ora vado dal barbiere e mi faccio tosare, così mi sentirò rinato.

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Carusjille

Carusjille s.m. = Salvadanaio, gruzzoletto

È un sinonimo di puste, salvadanaio.

Ma anche il solo suo contentuto, inteso come gruzzoletto raggranellato, ‘nzumeléte, o ‘u ‘nzumelìcchje

derivato da ‘nzumelé = assommare

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