Calé v.t. = Calare, tingere
1) Calé = calare. Far scendere lentamente, un oggetto sospeso; tramontare del sole; far capitolare le altrui convinzioni, riportare qualche dissidente alle proprie.
Uà calé = deve cambiare opinione, dovrà fare come penso io, capitolerà, non resisterà alla tentazione.
Figuratamente calé ‘a chépe = reclinare la testa significa: morire.
E mò möre Cìcce, uà vedì de chépe caléte! = Non è per ora che muore Ciccio, ne vedrà di teste reclinate!
Ossia vedrà morire tanta altra gente prima che muoia lui, notoriamente pellaccia dura
2) Calé = Tingere tessuti, indumenti.
Per la morte di un familiare si portava il lutto ristretto per anni.
Non tutti avevano la possibilità di comprare maglie, camicie e giacche nere. Allora si ricorreva alla tintura degli indumenti posseduti facendoli bollire in un pentolore assieme ad una polvere acquistata in astucci di castone nei negozi di merceria. Era prodotta dalla “Ditta Super Iride-Prato di Ruggero Benelli”, la stessa che fece la Cera Liù, il Super Faust al DDT.
Insomma i vestiti venivano ‘calati’ in acqua (come si dice in italiano calare la pasta) per la tintura.
Esistevano buste anche per altri colori. Si potevano calare ad es. camicie bianche e maglie chiare per farle diventare verde o arancione.
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