Autore: tonino

Sprudènte

Sprudènte agg. = irriguardoso, sfacciato, sfrontato, arrogante.

L’aggettivo generalmente era rivolto alle pulzelle sfacciate che non usavano alcuna prudenza o rispetto verso il prossimo, anzi quando erano riprese per questo atteggiamento ostile, erano prontissime a ribattere all’infinito ogni tentativo di rabbonirle.

Al giorno d’oggi questo atteggiamento è molto diffuso, anche se il termine è andato in disuso.

La pìgghje pe chépe e möne mùzzeche, la pìgghje pe cöde e möne càvece! Ne la pute addumé de nesciüna manöre! = La prendi per testa e tira morsi, la prendi per coda e sferra calci! Non la puoi domare in nessuna maniera!

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Vòvete

 

Vòvete s.m. = gomito

«È il segmento dell’arto superiore che unisce il braccio all’avambraccio con l’articolazione omero-cubito radiale» (dal Treccani). Foto reperita in rete.

Il sostantivo deriva dal latino cubitum che  era una misura romana di lunghezza di circa 45 cm, probabilmente dalla punta del dito medio al gomito.

In anatomia viene usato cùbito per indicare l’ulna, una delle due ossa dell’avambraccio parallelo all’altro osso detto radio, cui si collegano le ossa del polso.

Al singolare la “o” (‘u vòvete) ha un suono largo. Al plurale (‘i vóvete)  ha un suono più acuto, quasi una “u”. .

Il termine vóvete, dal suono gradevole (ammessa anche la versione vódeve) purtroppo è andato quasi del tutto in disuso.
Oggi si dice gòmete, sia per indicare la parte anatomica dello scheletro umano, sia per il pezzo filettato a forma di pipa che raccorda ad angolo retto due tubi lunghi, e sia qualunque manufatto che abbia nella sua conformazione una brusca svolta angolare, come ad esempio un incrocio stradale “a gomito” o un supporto di candelabro, ecc.

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Ammurrechéte

Ammurrechéte agg = rauco, roco, arrochito

Ammesso anche ammurechéte, con una sola “r”.

Dicesi di persona, e più specificamente di voce arrochita. rauca.

Alterazione della voce, dovuta a raucedine (irritazione del sistema fonetico, detta disfonia).

Compare spesso assieme ad una laringite dovuta ad inalazione di fumo o di sostanze irritanti, o per effetto di un prolungato sforzo delle corde vocali.
Ne sanno qualcosa i tifosi del gioco del calcio, che si sgolano allo stadio per sostenere la propria squadra.

Sté ammurrechéte = Essere rauco,
Tenì ‘a vöce ammurrechéte = Avere la voce arrochita.

Certamente l’aggettivo è di derivazione latina: raucus, ab raucatus = rauco

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Pèsce-stèlle

Pèsce-stèlle s.m. = Leccia stellata

Pesce di mare (Trachinotus ovatus) diffuso in tutti il Mediterraneo e nell’Oceano Atlantico, dalla Manica all’Africa equatoriale. Vive a ridosso della costa.

Per il suo corpo affusolato senza squame, viene scambiato con la simile ricciola, da cui si distingue per la coda molto falcata.
In piena maturità può raggiungere la lunghezza su 50 cm.
In gastronomia è apprezzata per le sue carni, specie se preparate in umido.

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N’avènne chjacchjere

N’avènne chjacchjere = Non dire sciocchezze

È una locuzione amichevole per interrompere qualcuno che racconta panzane, esagerazioni di gesta inverosimili, ecc.

Il fatto di invitare l’interlocutore a non dire stupidaggini, a non tergiversare, a non ostinarsi in certe idee, è di uso esclusivo ed accettato in un gruppo amicale.

Difatti molti usano un linguaggio meno sofisticato e direttamente in lingua: «Non dire stronzate!»

Non è ammesso rivolgersi con n’avènne chjacchjere a un insegnante, ad un genitore, ad Agente delle Forze dell’Ordine ecc.

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Pisciarjille

Pisciarjille s.m. = fiotto

Questo termine designa una fuoruscita di liquido dalla sua sede naturale.

Ovviamente deriva dal verbo pescé = pisciare, urinare per la forma che assume il gettito urinario durante la minzione.

Dalla tubbazziöne jèsse l’acque a pisciarjille = dalla tubazione (rotta) fuoriesce l’acqua a fiotto.

Ovviamente pisciarjille può riferirsi anche alla perdita di liquidi con intensità meno prorompente dell’acqua dei tubi.

Jèsse ‘u sanghe da ‘u nése a pisciarjille = Esce il sangue dl naso a fiotto. Epistassi traumatica o da fragilità capillare.

Quando la perdita non è evidente, cioè non è ben visibile, si dice che il recipiente sgorre =perde, non è a tenuta

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Jìntrechése

Jìntrechése agg. = casereccio, nostrano

Un aggettivo riferito per lo più a preparati alimentari, fatti in casa, a mano, talvolta destinati alla vendita, decisamente più genuini degli analoghi prodotti industriali, perché preparati senza coloranti e senza conservanti per lo più con materie prime di origine biologica.

Parlo di biscotti, pasta fresca, scaldatelli, mostaccioli, salsicce, limoncello, passata di pomodoro, ecc.

Alla lettera jìntrechése significa (fatto) in casa, dentro casa.

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Ngurparé

Ngurparé v.t. = sopportare, covare sentimenti di riscatto

Il verbo è simile all’italiano “incorporare”, usato in cucina quando man mano si aggiungono altri ingredienti durante la preparazione di un impasto, o di una vivanda, o di un dolce.

Figuratamente il significato è lo stesso: aggiungere anche questa contrarietà alle precedenti, fino a quando si sarà in grado di sopportare. Poi sarà quel che sarà!

Similmente si usa dire “ca pò, jüne mantöne e mantöne” = che poi uno mantiene e mantiene, nel senso che un soggetto regge fintantoché non ce la fa più.
Un po’ per burla si diceva:
ca jü mantènghe e mantènghe
e pò te fazze vedì quante lu tènghe = attento che arrivo al punto di rottura.

Con un verbo in voga un po’ abusato, questo atteggiamento umano è detto “resilienza”

Nel linguaggio marinaresco il verbo ha un significato meteorologico: ‘u tjimpe ‘ngurparöje. Ossia le nuvole si stanno inglobando e appesantendo, quindi a breve ci sarà temporale.

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Ceccantònje

Cèccantònje o Cèccantògne s.f. = Pera giugnolina, pera S.Giovanni

La pöre Ceccantònje = pera giugnolina è parte di un Gruppo varietale di pera (Pyrus communis),
Questa pera locale, dalla polpe soda e succosa, matura già a metà giugno. È di dimensione piuttosto piccola, ma soddisfa pienamente il mercato locale. Ha la buccia sottile ed il torsolo morbido. Molti la mangiano tutta, escludendo solo il picciolo e la parte opposta. Dopo qualche giorno la polpa diventa più morbida e di color marroncino per eccessiva maturazione. Tuttavia è ancora edibile.

Per questo non viene coltivata su larga scala, proprio perché facilmente deperibile e perciò non adatta alla grande distribuzione, la cui filiera richiede giorni e giorni prima che giunga al consumatore.

Il nome strano significa “Ceccantonio”, come dire Francescantonio.
Forse perché compare sulle bancarelle verso la metà di Giugno (il giorno 13 cade la ricorrenza di Sant’Antonio da Padova). In Sicilia, probabilmente perché più tardiva, questa pera è chiamata Pera San Giovanni (24 giugno) o anche Pera San Pietro e Paolo (29 giugno).

Gli antichi Romani le chiamavano Pyra Hordaceus , cioè “pera dell’orzo”, perché maturava in corrispondenza della mietitura di questo cereale. (dal web).

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Rascialètte

Rascialètte (o anche rascéle s.m. = capocollo

Si tratta di un taglio di carne suina o ovina staccato dalla nuca alla spalla, per ricavarne bistecche.
Quella di maiale può essere rifinita e venduta senz’osso. ed è ottima alla brace o anche in padella.
Quella di agnellone o di capra è eccellente in umido.

‘U rascialètte è un taglio molto apprezzato sia dalle nostre massaie, perché di facile preparazione, e sia dai familiari, perché si rivela una pietanza molto gustosa e tenera.

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