Pénecutte s.m. = Pancotto
Piatto rustico a base di pane secco o raffermo, bollito in acqua con aglio, e alloro, talvolta con l’aggiunta o la sostituzione di altri ingredienti, come rosmarino, cime di rape, patate affettate, rucola, cipolle, ecc.Ai miei tempi era la prima pappa che si dava ai neonati per svezzarli dal latte materno. Non esistevano ancora gli omogeneizzati!
Diciamo che è un piatto povero, perché le nostre nonne non buttavano nulla che fosse commestibile. Riciclavano il pane durissimo rendendolo appetitoso specie agli sdentati (sgagnéte).
Quello che rende il tutto sublime è l’olio garganico extra vergine di oliva, preferibilmente di Macchia, versato in abbondanza direttamente sui pezzi di pane, e magari con l’oliera di latta a becco lungo (l’ugghjarüle).
Un vero rito per un trionfo gastronomico. Altro che piatto povero!
Scherzosamente si definisce pénecutte o pénecutte-e-paténe una persona di corporatura sovrabbondante, eccessivamente flemmatica, lenta nei movimenti e nell’agire.
Esiste anche il soprannome pénecùtte, forse perché calzante alla conformazione del personaggio cui fu affibbiato il nomignolo, grosso e flemmatico, perfettamente rispondente ai “requisiti” sopra descritti.
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