Tagghjatöre s.m. = Tagliolo a codolo
Accettabile anche la versione tagghjatüre.
È un attrezzo dei fabbri. Si tratta do uno “scalpello passivo” a cuneo, con il taglio rivolto verso l’alto e munito di codolo che si inserisce in uno dei fori del piano dell’incudine.
Viene usato come base su cui poggiare il ferro arroventato da tagliare, semplicemente martellandolo in corrispondenza e in direzione del suo filo di taglio fino al distacco delle parti da recidere.
Perciò il tagliolo agisce passivamente: non si batte sullo scalpello ma sul ferro da tagliare.
A parte la descrizione tecnica, diciamo che dopo aver eseguito il suo taglio, il fabbro ripone l’attrezzo infilando il suo codolo in un anello fissato al ceppo dell’incudine, per averlo sempre a portata di mano.
Nella foto è quell’oggetto a sezione di triangolo acuto che sporge sull’incudine accanto al martello.
Tagghjatöre viene da tagghjé = tagliare.
Avevo pensato di tradurre con “tagliatore” o “tagliatoio”. Poi ho scoperto, dopo varie ricerche in rete, che il suo nome specifico in italiano è “tagliolo”.
Oltre a quello riponibile dei fabbri, esiste il tagliolo fisso, ben piantato in un ceppo di legno o saldato ad una piastra metallica, e viene usato dai mosaicisti per tagliare le tessere musive nella forma e nella misura voluta.
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